2. Noodle e Russel

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*I crediti di questo bellissimo disegno vanno a @reeacat su Tumblr ^ω^ *

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Erano diversi minuti ormai che Dana stava proseguendo verso l'hotel indicatogli da quel fantomatico Murdoc. Quell'uomo era talmente particolare da non lasciar stare neanche per un attimo la testa della ragazza.
Tralasciando il resto, Dana si sentiva finalmente libera. Libera da suo padre, da quella casa e dalla sua vecchia vita. Finalmente andava incontro ad un futuro che non si sarebbe mai aspettata sarebbe stato così bizzarro ma allo stesso tempo così meraviglioso.

Camminava tenendo il suo zaino su una spalla mentre esso ondeggiava avanti e indietro accompagnato dalla catenella appesa sulla lampo, regalatale dalla madre poco prima di andarsene.
Dana non era arrabbiata con lei, almeno, non del tutto. Ce l'aveva di più con suo padre per tutto il male che le aveva causato in quegli anni, avendole rovinato l'intera infanzia e buona parte della sua adolescenza, anzi praticamente tutta.

Finalmente arrivò davanti ad un grande edificio, anche se non sembrava essere nelle migliori condizioni...
Si guardò attorno ma il posto sembrava totalmente isolato.
Quasi le faceva paura.
« C'è nessuno? » urlò al vento.
La maniglia della porta era invasa da ragnatele e Dana non si azzardò a toccarlo ed indietreggiò leggermente.
« Ok, è chiaro che questo posto è abbandonato. » sussurrò tra se e se.
D'un tratto sentì dei passi alle sue spalle, si girò e vide una ragazzina dai lineamenti orientali che si stava avvicinando a lei saltellando. Dana la fissò confusa finché la bambina non fu praticamente a meno di un metro da lei.
« Konnichiwa! » esclamò in giapponese.
Dana riusciva a capirci qualcosina di quello che diceva vista la sua passione nel leggere anche in altre lingue. Praticamente in tutti quegli anni, mentre suo padre era via per impegni e o altro, imparò da se due lingue in particolare: l'inglese e il giapponese, essendo le più sviluppate nel mondo.
Era certa che le sarebbero serviti un giorno e a quanto pare, non si era sbagliata.

*Mini A/N: Noodle parla in giapponese e fin qui ci siamo tutti. Tuttavia é complicato e mi richiede troppo tempo dover prima scrivere in giapponese e poi tradurre il tutto in italiano, quindi scriverò ciò che Noodle dirà direttamente nella nostra lingua, voi immaginate che stia parlando giapponese!<3*

« Ciao piccola, come ti chiami? » chiese Dana.
« Noodle! E tu? » rispose.
« Io sono Dana. Quanti anni hai? »
« Dieci. » rispose.
« E sei qui da sola? » Noodle scosse la testa e la ragazza ne rimase confusa.
« E con chi saresti? » chiese dunque non vedendo nessuno dei dintorni a parte lei.
Poi la bambina indicò col dito la parte opposta di Dana e lei si girò ritrovandosi dietro un uomo afroamericano di grande statura e spessore che osservava la scena senza tralasciare la minima espressione.
« Oh, ehm, s-salve! È sua la bambina? » chiese dunque la ragazza, un po' spaventata.
« Si. » rispose con voce molto profonda l'uomo.
Noodle afferrò Dana per una manica e la tirò a se.
« Le piaci. » disse l'uomo sorridendo intenerito alla scena. Dana sorrise a sua volta e Noodle lasciò andare la manica.
« Che ci fai qui in mezzo al nulla? » le chiese poi l'uomo facendo tornare l'attenzione su di se.
« Cercavo un posto dove rimanere per un po' e mi era stato indicato questo hotel ma...sembra un po'... »
« Abbandonato? » concluse l'uomo al posto di Dana, la quale annuì.
« Beh, lo è. Non so chi ti abbia consigliato di venire qui ma posso assicurarti che non c'è anima viva da queste parti, ad eccezione per gli spacciatori e i delinquenti. »
« Oh...allora suppongo di dover trovare un altro posto dove stare, grazie comunque. » disse per poi avviarsi.
« Ciao Noodle. » concluse poi rivolgendosi alla bambina.
Dopo solo pochi passi, Dana incominciò a sentire dei bisbigli dietro di se e dopo diversi secondi la sua attenzione fu catturata nuovamente dalla voce profonda dell'afroamericano.
« Si sta facendo tardi. Se vuoi, puoi stare da noi per questa notte. » disse.
« Oh no davvero, non voglio disturbare. »
« Ah sciocchezze, nessun disturbo. »
« Davvero io... »
« Insisto! »
« Be'...Va bene. Grazie, grazie tante. » rispose Dana.
Noodle le prese la mano e la trascinò dietro di se.
« Piano Noodle! » le disse L'uomo ridacchiando.

« Posso sapere come ti chiami? » chiese l'uomo alla ragazza mentre cercava di prendere le chiavi dalla tasca anteriore dei jeans.
Erano appena arrivati davanti ad una grande casa con più piani e diverse finestre in vetro. Forse era una famiglia numerosa, pensò la ragazza.
L'insegna in marmo sul muro citava la scritta "kong studios".
« Ehi? » la richiamò lui notandola tra le nuvole.
« Oh, s-scusa, i-io sono Dana. » rispose lei scacciando via i pensieri.
« Russel. » disse per poi infilare la chiave nella serratura. La porta si aprì e Russel si spostò per far entrare le due ragazze.
« Prego, fa come se fossi a casa tua. » disse poi.
E da dentro essa sembrava ancora più grande.
Dana si guardò attorno incuriosita, la casa anche se in una maniera un po' grottesca, era davvero accogliente, ma molto disordinata.
« Siamo tornati! » esclamò Noodle.
Dana era davvero curiosa di conoscere gli altri membri della famiglia...

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