Capitolo 4.

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Bellezza? Faceva anche lo spiritoso? Un'ondata di rabbia percorse il mio corpo, le mani mi prudevano dalla voglia di prenderlo a schiaffi e la mia bocca tentava in tutti i modi di trattenere il flusso di parole e insulti che avrei voluto urlargli.

- Chi sei? - chiesi con voce tremolante, trattenendo l'ira.

- Mi chiamo Jared Lee. E... tu sei? - la sua voce era melodiosa.

- Julie. Lawless. - risposi scandendo nome e cognome, cercando di nascondere l'agitazione. Posai lo sguardo su di lui e i nostri occhi neri si incrociarono. Il suo viso era squadrato,  gli occhi un po' all'ingiù, il naso lineare, con la punta leggermente rivolta verso il basso. Le sue labbra erano carnose, ma non esageratamente, incurvate in un sorrisetto. Era davvero bello. 

Non riuscivo a capire cosa provava e ciò mi innervosiva, così distolsi lo sguardo. Continuava a fissarmi.

- Come hai fatto? - continuai, gettando uno sguardo alla mia auto.

- A fare cosa? - chiese facendo finta di non aver capito.

- Sai benissimo di cosa sto parlando, smettila di fingere - risposi alterata. Ero pronta a fare una strage.

- Si, lo so. Volevo solo scherzare - sfoderò un sorriso compratore e un brivido mi percorse la schiena.

- Non ho voglia di scherzare, Jared - pronunciai per la prima volta il suo nome, poi continuai - prima rompi il finestrino della mia auto e dopo lo fai riparare. Però le chiavi le ho io - asserii sventolandogli le chiavi in faccia.

- Come diavolo hai fatto? - domandai stizzita. Mi resi conto che stavo urlando, ma lui non sembrava per niente scosso, anzi, era divertito e mi osservava sghignazzando.

- Hai lasciato la macchina aperta. Tutto qui - rispose facendo spallucce con estrema disinvoltura. Sapevo che stava mentendo, ma non avendo altre spiegazioni razionali, gli lasciai il beneficio del dubbio.

- E si può sapere per quale motivo lo avete rotto? - chiesi.  Probabilmente aveva una scusa anche per questo, pensai.

- No - rispose divertito. 

Stavo decisamente perdendo le staffe di fronte al suo atteggiamento strafottente. Poi decise di riprendere parola e peggiorare la situazione. 

- Pensavamo fosse l'auto della cos.. - si trattenne - della tua amica - continuò incurvando le labbra in una smorfia.

Riuscii a cogliere il disgusto nella sua voce.

- Cos'ha Chris che non va? Non è abbastanza bella per te? - sbottai di colpo - Sei solo un idiota! - urlai furiosa.

Volevo andarmene da lì, non volevo nemmeno sentire le sue insulse scuse. Afferrai la maniglia della portiera per entrare in macchina, ma lui mi tirò per un braccio, facendomi voltare verso di lui. Mi trovai a pochi centimetri dalla sua faccia, gli occhi puntati su di me.

- Dai, piccola Julie. Perché non facciamo un giro e parliamo tranquillamente? - chiese con calma.

- Scordatelo! E non mi chiamare piccola! - lo spinsi con forza, tanto da farlo cadere a terra. Mi guardò esterrefatto. Riuscii a notare lo stupore e il terrore che trapelavano dai suoi enormi occhi, alternandosi e fondendosi.

Salii in macchina e partii sgommando. 

Ero accecata dalla rabbia e non mi resi conto che stavo andando troppo veloce, senza neanche badare alla strada. Arrivai in meno di cinque minuti a casa e, fortunatamente, la macchina di mamma non c'era. 

Scesi dall'auto sbattendo con forza la portiera ed entrai in casa. Tolsi l'impermeabile e lo appesi. Mi resi conto che di quanto avevo urlato avevo la gola secca, così andai in cucina per bere. Mia madre aveva lasciato un biglietto sul frigorifero:

"Sono andata al supermercato con Luke. Ti voglio bene"

Sospirai rincuorata: finalmente un po' di fortuna. 

Salii esausta le scale, entrai in camera mia, tolsi le scarpe e mi gettai di peso sul letto. Pensai a ciò che era successo, alla superficialità e alle insignificanti scuse di Jared, al suo volto inizialmente privo di emozioni e poi dominato dal terrore. La mia mente vagava tra i ricordi e la mia attenzione si posò sul sogno che avevo fatto quando ero svenuta. Presi il mio portatile, lo accesi e digitai "Jumlin" nella barra di ricerca. Aprii un sito a caso, senza nemmeno sapere cosa stessi cercando, e vi trovai questo:

"la leggenda narra di un potente guerriero, uomo della medicina che governava il proprio popolo con amore. Era sposato ma lui e la sua compagna non potevano avere figli.

Questo uomo della medicina un giorno, sconfortato dal fatto di non poter avere figli, sfidò il grande spirito, ma questi rimase sordo alla sfida come non aveva risposto alle sue preghiere.

Allora egli rivolse le sue preghiere agli spiriti maligni, compì atti proibiti ed un giorno aprì le porte del nostro mondo allo spirito Jumlin.

Questo spirito malvagio era potente ed oscuro e chiese come pagamento per fare in modo che la sua compagna avesse un bimbo sano e bello di poter lasciare il Mondo degli Spiriti d'Ombra per entrare un quello dei Viventi.

L'uomo disperato accettò, ma fu ingannato.

Lo spirito passato nel mondo dei viventi si impossessò dell'uomo della medicina insinuandosi nel suo cuore nella sua mente e nel suo corpo.

Jumlin era uno spirito forte, crudele e famelico, si nutriva del sangue dei viventi. Inizialmente degli animali ed infine delle genti della sua stessa tribù.

Jumlin esercitava i suoi poteri psichici e mentali, la sua forza aumentava al punto che nessuno osava opporgli resistenza.

La primavera successiva le donne che non erano state uccise partorirono figli sani e robusti, ma il numero degli uomini e donne della tribù continuava a diminuire.

Un gruppo di guerrieri decise di recarsi nel villaggio vicino per interrogare il loro uomo della medicina il quale rivelò loro dello spirito che si era impossessato del loro capo.

Tornarono diversi mesi dopo al villaggio e trovarono la compagna del capo gravida e molto malata, morì infatti dato alla luce il bambino.

Jumlin appreso del piano per distruggerlo fuggì con il figlio ed altri bambini del villaggio.

Per parecchio tempo egli venne inseguito dai guerrieri che dopo molti anni lo ritrovarono e riuscirono ad ucciderlo ma il figlio riuscì a fuggire.

Orso Che Ride, questo era il nome del figlio di Jumlin ed i suoi fratelli e sorelle si dice siano ancora in vita; che procreino con gli esseri umani o con quelli della propria specie per creare la prima razza dei propri "Genetici" o "Ereditari".

Possiedono poteri psichici, vivono in eterno, ed hanno una natura negativa.

Questo è ciò che è narrato dai miti dei Nativi Americani"

Vampiri. Demoni. Ecco chi attaccava il lupo.

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