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yO regaz, prima di leggere questo capitolo vi consiglio un paio di canzoni belline da ascoltare nel mentre; " a soulmate who wasn't meant to be" di Jess Benko, "Happier" di Ed Sheeran e "Mr Loverman" di Ricky Montgomery✨😔
Buona Lettura🤧 
-Yume


Quella stanza, da come ricordava Kei, non era mai stata più fredda di come lo era adesso.
Era convinto di trovare, come sempre, Tadashi sdraiato sul letto, a leggere qualche manga, a pancia in su, come piaceva a lui.
Era convinto di trovarlo a curiosare fra le pagine, cercando di scorgere ogni piccolo dettaglio di tutti i disegni, a ridere per le frasi dei personaggi, a trattenere le lacrime nei momenti più toccanti.
Invece no.
Yamaguchi non c'era.
Non era sul letto, non era alla scrivania, non era nemmeno seduto sul cornicione della finestra a guardare fuori con sguardo sognante.
Non c'era, e basta.
Il letto era quasi più freddo dell'intera stanza, anche se sopra c'era il piumino verde e blu, il preferito del moro, Tsukki riusciva a percepire il freddo che emanava, come se fosse stato una lastra di ghiaccio.
Non voleva vedere quello scenario rigido davanti ai suoi occhi, non voleva vedere la camera di Tadashi senza Tadashi.
Non voleva vedere nulla di quello che gli si presentava davanti, non doveva vederlo.
Fece per uscire, quando un foglio di carta, uno di quelli giallini a quadretti del quadernino su cui Yamaguchi adorava disegnare, catturò la sua attenzione.
Era solo un quadratino giallognolo di carta, con dentro delle parole scritte con la calligrafia minuta e inconfondibile del ragazzo.
Lo spiegò piano, con le dita tremanti; pensava al peggio, da quando aveva aperto quella porta e non aveva sentito il ronzio familiare della stufetta che riscaldava d'inverno la camera del moro.
In alcuni punti il foglio era rovinato, come se ci fosse caduta sopra dell'acqua, a pallini regolari, alcuni più grandi e altri più piccoli.
Tsukki riconobbe subito quelle chiazze come lacrime.
Oh, no.
Si lasciò cadere sul letto, con il foglietto in mano. Di nuovo aveva dannatamente ragione, quel letto era freddo.
Si portò il foglio davanti agli occhi e iniziò a leggere, con le mani che, talmente poco da essere quasi impercettibili, tremavano.
Mentre leggeva poteva chiaramente sentire la voce di Tadashi, questo di certo non lo aiutava nel mantenere la calma.

"Hey, Tsukki.
Ti ho visto, ieri, mano nella mano con quel gatto nero.
Sembravate proprio una coppia... e tu sembravi proprio più felice, lo sei.
L'ho detto a Yachi, e ha detto che un giorno mi sentirò anch'io così.
Io non voglio sentirmi così! Se non con te, ovvio...
Prometto di non prenderla sul personale, Tsukki! Noi non eravamo davvero fidanzati, era solo uno stupido scherzo che avevi messo su per non farmi essere triste, lo so.
Ma va bene! Sono felice lo stesso! Se tu sei felice, lo sono anch'io, non preoccuparti!
Però sembri davvero più felice, e lo sei.
Sapevo che un giorno ti saresti innamorato di qualcun altro.
Ma se ti spezzerà il cuore come i fidanzati fanno, ricorda che io sarò sempre qui per te.
Posso giurartelo quante volte voglio, forse però sarò un bugiardo che non sa mantenere le promesse.
Ho parlato con Yachi, una settimana fa.
Domani è Natale, dovevamo passarlo insieme con Akiteru e i tuoi, ricordi?
Mi sarebbe davvero piaciuto passarlo con te, il Natale è stupendo.
Tu mi hai fatto un grande regalo, in anticipo, però non posso dire che sia un regalo del tutto apprezzato.
Yachi ha detto che si chiama "hanahaki".
Non sai cos'è, vero? 
è una malattia che si prende quando un amore non è ricambiato.
Ha anche detto che ci sono solo due modi per curarla, non voglio scegliere nessuno dei due.
Spero solo di riuscire a fermarla almeno il giorno di Natale.
Il metodo più frequente è confessarsi alla persona che si ama, e sperare che l'altra persona ricambi.
Per noi questo è ormai un metodo stupido, non mi ami, va benissimo.
Non posso forzarti ad amarmi. 
E l'altro metodo è un'operazione chirurgica per rimuovere tutti i fiori e regolare il flusso di sangue.
Domani è Natale.
Forse però leggerai questa lettera domani, quindi, Buon Natale Tsukki!
Cosa farei senza di te? Non so reggermi in piedi.
Ieri, ho visto anche che quel gattone sentiva freddo.
Gli hai dato la tua felpa.
Un paio di settimane fa mi avevi detto che stava meglio a me... è solo poliestere!
Ma lui ti piace di più, vorrei essere quel gatto, a volte.
Yachi ti saluta. è triste per me. 
Io le ho detto di non preoccuparsi, nemmeno tu devi preoccuparti.
Va bene? Se casomai tu voglia cercarmi sono sul tetto.
Sto osservando il terreno pieno di neve sporgendomi dalla ringhiera.
Non cadrò, te lo giuro! Non pensavo che fosse così alto, forse va bene davvero.
C'è la scarpiera con le vostre scarpe, e anche le mie.
Chiedi scusa a tua mamma, non posso diventare parte della vostra famiglia.
Mi piace l'idea che tu stia soffrendo, come me.
Forse sei anche solo, come me.
Mi piacerebbe ancora di più essere solo con te.
Forse sono un pazzo, ma c'è qualcosa di dolce.
Qualcosa di dolce e tremendamente tragico.
Mi sto dilungando troppo, ti chiedo scusa.
Il mondo può non essere pieno di cose belle, ma per favore, non smettere di brillare. 
Resta d'oro."

‹Caspita quanto scrivi, Yamaguchi...›
Tsukishima si passò un braccio sugli occhi, per poi alzarsi in piedi e stringere il foglio giallognolo in mano.
‹Spero che avrai un valido scusante, fare queste cazzate il giorno di Natale...›
Uscì dalla stanza, per fortuna senza dovere spiegazioni a nessuno, e spalancò la porta d'ingresso, ritrovandosi la neve bianca intorno, ancora una volta.
Girò l'angolo della casa, fino a trovarsi sulla scaletta che conduceva al tetto, infilandosi il foglietto in tasca prima di iniziare a scalarla con fretta e furia.
Da un lato della casa c'era la strada, mentre dall'altro c'era il giardino che Tsukki e Tadashi coltivavano insieme da piccoli.
Faceva un certo effetto, ora.
Kei era decisamente alto per la sua età, e vedere il piccolo giardino dal tetto faceva ancora più strano che guardare le sue scarpe di quando aveva sette anni e constatare quanto fossero piccole rispetto a quelle che indossava ora.
Comunque, dov'era Tadashi? Aveva detto che sarebbe rimasto lì ad aspettarlo, invece non c'era.
Le pantofole del biondo erano zuppe di acqua fredda, ma lui sembrava non accorgersene.
Oh, eccolo.
Il moro era rannicchiato in un angolino vicino al camino, con le gambe piegate al petto e la faccia fra le braccia, con solo una felpa nera grande almeno tre taglie in più.
Tremava di freddo.
Al sentire dei passi dietro di lui Yamaguchi alzò la testa di scatto, scoprendo le guance piene di fuliggine e i capelli ancora più arruffati del solito.
Sorrise debolmente nel vedere Tsukki, che potè notare quanto effettivamente era bianco in volto il ragazzo.
‹Yamaguchi, io... ho letto la lettera.›
Il sorriso sul volto del moro si fece più ampio, mentre sul volto del biondo si dipingeva un'espressione di rammarico.
‹Mi dispiac-›
‹Non scusarti. Sarebbe dovuta finire così comunque.›
Al contrario di come diceva la sua espressione, Tadashi sembrava freddo nei confronti del biondo.
Forse no, era solo deluso, oppure rassegnato.
‹Per l'amor di Dio, sei serio? Non posso crederci! Per quale stupida ragione sei qui prima di me?›
Perché Tsukki urlava? Yamaguchi era serissimo.
‹L'uomo che amo sta per suicidarsi! Posso essere almeno un minimo frustrato?!›
‹Tsukki, per favore. Basta mentirmi. Va benissimo così. Fidati.›
Gli occhi di Yamaguchi erano spenti. Privi di quella luce che li aveva sempre caratterizzati da quando erano bambini.
Non poteva essere apatico come sempre e lasciarlo morire per poi tornarsene fra le braccia di quel gattaccio malefico?
Era del tutto inutile il fatto che Tsukki volesse fermarlo dal saltare giù da quel tetto, non ne aveva nemmeno il diritto! 
Voleva essere solo il protagonista della sua storia, e di certo a fermarlo non sarebbe stato l'antagonista.
Yamaguchi si alzò, avvicinandosi alla ringhiera e scavalcandola con aria lemme e solenne.
‹No. Yamaguchi, non fare minchiate-›
Gli avvertimenti del biondo nemmeno sfioravano più le orecchie di Tadashi.
Era deciso a fare quello che avrebbe fatto.
L'espressione del biondo era davvero preoccupata, almeno lo sembrava, Yamaguchi pensò che avrebbe potuto intraprendere una carriera da attore.
‹Scusa Tsukki.›
‹Tadashi, ti amo.›
‹Addio, Tsukki. Non dire mai più le bugie, okay?›
Così il moro si girò, lanciando un piccolo sorriso timido a Kei, lasciandosi scomparire nella neve, non consapevole che la sua malattia fosse appena stata curata.


sayonara ~ TsukkiYama HanaHakiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora