quando hai iniziato?

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Prima campanella... seconda campanella.... dai, manca solo un'ora... ultima campanella. Fine della tortura. Afferrai lo zaino e mi diressi verso la porta pronunciando un frettoloso e probabilmente poco chiaro "Arrivederci prof." e schizzai via dall'aula. Percorrendo la strada che portava alla fermata dell'autobus ne vidi un paio stracolmi di ragazzi spiaccicati contro i finestrini così optai per una bella passeggiata, del resto abitavo vicino e le giornate erano ancora calde e belle. Non avevo voglia di stare in compagnia, così imboccai una stradina piuttosto nascosta, che poca gente conosceva. Superai la siepe che sembrava messa a posta per proteggere la stradicciola dalla vista delle persone e mi fermai, infilai la mano nello zaino e ne tirai fuori le cuffie e un pacchetto di sigarette, misi le cuffie nelle orecchie, la sigaretta in bocca, l'accesi e ripresi a camminare.

Ad un certo punto leggermente più avanti rispetto a me, dall'altra parte della stradina vidi la ragazzina bassa con la polo bianca. Tentai istintivamente di nascondermi dietro qualsiasi cosa, ma fu tutto inutile. Lei si voltò, mi gurdò e mi sorrise, poi si fermò e aspettò che la raggiungessi. Quando fui lì rapidamente infilò la mano nel mio zaino che distrattamente avevo lasciato semi aperto e ne estrasse il pacchetto di sigarette, poi mi guardò con aria seria e disse:

《quando hai iniziato?》

Le risposi: 《non voglio sorbirmi la predica di...》 non avevo ancora finito di pronunciare la frase che lei aprì il pacchetto e ne prese una, poi l'accese con il suo accendino

《L'anno scorso》 risposi.

《Mi chiamo Marianna》

《 Piacere, Chiara》

Mi sorrise. Dio, quel sorriso! Era così bello, era quel genere di sorriso che vedi una volta nella tua vita e non te lo scordi mai, caldo e accogliente, faceva a pugni con gli occhi. Quei due pezzi di cielo , che, pensandoci, più che pezzi di cielo erano pezzi di ghiaccio: freddi, non tristi e malinconici come credevo... erano totalmente vuoti.

Parlammo poco durante la strada, ad ogni mia domanda lei rispondeva in maniera molto vaga e non riuscivo a tracciare un profilo più o meno completo della persona, mentre lei sembrava conoscermi da una vita. Arrivammo ad un bivio, lei doveva andare a sinistra e io? Avrei potuto raggiungere casa mia prendendo entrambe le strade, ma che fare? Decisi di andare a destra, avevo bisogno di riflettere.

La salutai, misi di nuovo le cuffie e rimasi a guardarla allontanarsi finchè non scomparve del tutto in mezzo agli alberi del parchetto.

Ricominciai a camminare con 'I love you' di sottofondo, non so quante volte ho ascoltato quella canzone, era così semplice e bella, stimolava il pensiero e in quel momento ne avevo bisogno. Quella ragazza, Marianna, di lei mi attivarava tutto, quegli occhi decisi e freddi e sostenuti, che ti guardavani dall'alto in basso, ti analizzavano dalla testa ai piedi, contrastati dalla bocca rossa e carnosa che ad ogni sorriso sembrava dire "vivi di me", quella camminata decisa che a mio parere non era adatta ad una ragazza piccola come lei, che improvvisamente la trasformava nell'essere umano più forte del mondo. Doveva avere una bella personalità quella Marianna, doveva essere una di quelle persone difficili da tenere, era così intringante. Trascorsi gli ultimi venti minuti di tragitto accompagnata da questi pensieri, quella ragazza ormai non usciva più dalla mia testa. Arrivai a casa, buttai la borsa ai piedi del letto, mi stesi sulle lenzuola verdi e chiusi gli occhi; improvvisamente mi parve di sentire il suo odore, stavo impazzendo! Perché  quella ragazza mi attirava così tanto? Perchè volevo così tanto conoscerla? Avevo bisogno di distrarmi, non potevo continuare così. Presi il costume e tutto ciò che serviva per l'allenamento e lo misi nella borsa per andare in piscina "chiederò consiglio a Katia" pensai e uscii sbattendo la porta.

300 giorni di infinitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora