Capitolo 19.

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Aprii gli occhi lentamente, infastidita dalla luce che trapelava dai buchi della tapparella. Vidi una sagoma proprio dinanzi al letto nel quale stavo dormendo fino a qualche secondo prima e mi tirai leggermente su per sedermi, cercando di mettere a fuoco la vista, ancora annebbiata dal sonno e dalla luce accecante. 

-Finalmente- esclamò una voce calda e suadente. La sua voce.

-Jared- sussurrai alla sua vista. Le sue gambe erano fasciate da degli stretti pantaloni neri e Indossava una t-shirt bianca che esaltava quanto scuri fossero i suoi occhi. Teneva le braccia conserte e la testa un po' chinata lateralmente. Era dannatamente bello anche di prima mattina. 

-Da quanto sei sveglio?- chiesi strofinandomi un occhio. 

-Cambiati, dobbiamo andare- ordinò uscendo come una saetta dalla stanza. 

-Buongiorno anche a te- borbottai stizzita. Andare dove? Mi era sembrato di capire che per almeno tre giorni sarei dovuta rimanere in questo posto, con la scusa della caviglia slogata, senza farmi notare. Sollevai la morbida coperta nella quale ero avvolta. "Chissà se la giornata di oggi sarà stressante come le altre" pensai prima di poggiare i piedi sul pavimento. Tirai un sospiro profondo e mi misi in piedi. Camminai verso il bagno per darmi una sistemata, accesi la luce e osservai inorridita il riflesso del mio volto allo specchio. Due enormi aloni rossastri cerchiavano i miei occhi che ormai avevano deciso di cambiare colore da soli: quelle strane striature nelle mie iridi non avevano alcuna intenzione di andarsene. Mi sciacquai la faccia con abbondante acqua fresca per svegliarmi e cercare di minimizzare quel velo di stanchezza e pallore che sembrava essersi impossessato del mio viso. Mentre mi lavavo, notai dei vestiti piegati riposti su un mobiletto bianco del bagno. Presi i vestiti fra le mani:  una maglietta abbastanza corta di un rosso acceso e un paio di jeans neri a vita alta, decisamente attillati. Indossai gli unici vestiti puliti che avevo a disposizione, raccolsi i miei lunghi capelli in una coda alta e infilai di fretta le scarpe senza nemmeno slacciarle, poi uscii da quella stanza. 

Non appena varcai la soglia della porta, mi ritrovai davanti un ragazzo mingherlino dai capelli di un color rame bellissimo. 

-Oh- esclamai sorpresa -Ciao Josh- lo salutai sorridendo. 

-Ciao tonta- ricambiò sia il saluto che il sorriso -dormito bene?- chiese gentilmente mentre mi accompagnava fuori da casa di Kate. 

-Si, grazie- sembrava così dolce questo ragazzo. Aveva dei lineamenti davvero delicati, morbidi, il suo volto ricordava una qualche creatura angelica, anche se la sua vera di natura di angelico non aveva nulla.

-La caviglia?- chiese indicando con lo sguardo quella che sarebbe dovuta essere la mia caviglia dolorante. 

-Non era così grave, a volte esagero- risposi frettolosamente aumentando il passo per raggiungere Jared, prima che il suo amico iniziasse a fare domande alle quali non avrei potuto rispondere. 

-Non camminavi- precisò piazzandosi davanti a me. 

-E ora cammino- risposi come se nulla fosse, superandolo nuovamente -ora devo andare-lo informai senza troppi convenevoli, cercando di fuggire da quella situazione, ma Josh mi afferrò per un braccio tirandomi verso di lui, forse con un po' troppa forza, dato che finii per sbattere contro il suo petto e mi ritrovai così vicina al suo volto da sentire il calore del suo respiro. 

-Stai nascondendo qualcosa. Lo sento- bisbigliò senza mollare la presa. 

-Non sto nascondendo niente, lasciami andare- ordinai innervosita dalla sua insistenza, cercando di sfilare il mio braccio dalla sua ferrea presa. 

-Scusa. E' che ho la sensazione di essere tagliato fuori da qualcosa. Kate e Jared si lanciano occhiate che capiscono solo loro e nessuno mi prende in considerazione- confessò lasciando il mio braccio -nessuno si fida- continuò a voce bassa parlando fra sé e sé e abbassando lo sguardo. Era come se lo avesse ammesso a sé stesso, più che a me. 

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