[WRITOBER 2020]
Una raccolta di One Shots, ognuna incentrata su un personaggio diverso. Un viaggio introspettivo tra passato e futuro, nella mente dei nostri protagonisti durante i loro momenti di gioia, paura, malinconia e rabbia.
Spero di avervi i...
-Mi raccomando Scott, non muoverti da qui. Io torno subito –
Il piccolo Scott annuì, sistemandosi per bene su una delle panchine d'attesa della stazione, vicino al binario: -Va bene, mamma. Dove vai? –
-Non ti preoccupare. Torno subito –
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"Forse, già da quelle parole così enigmatiche, avrei dovuto capire che qualcosa non andava".
Scott vide sua madre dirigersi verso l'uscita, dove c'erano la biglietteria e il bar. Vide la sua figura esile, avvolta da un pesante cappotto, lasciare la stazione per poi sparire chissà dove. Ancora non poteva saperlo, ma quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe vista.
Il bimbo cercò d'ingannare l'attesa osservando il paesaggio che lo circondava: la stazione era minuscola, composta da un solo binario e sulla banchina attendevano il treno pochissime persone. C'era un uomo che non la smetteva di urlare al telefono, un gruppetto di quattro ragazzini e una madre con una bambina piccola.
Il tempo scorreva inesorabilmente e ben presto Scott iniziò a domandarsi che fine avesse fatto la sua mamma. Oramai era via da quasi mezz'ora.
"Forse si è messa in coda al bar e vuole farmi una sorpresa portandomi un bel panino!" pensò il bimbo. Il brontolio del suo stomaco gli ricordò che l'ora di pranzo era passata da un po' e che non toccava cibo dalla mattina.
Scott attese ancora, sperando di vedere la mamma ricomparire dalla porta da cui era uscita con in mano due panini giganti che avrebbero poi mangiato insieme, chiacchierando allegramente mentre attendevano l'arrivo del treno. Ma non arrivò nessuno.
"Forse vuole farmi uno scherzo" pensò Scott "Sì, sono sicuro che la mamma mi sta facendo proprio un bello scherzo. A lei piace tanto giocare a nascondino, starà aspettando che io mi alzi da qui e mi metta a cercarla per poi cogliermi di sorpresa"
Il treno che doveva prendere con sua madre arrivò puntuale, accogliendo dentro di sé i passeggeri che attendevano sulla banchina, lasciando il piccolo Scott solo.
"Certo che la mamma si sta proprio impegnando per farmi questo scherzo. Ma io non ci casco, non andrò a cercarla. La aspetterò qui, fino a quando non si stancherà"
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Le ore iniziarono a trascorrere sempre più veloci e il buio della sera prese ben presto il posto della luce del giorno. Era pieno inverno e Scott stava iniziando a sentire freddo. Sebbene indossasse il cappottino con il cappuccio, stare fermo lì seduto gli stava facendo venire i brividi, così aprì il borsone che la mamma aveva portato con sé e tirò fuori una pesante coperta, avvolgendosela tutt'intorno alle spalle.
"Questo scherzo inizia a non piacermi più. Perché la mamma non torna?"
Il buio non gli piaceva per niente e nemmeno restare da solo in un posto che non conosceva bene. Preso dal panico, Scott iniziò a chiamare a gran voce sua madre, ottenendo come risposta solo l'eco lontano della sua voce che si perdeva nella gelida aria della sera, formano piccole nuvolette di condensa.
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Ci volle quasi un'altra ora prima che qualcuno, un uomo anziano dal passo dinoccolato, si accorgesse che in stazione c'era ancora qualcuno.
-Cosa ci fai qui tutto solo, piccolino? – gli domandò l'anziano signore, vedendolo tremare come una foglia sotto alla sua copertina.
-Io credevo che la mia mamma volesse solo farmi uno scherzo... -
