terzo

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Guardo verso destra e verso sinistra e mi ritrovo su una strada desolata, inizio a correre vedendo una chioma bionda familiare e comincio persino a urlare il suo nome <Adrien!>

Sembra non sentirmi, continua a camminare tranquillo con le mani nelle tasche dei suoi jeans come se nulla lo stesse disturbando <Adrien ti prego aspettami!>

Urlo cercando di raggiungerlo, ma più corro più lui sembra essere lontano, nonostante stia solo camminando.

<Perché non mi vuoi più?> Chiedo con la voce spezzata, crollando sulle ginocchia, quando finalmente si ferma e si gira verso di me, è lontanissimo eppure la sua figura è distinta e i suoi tratti più duri, come se non mi conoscesse, i suoi occhi verdi non hanno più la stessa scintilla di luce che c'era prima.

<Adrien perché non mi ami più? rispondimi!>

Continuo a urlare ma sfortunatamente per me, si gira nuovamente, dandomi le spalle, e riprende a camminare scomparendo poi nel buio.

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Scatto in avanti stringendo le coperte in due pugni e con il respiro affannoso, subito Tikki vola verso di me e si poggia sulla mia gamba coperta dalle trapunte <Marinette che succede?>

Chiede con la sua vocina acuta ma preoccupata allo stesso momento.

<Niente sto...sto bene> mormoro riprendendo a respirare normalmente, mi passo il palmo della mano su entrambi gli occhi per svegliarmi e mi accorgo di aver pianto...

Era un incubo, un altro, sempre su Adrien; pensavo fossero finiti e invece eccomi qui, madida di sudore e con gli occhi gonfi e rossi per aver sognato il mio Adrien, beh il non più mio Adrien, lasciarmi, voltarmi le spalle e allontanarsi da me.

<Marinette era solo un incubo> sussurra Tikki accarezzandomi dolcemente i capelli con le sue zampette.

<Va tutto bene, non è niente> mi alzo leggendo sulla sveglia che erano ancora le sette, e inizio a prepararmi per la scuola.

Lavo più volte il viso e dopo essermi vestita filo via di casa prima che i miei genitori si accorgano delle mie condizioni, negli ultimi mesi era successo spesso e mia madre soprattutto, aveva fatto il possibile per cercare di aiutarmi, senza risultati purtroppo, perché anche lei era consapevole che l'unica persona in grado di aiutarmi era stata la stessa a procurarmi questa situazione.

Negli ultimi tre giorni gli incubi erano cominciati, diversi scenari nonostante il succo fosse sempre quello, Adrien che mi lasciava.

<Marinette, ehi, guarda un po' i due piccioncini> subito dopo l'affermazione di Nino sposto lo sguardo su Luka e Marie, sulle loro mani intrecciate e sui loro occhi che non ne volevano sapere di staccarsi gli uni dagli altri, facendomi nascere spontanea una domanda nella mia mente.

Adrien mi aveva mai guardato così? Con quello sguardo protettivo di chi morirebbe pur di proteggere la persona che ama?

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