capitolo tre

2.1K 107 24
                                    

3. O C C H I D I G A T T O

L'aria, verso le 10:00 aveva preso a soffiare più forte, lasciando che gli alberi producessero quel loro caratteristico rumore a causa delle loro grandi chiome; ondeggiavano verdi in contrasto con un cielo terso di un azzurro intenso

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

L'aria, verso le 10:00 aveva preso a soffiare più forte, lasciando che gli alberi producessero quel loro caratteristico rumore a causa delle loro grandi chiome; ondeggiavano verdi in contrasto con un cielo terso di un azzurro intenso. Carola e Louis lasciarono alla Villa Borghese dopo averla visitata per un paio di ore o poco più, percorrendo lo stesso viale verso l'uscita del parco. Non stavano nuovamente parlando, più che altro Louis aveva la convinzione che quella ragazza lo avrebbe fatto passare per stupido ogni parola che voleva dar inizio ad una conversazione, eppure gli piaceva: aveva provato soddisfazione e anche un certo piacere. Carola era davvero un tipetto niente male, con il non più amabile dei caratteri, anche se, ogni volta che lui gli rivolgeva uno sguardo, vedeva un angelo al suo fianco, con cui avrebbe voluto passare molto più tempo di quello che aveva immaginato.
«A che pensi?» inaspettatamente la ragazza domandò, stranita che non parlasse da almeno cinque minuti. Lo stesso Louis si stupì, colto alla sprovvista.
«Niente di che, pensavo che quel gatto ti assomiglia molto».
«E perché pensi che mi assomiglia molto?» lei rise.
«Perché sembra davvero molto carino e dolce dall'esterno, ma magari non lo è così tanto».
«Io non lo trovo così male, magari è davvero dolce».
Carola si avvicinò al micio in questione vicino ad una panchina di quel lungo viale, allungando la mano destra affinché potesse essere annusata. Louis pensò che quel momento che due personalità molto simili stessero avendo una sorta di confronto e nel suo insieme rappresentava una scena da immortalare e lo fece: prese il cellulare e scattò la prima fotografia di quella giornata. Sorrise per come era venuta, senza nasconderlo affatto sul suo viso.

«Perché stai sorridendo così?» Carola gli chiese improvvisamente, ancora piegata sulle gambe ad accarezzare il gattino.
«Ho appena catturato il momento in cui un gatto e un gatto si avvicinano senza ammazzarsi» scherzò.
«Io e questo gatto siamo molto simili, ma non nel modo in cui pensi tu. Siamo esattamente come siamo e veniamo apprezzati per questo, dovresti farlo anche tu».
«Hai ragione, ma comunque avete qualcosa in cui davvero siete identici».
«Sarebbe?».
«Avete gli stessi bellissimi occhi».
Carola alzò il viso. Per un attimo aveva giurato di non aver sentito quella frase, ma dovette ricredersi quando Louis cominciò a guardarla in quel modo, allora cercò di non arrossire, ma inutile fu per il ragazzo non riuscire a vederlo: era praticamente impossibile. Anche lui si piegò sulle sue gambe per prendere parte a quella piccola conoscenza riuscendo ad accarezzare il pelo morbido e grigio.
«I tuoi genitori lo sanno che sei qui da sola?».
«No, probabilmente si sono appena alzati, e così facendo hanno trovato il messaggio che gli ho fatto recapitare. Con molta probabilità mi chiameranno e mi faranno la predica, il che avviene raramente: aspetto una ventina di chiamate da qui a poco».
«Se sei certa che lo faranno perché non dirlo direttamente prima? Avresti potuto aspettare che si svegliassero e poi uscire».
Louis parve parecchio confuso, ma poteva capire almeno un pò che significava.
«Siamo in due. I miei mi hanno lasciato da Harry's e ho avvisato che avrei fatto una passeggiata per i fatti miei. Non credo fossero molto d'accordo della cosa, ma poco importa. Ci siamo incontrati» accarezzo in mezzo alle orecchie del gatto, incontrando la mano della ragazza poco dopo.

Al tocco della pelle liscia e nivea, appena abbronzata,  i due giovani si scambiarono uno sguardo magnetico, ammettendo il lieve stato di imbarazzo causato da quel semplice e accidentale; sguardo che si interruppe subito dopo. Louis ci mise qualche secondo a riprendersi dagli occhi che lo avevano imprigionato per un paio di secondi prima di sollevarsi e porgere le sue mani a Carola, la quale le afferrò timidamente per continuare quella passeggiata molto tranquilla nel Parco Borghese. Affiancati da alberi e circondati dal prato verde, camminarono lentamente verso l'uscita, stavolta più vicini, quasi come se avessero voluto per caso provare a sfiorarsi e poter di nuovo essere protagonisti di quella sensazione disarmante che li colpiva al cuore e lo faceva tremare.
«Ora dove vuoi andare?» domandò Louis.
«Ora che ci penso, non lo so, non sono molto sicura del programma che ho stabilito stamattina».
«In realtà non hai mai finito quel programma, ti ho interrotto prima che potessi completarlo. Ho fatto bene».
«Perché?».
«Voglio portarti in un posto che mi piace davvero tanto, ma probabilmente dovrai fidarti di me».
«Non era nell'accordo di stamattina» la mora precisò sotto lo sguardo incerto dell'altro, non meno magnetico di quello che si erano scambiati poco prima. Il ragazzo era in attesa di una risposta, mentre distrattamente percorrevano la strada esterna al cancello del parco, rimase in silenzio con una strana ansia a prendersi gioco di lui.
«Potrebbe benissimo dire di no, ma non farne un dramma quando lo dirà» si disse, quando all'improvviso Carola disse:
«Va bene».
Non seppe quanto di felice, ma sicuramente non aveva alcuna intenzione di nasconderlo.

➣ VacancyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora