capitolo quattro

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4. D E L I C A T E Z Z A D I U N B A C I O

Louis conosceva abbastanza Roma da poter orientarsi bene; era un grande appassionato di storia e arte che aveva avuto un lampo di fulmine e aveva perso perdutamente di quella città.
Studiava in un'accademia proprio per questo ed era uno dei migliori della classe e anche uno dei più popolari — a riguardo, si poteva dire che fosse uno dei ragazzi più affascinati per cui tutte le ragazze e i ragazzi avrebbero fatto a pugni, l'unica sua più grande fortuna era di essersi innamorato di una ragazza, a suo parere, che apparteneva ad un altro livello.
Carola era proprio quel tipo di persona che appare nella vita di qualcuno e la stravolge, la rivolta come un calzino e poi pretende silenziosamente di non aver fatto nulla. La sua giustificazione poteva solo essere il suo smagliante sorriso e quello sguardo magnetico: si poteva rischiare di affogare nei suoi occhi, e Louis lo aveva più volte provato senza mai affondare del tutto. Se lei avesse permesso di farsi guardare con lo sguardo dell'amore, quel ragazzo sarebbe arrivato nel profondo degli abissi. Magari lo avrebbe fatto, in ogni caso Louis non lo sapeva.
Tornando a Roma, Louis aveva davvero visitato ogni luogo possibile e immaginabile, ma si chiedeva se fosse mai stato abbastanza da poter stupire qualcuno che la conosceva come le sue tasche. Poteva davvero stupirla per dimostrargli quanto tenesse al loro legame appena creato. Ci avrebbe provato in ogni caso.

Fu così che per le strade affollate di Roma, guidò la mora restando sempre un passo di fronte a lei e a girarsi per vedere se la piccolina lo stesse seguendo: non avrebbe avuto molto senso sforzarsi di ricordare quali posti romantici aveva visto senza qualcuno da portarci, così, senza che lo chiedesse o che ci pensasse troppo le afferrò distrattamente la mano — quasi come se lo avesse sempre fatto con lei.
Louis non si voltò mai a vedere quale reazione aveva potuto scatenare sul viso di Carola per quel gesto — certo magari non avrebbe urlato o colpito il suo braccio, né avrebbe fatto sceneggiate perché non ne era il tipo, ma sarebbe stata sicuramente molto sorpresa e imbarazzata — ma al pensiero si lasciò sfuggire un sorriso accompagnato da un cenno del capo.
«Allora, dove posso andare?» si chiese. Stava ancora riflettendo attentamente, quando venne il lampo di genio.
«Andiamo, c'è un pò di strada prima di arrivare» disse.
«Dove mi porti?».
«Se tieni la mia mano potrei portarti ovunque, scegli se fidarti di me o no» Louis si voltò verso di lei. Aveva detto una delle frasi più romantiche della sua vita senza neanche pensarci, anche se ebbe l'effetto desiderato.
Carola prese allora le sue mani, quelle che ancora si tenevano timidamente, e incrociò le loro dita.
«Mi fido di te» disse.

Quando smisero di camminare erano quasi le 11:00. Avevano passato il tempo a parlare più o meno di tutto senza particolari disagi, anzi, scoprirono di avere molto più di quel che pensavano in comune. Una cosa strana, Carola ebbe il piacere di notare, era il fatto che conoscessero moltissime citazioni e per questo si misero a giocare fino a quando non arrivarono al Giardino degli Aranci.
«Hai scelto proprio un bel posto in cui portarmi. Qui ci sono venuta solo una volta con i miei genitori, la prima volta a Roma» Carola si guardò intorno riconoscendo quasi del tutto il posto in cui Louis sperava le piacesse; era così infatti, Carola amava questo posto, ma era uno di quelli che le aveva riportato alla mente diversi ricordi. Louis se ne accorse.
«Ho sbagliato a portarti qui? Avrei dovuto scegliere il Pincio o la Fontana di Trevi. Sono uno stupido, lo so...».
«Niente affatto Louis Partridge, mi hai portato in un posto pieno di momenti felici» Carola lo interruppe.
Sedendosi sul muretto che si affacciava sul lato di Roma verso San Pietro, avvicinò il ragazzo a sé per averlo faccia a faccia. Louis teneva lo sguardo basso sulle loro mani, giocherellando un pò con le dita.

«Se è così perché hai quel viso triste?» domandò il moro, sollevando appena lo sguardo.
«Perché molti di questi ricordi finiscono con uno un pò più brutto».
«Non volevo portarti alla mente brutti ricordi».
«Lo so, volevi fare colpo su di me; devo ammettere che ci sei riuscito. Non importa quanto siano tristi i ricordi legati a questo posto, ce ne sono altri che hanno già preso il loro posto».
«È positivo?».
«Molto».
«C'è qualcosa che potrei fare per far sì che siano indimenticabili. Io voglio che lo siano, possiamo fare quello che vuoi».
«Non saprei, mi basta il fatto che tu sia qui con me — lo dico sinceramente — se insisti prova a fare qualcosa per non farmelo mai dimenticare».
«Posso fare davvero qualsiasi cosa?» il viso di Louis si illuminò. Quando ricevette il consenso di Carola, pensò attentamente, poi disse «Ama, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente» disse.
Poi la baciò.
Carola non aveva neanche avuto tempo di pensare che conoscesse bene quella frase che si trovò spiazzata dal contatto delle labbra con quelle di Louis. La sua spina dorsale aveva subito una scossa ed il suo cuore aveva tremato come mai, ma nulla avrebbe potuto privarla di quel tocco delicato, e senza saperlo necessario.

Era il bacio più dolce che ci fosse, scambiato da due persone, due ragazzi che di amore ne sapevano davvero poco, ma lo stavano realmente provando.
Nessuno sapeva cosa fosse, non sapevano cosa fosse il vero amore tranne loro pur essendo davvero alle prime armi, non sapevano dell'esistenza di qualcosa di così genuino che avrebbe potuto renderli solo invidiosi. Poco imporrava a Carola e a Louis, si stavano baciando dando libero sfogo ad un sentimento appena sbocciato.
«Non dirlo mai ai miei» Carola si allontanò quel che bastava per far sì che i nasi fossero uno a contatto con l'altro.
«Hai paura che possa presentarmi come il tuo ragazzo?».
«Che tu sia o no il mio ragazzo, non dirlo comunque».
«D'accordo».

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