1. tu non entri?

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Il più bel libro che io abbia mai letto credo sia "colpa delle stelle", racconta l'amore vero, che supera ogni difficoltà, dimostra che non è sempre fatto di principi che salvano le pricipesse, che raramente la storia finisce con un "vissero per sempre felici e contenti" e purtroppo io questo lo so bene....

Non credo di aver mai voluto così bene ad una persona, sono una ragazza piuttosto fredda, tendo a non legarmi troppo alle persone, ma non so dire se sia per paura di qualcosa, so solo che la gente non mi ispira mai fiducia, a primo impatto odio tutti. Lei no.

Sono passati tre anni, ma ricordo quel giorno come se fosse ieri: era il primo giorno di scuola, di liceo, la sveglia aveva suonato anche quella mattina, precisa e prepotente come sempre, non mi sembrava ci fosse qualcosa di diverso da quando facevo le medie. Tentai di ingnorare quel suono squillante e fastidioso, ma fu tutto inutile. Mi alzai e mi diressi a passi pesanti verso il bagno, passando acchiappai svogliatamente i vestiti che la sera prima avevo buttato sulla sedia. Circa 20 minuti dopo uscii dal bagno, presi una merendina dalla dispensa, salutami mia madre e uscii di casa. Alla fermata dell'autobus vicino a scuola fui sommersa da un'ondata di ragazzi entusiasti quanto me di andare a scuola e la cosa non mi stupiva: chiunque preferirebbe stare a casa a dormire. Accompagnata da questi pensieri attraversai il vialetto e una volta davanti al cancello mi fermai. Una vocina dentro la mia testa mi diceva "Scappa Chiara, scappa sei ancora in tempo", la mia voglia di varcare quel cancello era pari a zero,più guardavo le facce dei ragazzi sotto il porticato e più la mia voglia di entrare diminuiva, girai lo sguardo in modo perso, quasi cercado qualcosa che potesse convincermi ad entrare, dall'altro lato del cortile vedevo quella marmaglia di ragazzi stretti stretti l'uno all' altro, sudati alle 8 di mattina, mi facevano ribrezzo e tra quelli ci sarebbe dovuta essere la mia classe. Le cose si mettevano male.

Stavo per girare i tacchi e tornare a casa, ero anche pronta al cazziatone di mia madre, ma qualcosa mi fermò: improvvisamente, la stessa voce che poco prima mi diceva di scappare ora mi stava suggerendo di entrare, mi sembrava che la brezza mattutina stessa mi spingesse verso quella massa disordinata di ragazzi "euforici". Feci un bel respiro e mi dissi "è il primo giorno, non sarà così terribile".

Appena entrata mi vennero incontro due mie amiche che iniziarono a raccontarmi la loro estate, ero presa dal discorso quando ad un tratto la mia attenzione fu catturata da qualcos'altro...

Poco più avanti c'era un gruppetto formato da quattro ragazze e due ragazzi, una di loro mi colpì particolarmente: era bassina, con due spalle grandi per la sua statura, portava una polo bianca e un paio di jeans chiari. Rideva, aveva un sorriso bellissimo, ma i suoi occhi avevano qualcosa di strano, qualcosa di triste, non brillavano come il sorriso, eppure nessuno sembrava accorgersene.

I miei pensieri furono interrotti dalla voce della preside che chiamava le diverse sezioni, ero in 1A. Ottimo. Proprio dove non volevo finire. La A è sempre stata una brutta classe.

Mi diressi sbuffando verso l'ingresso, sapevo bene dov'era la classe, prima di decidere avevo visitato la scuola così tante volte che ormai la conoscevo meglio di casa mia. 2B, 4L, 3G... passando osservavo i ragazzi dentro le classi: chi saltava, chi gridava, chi cantava, alcuni piangevano, altri studiavano già il primo giorno di scuola, non sopportavo di dover dividere il mio spazio vitale con simili idioti. 5H, 2I, eccola, 1A. Mi fermai davanti alla porta marrone scuro che alcuni simpaticoni avevano deciso di decorare disegnandoci sopra il kamasutra intero. Alzai lo sguardo al cartellino bianco plastificato e a quella piccola scritta nera "1A", poi notai che affianco c'era un altro foglio, la carta era rovinata, di un colore giallognolo, probabilmente stava lì da tanto tempo. La frase sul quel foglio era famosissima, penso che tutti conosciamo la Divina Commedia, ma non faceva presagire niente di buono "lasciate ogni speranza voi che entrate", della serie "buon anno ragazzi". Che gente!

Aprii lentamente la porta ma all'interno dell'aula non c'era molta gente e quelli che c'erano sembravano abbastanza normali, del resto, chi non lo sarebbe il primo giorno di scuola in un ambiente nuovo?

Esitai di nuovo ad entrare, volevo tornare a casa, non era lì il mio posto, io volevo stare in E, lì c'erano tutte le mie amiche e invece mi trovavo in una classe brutta, in fondo ad un brutto corridoio e sicuramente piena di brutta gente. Mentre la mia mente era impegnata a lamentarsi della situazione in cui ero, gli occhi furono di nuovo caatturati da... lei. Era in compagnia di un'altra ragazza, molto più alta, con i capelli più lunghi raccolti in una coda molto ordinata, dalla quale non usciva neanche un capello. Veniva verso di me, o forse no, magari nella classe prima, no, no, veniva proprio verso quella maledettissima porta che io proprio non volevo varcare. Prima di entrare si fermò, mi guardò con dolcezza, mi sorrise e disse "tu non entri?" poi se ne andò senza aspettare una risposta. Oramai ero lì, che fare? Tornare indietro? Non mi avrebbero fatto uscire, tanto valeva entrare e provare a... socializzare, almeno, l'intenzione era quella. Entrai ostentando una finta sicurezza, guardandomi intorno con gli occhi sbarrati come i personaggi nei film horror mentre scendono le scale temendo di trovarsi faccia a faccia con qualcosa di spaventoso. Feci cadere pesantemente lo zaino per terra, mi buttai sulla sedia e presi il telefono in attesa dell'arrivo della professoressa che non tardò ad arrivare. L'inferno era ufficialmente iniziato.

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