Capitolo 5

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Hero's POV

-Hey, io sto andando a casa.-
Sono da poco passate le sei quando Josephine si affaccia nel mio ufficio per avvisarmi che sta andando via.
-Hai impegni per caso?- chiedo curioso sperando che mi dica di no alzandomi per raggiungerla.
-E' il tuo modo per chiedermi se mi vedo con Dylan?- chiede retorica incrociando le braccia al petto.
Sbuffo leggermente, essendo stato sgamato, mentre lei aspetta una risposta da parte mia.
-Si.- ammetto schietto.
Accenna un sorriso, poi scuote il capo ripetutamente. -No, non devo vedermi con Dylan. E' in Italia per degli affari.. tornerà tra tre settimane.-
Tiro un sospiro, rilassando finalmente i muscoli, contento che per un po' non avrò il bel bamboccio tra le scatole.
Sono passati solo pochi giorni dal compleanno di Nova, e Jo ed io stiamo cercando di recuperare ciò che c'era tra di noi.
Mi ha perfino invitato a cena per parlare qualche sera fa. Ovviamente non mi sono trattenuto a dormire anche se avrei voluto. Abbiamo parlato di Dylan, delle ragazze con cui sono uscito... confidandole che non sono stato con nessuna di loro. Jo sembrava sorpresa della cosa, ma la sorpresa più grande è stata sicuramente la mia quando ha ammesso che con Dylan non è mai successo nulla.
Sono usciti molte volte insieme ma lui si è sempre comportato come un gentiluomo a suo parere.
Ma conoscendolo da più tempo, so che sta solo aspettando il momento giusto per saltarle addosso e scoparsela un po' come ha fatto con le altre ragazze con le quali è uscito.

Due anni di attesa sono tanti però devo ammetterlo.
-Se vuoi .....- inizia leggermente imbarazzata senza continuare la frase ma guardandomi in modo tale da comprendere la sua richiesta silenziosa.
Vuole vedermi.
E se mi invita a casa sua è perché pian piano sta voltando pagina.
Chris aveva ragione. Mi aveva detto che dovevo darle del tempo perché tutto si sarebbe risolto.
-Posso passare?- chiedo andando in suo soccorso.
E' vero sono passati due anni, ma... in questo periodo ho capito cosa provo per lei. Aspettare, nonostante sia stata dura vederla con un altro, ne è valsa la pena.
-Devo vedermi con i ragazzi per una birra veloce... però se mi aspetti posso prendere del gelato e possiamo cenare con quello.- propongo facendole capire che voglio davvero vederla.
-Non è l'ideale per la forma fisica cenare con il gelato ma va bene... - puntualizza.
-Sei sempre bella.- ammetto schietto facendola arrossire.
-E tu sempre bugiardo...- dice svignandosela prendendo il suo cappotto e la sua borsa per poi andare verso l'ascensore.
-Gelato alla nocciola?- chiedo prima che entri nella cabina dell'ascensore sapendo bene quanto adori questo gusto in particolare.
Lei si gira verso di me, annuisce sorridendo, e poi se ne va lasciandomi da solo sul piano imbambolato come uno stupido.



Josephine's POV


Decido di riempire la vasca con dei sali profumati e fare un bagno rilassante.
E' da tanto tempo che non mi concedo un lusso del genere. Con il lavoro, le cene a casa di Inanna, e la continua ricerca di un nuovo appartamento, torno a casa sempre stanchissima. Negli ultimi giorni poi, ho dormito solo poche ore per notte. La mia mente era troppo concentrata su Hero e su ciò che mi ha detto al compleanno di Nova. Non ne abbiamo più parlato, non abbiamo mai trovato il momento giusto per affrontare l'argomento e la cosa fa male.
Perché Matthew aveva ragione. Più le sue parole continuano a risuonarmi nel cervello più io mi auto convinco di essere innamorata del mio migliore amico. Non so cosa stia provando lui, in realtà non l'ho mai capito. E ad essere sincera, vorrei scoprirlo.
Lego i capelli con una pinza, mi spoglio sfilandomi i tacchi e il tubino che ho indossato per il lavoro e mi immergo nell'acqua calda circondata da schiuma di colore rosa chiaro.
Poggio la testa sul bordo della vasca, chiudendo gli occhi rilassandomi completamente.
Mi preparo psicologicamente a ciò che potrebbe succedere quando più tardi arriverà Hero. Vorrei chiedergli di restare ma non vorrei metterlo a disagio. Vorrei poterlo baciare, ma non vorrei correre troppo.
Oh è tutto cosi complicato.
E pensare che qualche giorno fa, non volevo neanche parlargli. Non avevo neanche il coraggio di rivolgergli la parola come ai vecchi tempi.
Sto per immergermi con la testa nella vasca, cosi da bagnare anche i capelli, quando sento il telefono di casa suonare.
Meno male che ho deciso di portarlo in bagno con me altrimenti... ciao ciao bagno rilassante.
-Pronto?- chiedo dopo aver premuto il tasto per iniziare la conversazione.
-Josephine Langford?- chiede una voce dall'altra parte che non riconosco.
-Si sono io.- dico tranquilla.
-Sono il detective Yang, Scotland Yard.-
Quando un poliziotto chiama a casa tua, può essere solo per due motivi: una multa non pagata o peggio ancora per comunicare la notizia di un incidente nel quale sono state coinvolte persona a te care.
E prima ancora di sapere cos'è successo, disgraziatamente, la mia mente inizia a correre con la fantasia immaginando le peggiori cose del mondo.



-La volante che ha raggiunto il luogo dell'incidente ha trovato il suo nome e il suo numero nel portafoglio della vittima su una lista di chiamate d'emergenza.. –
Sono arrivata alla stazione di polizia da pochi minuti. Subito alcuni agenti mi hanno accompagnato dal detective che si sta occupando del caso.
Sembro un automa. Non riesco a muovermi, non riesco a parlare.
Non può essere vero.
Pensavo che lui fosse in compagnia. Pensavo che fosse con i ragazzi.
Come può essere successo?
-So che è un momento difficile ma ho bisogno dei numeri dei parenti più prossimi... ha i loro recapiti?-
-Si... ci sono i genitori di Inanna che vivono a New York.. Sua sorella è in Tibet mentre ... mentre i genitori di Matthew... non so dove siano...- dico con la voce roca a causa della lacrime che non riesco a controllare. –Ha detto che la macchina si è capovolta.. è successo quando hanno urtato.....? –
-Sicura che non vuole sedersi?- chiede l'agente vedendomi forse scioccata.
Quando realizzo che nella macchina poteva esserci anche Nova, inizio ad allarmarmi ancora di più.
-Loro... loro hanno una bambina piccola. Nova.... Si chiama Nova. Era con loro? Era in macchina con loro?-
-No. – dice facendomi tirare un sospiro di sollievo. -Al momento dell'incidente era affidata ad un minore. Una baby-sitter.- dice l'agente facendomi ripartire il cuore che aveva smesso di battere per alcuni secondi.
Amy. Stava con Amy.
Sta bene, è viva. Era a casa al sicuro.
-I miei colleghi l'hanno prelevata e l'hanno consegnata all'STM... se ne occuperanno loro per la notte.-
-STM?- chiedo confusa.
Ne ho sentiti di sigle in questi anni ma questa mi è davvero sconosciuta.
- Servizio tutela minori... intervengono in casi come questo.-
-Casi come questo?-
-Minori rimasti orfani.- puntualizza il detective, mettendomi una mano sulla spalla forse per infondermi coraggio.
Mi fa accomodare nel suo ufficio, gli do i dati di cui ha bisogno e inizia subito a fare un paio di telefonate forse per contattare il dipartimento dove lavora Jack , il padre delle ragazze per avvisarlo della tragica notizia.
Io ne approfitto, e prendo il telefonino per poter chiamare Hero.
Sono passate da poco le sette, non so dove sia. Non so se sappia qualcosa, ne cosa stia facendo, so solo che ho bisogno di lui. Non posso affrontare questa cosa da sola.
Ancora piangendo, compongo il numero e tremando leggermente mi porto il telefono all'orecchio. Risponde dopo il terzo squillo.
-Hey, sto per arriv.....-
-Hero?- dico interrompendolo con la voce spezzata.



Hero's POV


-Devo andare ragazzi.-
Siamo al pub ormai da due ore. Il tempo è praticamente volato da quando ci siamo seduti e abbiamo iniziato a bere.
Abbiamo preso solo una birra, anche perché domani dobbiamo andare a lavoro, e non vogliamo risvegliarci con un gran mal di testa. E poi l'ultima cosa che voglio, è presentarmi a casa di Jo mezzo ubriaco.
-Hai un appuntamento?- chiede Felix curioso.
-Oh andiamo Hero non puoi lasciarci anche tu! Già Matthew ci ha appeso all'ultimo momento per uscire con Inanna.- dice Samuel leggermente brillo. Questo ragazzo riesce a perdere il controllo con poco.
-E' il loro terzo anniversario.- puntualizzo volendo giustificare la scelta del mio migliore amico più che giustificata.
-Non hai risposto alla domanda di Felix.. hai un appuntamento?- chiede Shane infilando il coltello nella piaga.
-Devo vedermi con Josephine.- annuncio prendendo dal portafoglio delle banconote che poi lascio sul tavolo come mancia. –E no, non è quello che state pensando.-
-Noi non stiamo pensando niente.- ammette Shane alzando le mani come se gli stessi puntando contro un'arma.
-Ora capisco perché sei cosi felice negli ultimi giorni... avete fatto pace?- domanda Samuel visibilmente felice.
-Domanda più importante: avete fatto sesso? Perché se non hai intenzione di provarci tu posso sempre pensarci io...- dice Felix facendomi infuriare.
-Non ti azzardare.- dico puntandogli un dito contro a mo di sfida.
Prima che possa aggiungere altro, sento il cellulare che vibra nella tasca interna della giacca. Lo prendo, mentre gli altri iniziano ad osservarmi con un espressione compiaciuta, e quando leggo il nome del mittente rispondo senza battere ciglio.
-Hey, sto arrivan....-
-Hero?-
Mi interrompe solo per pronunciare il mio nome e poi scoppia a piangere a telefono, disperatamente.
Nel giro di pochi secondi, penso alle cose più improbabili che l'avrebbero potuta ridurre cosi, mentre mi si gela il sangue per il nervosismo.
-Hey, cosa succede? Perché stai piangendo?- chiedo allarmato attirando l'attenzione dei ragazzi che smettono di ridere tra di loro e iniziano ad osservarmi perplessi.
-Sono in centrale... mi hanno chiamato 15 minuti fa... Hero, ti prego devi venire.- dice singhiozzando come una matta.
-Piccola, sto arrivando. Sto arrivando, mi hai capito?-
Potrebbero averle fatto del male? Una rapina? Qualcuno che è entrato in casa sua?
Perché la mia mente corre ad Alex? Dio se scopro che l'ha toccata senza il suo consenso, giuro che lo ammazzo.
Anche a costo di andare in carcere, lo uccido.
Come un fulmine esco dal locale, e corro verso la macchina ignorando completamente le voci dei ragazzi che mi stanno praticamente urlando di fermarmi. Metto in moto, e corro. Inizio a correre come se qualche pazzo mi stesse inseguendo perché nella testa mi ritorna il mente la voce di Josephine, spezzata dalle lacrime che non riusciva a portare avanti neanche una frase di senso compiuto.
Cosa cazzo è successo?



-Io non ci posso ancora credere.- sussurra mia madre incredula asciugandosi le lacrime.
-Nessuno può signora Tiffin.- ammette Noora, la fidanzata di Shane, sedendosi accanto a mia madre per confortarla.
Noora ha ragione. Anche io, non posso ancora crederci.
Ma è la verità: il mio migliore amico e sua moglie sono morti. Non si sanno ancora le dinamiche dell'accaduto, il detective che si sta occupando del caso, non ci ha saputo dire granchè.
Sono convinti del fatto che si sia trattato di un incidente, ma non possono ancora confermarlo.
-Khadija è stata avvisata?- chiede Veronica abbracciata a Samuel in salotto.
Dopo aver saputo la cosa, ho chiamato i ragazzi che erano ancora al pub e gli ho comunicato la scioccante notizia. Ho chiesto a tutti di venire a casa dei miei genitori , visto che ci sono molte cose da organizzare.
In primis il funerale.
Ma ora tutte le mie attenzioni sono concentrate su Nova. Cosi come le attenzioni di Josephine.
Da quando siamo arrivati, non ha fatto altro che parlare a telefono con gli assistenti sociali , cercando di capire che fine abbia fatto la figlia dei nostri amici.
-Prenderà il primo aereo disponibile..- dico visto che ci ho parlato io.
-E' tutto cosi irrazionale.- sussurra Shane mettendosi le mani sul viso cercando di trattenere le lacrime.
Loro conoscevano Matthew da tanto tempo. Io, da tutta la vita.
-Anna e Jack arriveranno domani pomeriggio.. dobbiamo organizzare il funerale.- puntualizza mia madre alzandosi dal divano per andare chissà dove. Io resto seduto sulla sedia del tavolo da pranzo, con il busto inclinato in avanti e con i gomiti poggiati sulle cosce.
-Hero?-
Quando mia sorella mi chiama, alzo lo sguardo verso di lei trovandola abbastanza preoccupata.
-Che succede?-
-Jo... - dice schiarendosi la voce forse avendo un groppo alla gola. –Sta litigando con gli assistenti sociali... hanno detto che non possono fare niente per stasera...-
Mi alzo, percorro il salotto e la raggiungo mettendole un braccio dietro alla schiena per avvicinarla verso di me e darle un bacio sulla fronte.
-Papà ha parlato con l'avvocato?- chiedo sperando che ci siano novità positive.
-Credo di si... ora è nello studio con Jo. Anche se le hanno detto che non si può fare niente lei continua a....-
-Shh... tranquilla ci penso io.- sussurro interrompendola. –Perché non chiedi a Raisa di preparare un po' di caffè per tutti?-
-Io veramente vorrei venire con...-
-Mercy mi accompagni in cucina? Vorrei prepararmi una tisana ma non so dove mettere le mani.- dice Noora interrompendo mia sorella venendo in mio soccorso.
La guardo, accennandole un sorriso a mo di ringraziamento e poi spingo mia sorella nella sua direzione andando nello studio di mio padre. Supero l'ingresso, imbocco il corridoio parallelo alla cucina quando la sento urlare.
-Io non capisco perché non posso vederla stasera!-
Apro la porta socchiusa, entrando nella stanza. Mio padre si accorge subito di me, mentre Josephine continua a darmi le spalle.
Cammina nervosamente a destra e a sinistra gesticolando con le mani quando c'è qualcosa che la preoccupa.
Capisco perché si sta comportando cosi. In questo momento, siamo i parenti più vicini a Inanna e Matthew: i genitori di Matthew stanno arrivano dalla Polonia, i genitori di Inanna da New York... è tutto un gran casino.
-Io me ne infischio del suo protocollo! Avete affidato una bambina a degli estranei quando ci sono persone che la conoscono e le vogliono bene!-
Guardo mio padre, chiedendogli silenziosamente se ci siano novità, ma lui scuote la testa e cammina verso di me. Prima di uscire mi da una pacca sulla spalla e se ne va lasciandomi solo con Jo.
-Mi richiami a questo numero.- sbotta prima di attaccare la chiamata.
Resto in silenzio per alcuni secondi, non sapendo bene cosa dirle. Quando sono arrivato in centrale, ha semplicemente pianto. E io non ho fatto altro che abbracciarla. Non le ho fatto domande, non le ho rivolto praticamente la parola. E non perché non volessi, ma perché non sapevo cosa dirle. Tutto mi sembra cosi banale ora. Cosa dovrei dirle? Che le cose si sistemeranno? Sarebbe inutile.
Lei ora è preoccupata per il benessere di Nova.
-Hey.- la chiamo sottovoce attirando la sua attenzione. –Stai bene?-
Si asciuga le lacrime e si gira verso di me, mostrandomi i suoi occhi azzurri gonfi a causa del pianto fatto.
-No..- dice amareggiata. –Non potremmo vederla prima di domani mattina.-
-Andrà tutto bene.- dico tentando di rassicurarla.
-Come fai a esserne sicuro?- sbotta nervosa. –Mi ripetete tutti la stessa cosa, ma come fate a esserne cosi sicuri?-
-Perché è cosi. Lei sta bene.-
-Tu questo non lo sai!- urla facendomi ammutolire. –E' con degli estranei.... Che non conosciamo. Lei dovrebbe essere qui... dovrebbe essere qui con le persone che la amano....-
-Perché ti senti cosi in colpa?- chiedo confuso.
-Perché si! Perché non sto facendo abbastanza.- dice prendendosi la testa tra le mani.
-Si che stai facendo abbastanza.. non possiamo fare nulla per stasera. Calmati ti prego.- dico avvicinandomi a lei rompendo la distanza che c'è tra i nostri corpi. –Inanna non vorrebbe questo...-
-Inanna si comporrebbe allo stesso modo se si trattasse di nostro figlio!- urla spiazzandomi completamente visto che non mi aspettavo che dicesse una cosa del genere.
E anche lei si rende conto di aver detto una cosa più grande di lei, visto che inizia ad osservarmi in silenzio.
Non ho mai pensato all'idea di avere un figlio con Josephine. Cioè tante volte vedendola con Nova ho immaginato una bimba con i suoi stessi capelli i suoi stessi occhi... ma mai un figlio nostro.
E' cosi irrazionale la cosa.
Non sono pronto a diventare padre. E' vero ho una certa età, molti miei coetanei a quest'ora hanno già una moglie e due figli ma io... io no. Non ho mai seriamente ponderato l'idea di mettere al mondo un bambino che per metà è mio.
-Mi dispiace...- sussurra. –E' solo che.... voglio proteggerla. Loro se ne sono andati e lei ora è sola. Anna e Jack non ci sono, Khadija è dall'altra parte del mondo...-
Mentre dice questo, la prendo tra le mie braccia issandola da terra. Non indossa i tacchi quindi è molto più bassa rispetto agli altri giorni. Io in confronto sembro un gigante. E' cosi minuta. Cosi piccolina.
-Ti prometto che Nova starà bene.. okey? Farò tutto ciò che è in mio potere per proteggerla da tutto questo.-
Jo mi stringe ancora di più le braccia al collo e ricomincia a piangere silenziosamente sulla mia spalla.
-Voglio solo vederla... non voglio neanche immaginare cosa stia pensando.- sussurra con la voce spezzata.
-Domani andiamo a prenderla... andiamo a prenderla e la riportiamo a casa in attesa di Anna e Jack. Ma per farlo ...devi riposare.-
-Non voglio riposare... non sono stanca.- dice sciogliendo l'abbraccio, restando però sempre vicinissima.
-Si che sei stanca... stai morendo di sonno.- dico accarezzandole il viso. –Solo una dormita. Qualche ora per recuperare le forze.-
Non so come, riesco a convincerla.
Dolcemente la spingo fuori lo studio di mio padre, lungo il corridoio diretti verso il salotto. Quando arriviamo, trovo i nostri amici sul divano mentre sorseggiano una tazza di caffè bollente.
-Ragazzi se volete fermarvi per la notte di sopra ci sono camere a sufficienza per tutti.- dico ospitale.
-No tranquillo FT... torniamo a casa. Noora e Veronica stanno aiutando tua madre con i preparativi del... - Shane si blocca di colpo guardando Jo. -...del funerale. Un'oretta e andiamo via.-
-Posso preparare qualcosa per la cena se vuole signorino Hero- dice Raisa offrendosi utile. –O qualcosa da bere se la desidera Josephine-
-No grazie Raisa.. ho solo bisogno di riposare. Domani sarà una giornata lunga.- annuncia Jo accennandole un sorriso tirato.

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