3•Black

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•Black•



Osservo le luci della città di San Pietroburgo, affascinato ma anche infreddolito dalle temperature estremamente basse. Tanto da scorgere qualche fiocco di neve scendere al suolo con delicatezza, mentre altri trovano e carezzano le guance arrossate delle persone che camminano per la strada.

Il suv nero che mi sta portando a destinazione ha l'aria calda rotta, dunque mi tocca strofinare le mani tra di loro per scaldarmi almeno un minimo. Con la coda dell'occhio osservo Jason Jackson deglutire un po' di tè caldo, prendendolo dal termos che si è portato dietro dalla partenza a Hollywood, mentre scruta con attenzione la strada intorno a noi. Il traffico ci inghiotte in mezzo al caos, e questo dettaglio alquanto fastidioso, porta il mio compagno di viaggio a sbuffare con sonora irritazione.

«Mi sono rotto i coglioni» sbotta. Infila una mano nella tasca dei pantaloni e prende il suo smartphone per sbloccare la tastiera e digitare qualcosa.

«Va bene che siamo sotto il periodo dei saldi, ma ora ne ho abbastanza di tutto questo casino del cazzo» ringhia lanciando occhiatacce a due donne che bloccano il suv in mezzo alla strada, così da poter passare da un marciapiede all'altro con sacchetti e nastri colorati. La mascella del ragazzo guizza pericolosamente e non perde tempo ad abbassare il finestrino, lanciando imprecazioni in russo contro le due donne che si voltano a guardarlo sconvolte.

«Se continui così ti arresteranno per molestie» lo informo, un po' divertito dal suo temperamento. Ma non riesco a trattenere una risata quando la donna più giovane risponde con un bel dito medio, per poi svanire tra la folla dopo averlo salutato con un inchino teatrale.

«Mi farei arrestare volentieri, ma non prima di aver impartito un po' di disciplina a queste maniache dello shopping» ringhia, ammiccando col mento un'altra signora con le mani piene di buste.

«Le donne amano fare acquisti, soprattutto quando è tempo di saldi» lo rendo partecipe di un fatto ovvio, con tono altrettanto lampante.

«Non mia sorella» ribatte, facendomi irrigidire sul posto. «Quella stronza non ha usato nemmeno una fottuta volta la carta di credito in due mesi» sibila con rabbia, nascondendo il nervosismo azionando il ginocchio sinistro, che inizia a tremare con evidente irruenza. Trattengo il fiato e perdo lo sguardo nel vuoto.

«Tua sorella non è un cliché» gli faccio notare, rammentando anche a me stesso che quella donna è tutto fuorché prevedibile. Ogni sua mossa, pensiero o parola riesce a far crollare qualsiasi certezza.

«Non lo è» concorda sciogliendo la postura rigida, posa il capo sul poggiatesta e rilascia un sospiro arreso. «Non avrei mai immaginato che sarebbe venuta qui, in Russia» chiude gli occhi e porta il naso verso il cielo. «Sono rimasto a Hollywood come un coglione, mentre lei era qui. Ti rendi conto, Black? Non so se essere più incazzato con lei o con mio padre. Lui non mi ha detto nulla, se avessi saputo che lei era in sua compagnia...» deglutisce il groppo in gola, riducendo le parole in un sussurro talmente basso da farmi corrugare la fronte.

Il silenzio scende all'interno dell'auto, intanto il conducente ci scorta a destinazione senza sostare da nessuna parte. Chiudo anch'io gli occhi, rilassandomi sul sedile e liberando un sospiro affranto nell'aria fredda che aleggia nell'abitacolo. Il tempo trascorre senza rendermene conto, finché la vettura accosta davanti a un enorme cancello nero in ferro. Il pilota borbotta qualche parola, a me incomprensibile, contro un piccolo telecomando che non mostra segni di vita.

VIOLET JACKSON • FREEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora