Capitolo 9

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Quello che vidi quando arrivai non fu esattamente quello che avevo immaginato. Stavo girando l'angolo per citofonare a Marika, quando la vidi già fuori a parlare ad un ragazzo di spalle. Aveva indosso una mia felpa che le stava troppo grande e le arrivava appena sopra le ginocchia. Non c'era neanche bisogno di avvicinarmi per capire chi fosse il ragazzo che discuteva con lei. Federico. Lui che arrivava sempre prima di me, lui che mi aveva portato via Marika una volta e, probabilmente, lo stava facendo una seconda. Ma proprio mentre stavo per riprendere la strada verso casa notai che la discussione si stava facendo più animata. Mi avvicinai per ascoltare meglio. - ... davvero non ha significato niente per me- stava dicendo Federico - Ah e quindi dovrei credere che tu ti sia baciata un'altra così per passare il tempo- Marika era arrabbiata, si vedeva che ci teneva ancora a quel ragazzo e che il tradimento di Federico l'aveva ferita nel profondo -Marika io e te avevamo litigato, sembrava che avessi tutto il mondo contro e lei era lì a consolarmi- -Oh povero piccolo aveva il mondo contro, ma si da il caso che abbia dato tu inizio a quella litigata- disse Marika incrociando le braccia al petto -Marika mettiti nei miei panni, ho scoperto che avevi dormito a casa di un altro ragazzo, non ci ho visto più- -Federico il problema è che tu hai dubitato di me, quando sapevi benissimo che tra me e Nelson...- ebbe un attimo di esitazione- sì insomma che non ci poteva essere niente- devo ammettere che quelle parole furono abbastanza dure da ascoltare. Ciò significava che quello che c'era stato tra noi significava qualcosa solo per me. Ovviamente era così, di cosa mi ero illuso. -Dai Marika lo so che non puoi stare senza di me- Federico le aveva perso il braccio -No bello tu non hai capito niente- a questo punto Marika tentò di liberarsi dalla pressa, ma quella si fece più resistente -Ehi ma che ti prende?- Federico stata utilizzandolo stesso tono di quella sera al mare, si avvicinava sempre più a Marika e io non ci vidi più -Non l' hai sentita?- dissi avvicinandomi -non impari mai eh Federico? Lasciala andare- -Eccolo arrivato il paladino della giustizia- -Senti Federico adesso vattene a casa- disse Marika, non osava neanche guardarmi -No qui sembra che ci sia qualcuno che voglia dirmi qualcosa- mi stava provocando lo sapevo benissimo, ma risposi comunque - Sì. Sì Federico voglio proprio dirti qualcosa. Voglio dirti che sei un grandissimo stronzo, che pensi di poter comandare su tutti, ma così non è perché in realtà sei solo un perdente che ha bisogno di controllare con la forza le persone, solo perché non riesci a tenerle strette a te, ecco cosa voglio dirti- le parole mi uscirono di getto, represse forse da troppo tempo. Ma appena sentì il pugno freddo di Federico sul mio occhio mi pentì del mio spavaldo atto di coraggio. Indietreggiai e sentì in lontananza Marika che esortò Federico a levarsi di torno. Poi venne verso di me, mi accompagnò in casa dove mi premette una busta di spinaci contro il livido -Scusa non ho trovato il ghiaccio- -Figurati questo andrà benissimo- la tensione in quella stanza si tagliava con un coltello. Io e Marika ci scambiammo qualche sguardo imbarazzato, ma poi qualcosa successe. Come nulla fosse successo ci mettemmo a ridere. Una risata di gusto -Cosa ti è passato in testa di metterti contro Federico sarà il doppio rispetto a te- disse lei prendendomi in giro -Come osi stai parlando con il più grande sollevatore di polemiche al mondo- ridemmo di nuovo. Una voce interruppe le nostre risate -Marika allora cosa vuoi per pranz... - la madre di Marika entrò nella stanza – Nelson? – esclamò sbalordita. Effettivamente non è da tutti i giorni ritrovarsi un ragazzo in salotto con una busta di spinaci in faccia. –Salve signora—la salutai io, cercando di dissimulare la situazione - Innanzitutto sai che mi devi del tu, perché altrimenti mi fai sentire un'anziana. Ma poi cosa hai fatto all'occhio??- continuò -Non si preoccupi, cioè non ti preoccupare è solo una botta- -Non scherzare ragazzo mio fammi vedere- si avvicinò a me e lentamente mi tolse la busta dall'occhio. Ne scoprì un livido piuttosto evidente a giudicare dalla sua faccia. Io, infatti, per partito preso avevo deciso di evitare cautamente tutti gli specchi. –Ma come ti sei combinato Nelson? Non avrai per caso fatto a botte? – io e Marika ci scambiammo uno sguardo complice -Mamma cosa dici? Ti sembra il caso? Nelson ha solo sbattuto, tranquilla- -Beh in ogni caso accompagnalo in bagno e dagli un po' di quella crema nel barattolo azzurro. Su, su, sei sempre così poco cordiale con gli ospiti- -- grazie mamma, fa sempre piacere riceve complimenti da te—disse Marika ridendo. Madre e figlia avevano un rapporto speciale, si vedeva dalla capacità che avevano di prendersi in giro, senza che nessuna delle due si offendesse. Marika seguì il consiglio, anzi l'ordine della madre e mi accompagnò in bagno dove mi spalmò delicatamente la crema -Scusa per mia madre- mi disse mentre io cercavo di sopportare il dolore provocato dal livido. -Di cosa è sempre così gentile per me- mi lasciai scappare un piccolo grido quando Marika passò sulla botta -Oddio scusa ti ho fatto male? – mi chiese premurosa -No...ahi.. no, tranquilla tutto bene- tornammo in salotto dove la mamma di Marika stava preparando il pranzo -Vuoi fermarti a mangiare con noi Nelson? Ci farebbe piacere vero Marika? - -Ehm... sì certo, se vuoi rimani pure- Disse lei poco convinta. Avendo notata l'esitazione nella sua voce decisi di reclinare l'invito – Mi farebbe molto piacere, però per pranzo ho già un altro impegno, ma per la prossima volta contate pure su di me- -D'accordo, Nelson come vuoi tu—disse lei. – Marika accompagnalo alla porta- continuò -Non c'è bisogno che tu mi dica tutto ciò che devo fare mamma- sbuffò Marika. -Grazie per avermi soccorso- le dissi sulla soglia -Grazie per avermi difesa- l'aria stava tornando satura di imbarazzo -Beh allora io vado- -Sì... ciao Nelson- ci avvicinammo goffamente per un bacio sulla guancia, ma mi resi conto che potesse essere fraintendibile allora cambiai idea all'ultimo trasformando il saluto in una abbraccio maldestroo con annessa pacca sulla schiena, non poteva andare peggio. Ancora una volta ero stato un codardo 

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