Chapter two

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Chapter 2

Il buio che mi circondava fu squarciato dalla voce di mio padre che ordinava a quella bestia di prendermi.

L'uomo di una corporatura mostruosa si avvicinò a me correndo con le braccia tese pronto a prendermi. Per alcuni secondi interminabili rimasi ferma ma poi mi ripresi mettendomi a correre.

Il volto di mio padre era impassibile mentre io fuggivo cercando di andare il più lontano possibile ma il mio tentativo fu alquanto inutile.

L'uomo riusci a prendermi e sbattendomi a terra. Cominciai a dimenarmi cercando di fuggire alla sua presa. Mi stringeva il collo e mi stava soffocando, vidi mio padre avvicinarsi e sussurrargli qualche parola per poi sedersi e rimanere a guardare. Avevo paura e tremavo. Vedevo lo sguardo crudele di quel uomo guardami tutti il corpo con desiderio cominciano a togliersi i pantaloni. Capendo le sue intenzioni, cercai una via di fuga, un modo per riuscire a sfuggire almeno quella volta. La sua presa era forte e non riuscivo più a respirare, lo senti toccarmi l'intimità con la sua facendo pressione per poter entrare, gridai. Gridai il mio dolore, la mia sofferenza, gridai finché non persi i sensi.

Uno spiraglio di luce mi fece aprire gli occhi e mi accorsi che ero a casa mia, nel mio salotto e quello che avevo visto prima era solo un sogno. Non del tutto dato che era quello che succedeva quando ero a casa di Jordan. Era come se stessi vivendo il mio passato attimo per attimo.

Sbattei velocemente le palpebre cercando di abituarmi alla luce. Una mano fresca e dolce si posò sulla mia fronte.

Al contatto con la mia pelle quella mano era pura estasi dato che scottavo, e non poco. Spostai il braccio quando quella si stava allontanando e l'afferrai portandola nella stessa posizione senza che me ne rendessi conto. Di solito allontanavo tutti e non mi facevo toccare da nessuno. Sono cambiata. Sono diventata fredda ed inavvicinabile. Non davo confidenza a nessuno e trattavo male chiunque si avvicinasse a me. Sono diventata cosi per colpa di Jordan

Mi beai di quella freschezza finché non Spostai lo sguardo per vedere di chi era quella mano e quasi mi strozzai con la mia stessa saliva.

Zayn stava accanto a me con la mano sulla mia fronte ed io che ancora la tenevo ben salda per sentire un po di freschezza. I suoi occhi non trasmettevano nessuna emozione. Si limitava a scrutarmi senza nessuna espressione.

Ritrassi la mano dalla sua dandogli il permesso di allontanarsi da me, invece lui cominciò ad accarezzarmi la fronte e le guance procurandomi un po di sollievo.

Non riuscivo a sostenere il suo sguardo così spostai lo sguardo per la stanza notando la bambina in braccio ad una ragazza dagli occhi neri ed i capelli dello stesso colore. Assomigliava molto a Zayn a dispetto della piccola Safaa.

La guardai in modo interrogativo e lei mi sorrise rassicurante.

“Zayn potresti portare un attimo Safaa in macchina. Devo parlare con la ragazza” disse lei al fratello.

Lui mi guardò sempre nello stesso modo poi prese la sorella addormentata in braccio e si diresse fuori.

Lei si girò a fronteggiarmi e si avvicinò un poco.

“io mi chiamo Donia e sono la sorella maggiore di Zayn. Mio fratello mi ha chiamato dicendomi che eri ferita gravemente al fianco e di venire di corsa. Perché non sei andata all'ospedale?” mi disse lei velocemente.

“mi hai curato tu la ferita?” le chiesi invece di rispondere alla sua domanda.

“si. Ho visto quelle piccole cicatrici sul tuo corpo ed anche qualche livido ancora visibile qual e là”era diretta e questo un po mi lasciò sorpresa.

I Hate You Don't Leave MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora