Capitolo 3.

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"Ho intenzione ad andare a ballare, conosci qualche discoteca?" gli chiesi appena partiti.
"Si, ne conosco molte, ti porto in quella che preferisco" disse continuando a guardare la strada.
Non parlammo d'altro durante il tragitto, il viaggio durò mezz'oretta.
Appena entrammo nella città restai a bocca aperte, era meravigliosa, tutti i palazzi erano illuminati e e tutti questi colori la risaltava.
Johnathan indicò con il dito una porta illuminata di blu con su scritto 'The Night", fuori dal locale si era formata una fila lunghissima, poi disse "Quello è il locale che preferisco".
"Ma hai visto che fila c'è fuori?" gli chiesi ancora incredula da quanto fosse lunga la coda di gente.
"E' il miglior locale della città, tesoro, e comunque conosco il proprietario, ed il buttafuori mi fa sempre passare avanti" disse con tono vanitoso.
Di certo non me lo aspettavo, poi continuò a parlare mentre cercava parcheggio "Io ed il proprietario siamo amici di scuola, alla superiori eravamo in classe insieme, alla fine della scuola lui trovò lavoro qui, visto che suo padre ne era il proprietario, ed ora gli ha lasciato il posto ed è andato in pensione".
Non mi aspettavo un racconto del genere, pensavo si fossero conosciuto per caso.
Finalmente trovammo parcheggio, uscì dall'auto e mi aprì la portiera, lo guardai strabiliata, "Perchè?" gli chiesi senza esitazione, "Io sono un galatuomo" mi disse strizzando l'occhio, mi comparve un sorriso sul volto e poi mi aiutò a scendere dall'auto.
Appena arrivammo davanti all'entrata tutte le persone in fila ci guardarono straniti, Johnathan salutò il buttafuori che ci fece entrare subito.
La discoteca era enorme e piena di gente che ballava e che beveva.
"Vado a bere qualcosa" dissi a Johnathan, "Non allontanarti" rispose con tono serio.
Ancora? non sono una bambina!
Mi appoggiai al bancone e feci cenno al barista, ordinai un Manhattan Dry e lo bevvi in un sorso, così ne ordinai un altro.
Con il bicchiere ancora in mano mi diressi verso la pista da ballo ed iniziai a ballare, un ragazzo si avvicinò a me e iniziammo a ballare insieme.
Aveva i capelli sul biondo cenere, la mascella pronunciata, le spalle larghe ed era nettamente più alto di me.
Mi guardò e disse "Mi chiamo Tyler" aveva un sorriso smagliante, a causa della musica troppo alta non capii molto bene quindi mi affidai a capire il labiale.
"Mi chiamo Agatha" gli risposi con un sorriso da ebete, poi disse "La musica è troppo alta, andiamo a parlare ai divanetti" e così li indicò per farmi capire meglio.
Mi prese per mano e si fece strada tra la folla, ci sedemmo e iniziammo a parlare de più e del meno e ci scambiammo i numeri di telefono.
"...A quindi non sei di qui?" mi chiese curioso, "No sono di Hialeah e sono qui in vacanza con..." non finii la frase, cercai con lo sguardo Johnathan tra la folla ma non lo trovai, per fortuna Tyler non sentì l'ultima parte della frase, così da evitare imbarazzanti domande.
Tyler si avvicinò a me e iniziò ad accarezzarmi la spalla, probabilmente era ubriaco, però era una bella persona, mi piaceva, quindi lo lasciai fare, mi accarezzò la guancia, ma subito vidi una mano prendere il colletto di Tyler, era Johnathan.
Aveva un'aria furiosa e la mano sul colletto di Tyler non allentava la presa.
"Che cazzo stai facendo?" gli urlai addosso, ma non considerò nemmeno le mie parole.
"Leva quelle manaccie da Agatha" era furibondo, Tyler era pietrificato era rimasto sconvolto da ciò che stava succedendo, non riuscì nemmeno a rispondere.
Poi Johnathan lasciò andare Tyler che se ne andò velocemente, ormai intorno a noi si era formata la folla, Johnathan mi prese per il polso, aveva una stretta solida e mi faceva male, uscimmo di fretta senza nemmeno dire una parola, ma appena entrammo in auto si scatenò l'inferno.
"Ti vai a trovare proprio bene i ragazzi! pensavo fossi una persona col cervello" Disse gridandomi in faccia.
"Non sono affari che ti riguardano con chi voglio stare", le voci si alzavano sempre di più.
"Un altro pò e ti scopava su quei divanetti, Agatha, renditi conto!" aveva abbassato lo sguardo e stava guardando fuori dal finestrino.
"Johnathan lasciami in pace e non farmi da fratello maggiore" ero stanca che tutti mi trattassero ancora come una bambina.
Johnathan non rispose, rimase in silenzio, sapevo che se avrei continuato a urlare sarebbe potuto succede qualcosa di brutto, quindi tutto il tragitto lo passammo in silenzio e a volte lo guardavo, volevo sapere cosa stesse pensando.
Scesi dall'auto mi mise una mano sulla spalla, "Visto che non vuoi che qualcuno ti metta la testa a posto, vedi di pensare prima di agire, avrebbe potuto farti del male", aveva un tono duro ma nello stesso tempo confortante.
"Fanculo Johanthan, non conosco nessuno qui, avrei potuto farmi degli amici, e invece tu devi sempre immischiarti nei cazzi degli altri".
Rimase incredulo alle mie parole, alzò un sopracciglio e se ne andò senza rispondere, non ero pentita di ciò che avevo detto, era ciò che pensavo e doveva saperlo, avevo già un fratello maggiore e di certo di un altro non ne avevo bisogno.
Davvero pensava che avrebbe potuto farmi del male? Era un ragazzo con la testa sulle spalle, mica come lui.
Me ne andai in camera, buttai la pochette sul letto e mi spogliai, ero sudata e volevo farmi un bagno.
Presi le sigarette e il telefono e li portai in bagno con me, dopo aver riempito la vasca mi ci misi dentro e mi accesi una sigaretta, presi il telefono e scorsi la rubrica, notai il numero di Tyler.

DA: AGATHA
A:TYLER

Ciao Tyler, sono Agatha, mi dispiace per quello che è successo questa sera, spero che perdonerai e dimenticherai l'accaduto.
Baci Agatha

Subito mi arrivò un messaggio, era Tyler.

DA: TYLER
A: AGATHA

Non c'è nessuno problema dolcezza, se domani vuoi posso venirti a prendere e facciamo un giro, così parliamo un pò.


Risposi subito.

DA: AGATHA
A: TYLER

Puoi passarmi a prendere alle 11, pranzeremo insieme. L'indirizzo è NW 17th street.


Misi giù il telefono a mi immersi completamente nell'acqua e nei miei pensieri, poi uscii, ero stanca, quindi mi asciugai, mi misi in pigiama e mi misi sotto le coperte con il pensiero fisso su Tyler e su ciò che sarebbe successo il giorno successivo, Tyler mi piaceva davvero.

JOHNATHAN'S POV.

Non riuscivo a prendere sonno, probabilmente avevo avuto un tono troppo duro con Agatha, ci tenevo davvero a lei, non sopportavo l'idea che qualcuno potesse toccarla.
In verità sei solo geloso.
No, non poteva essere, geloso io? e di chi? di quell'essere alto un metro e venti? decisamente ero meglio io, senza dubbi, ma una domanda mi tormentava: Perchè era andata da lui? Cosa aveva lui che io non ho?.
Non sapevo cosa pensare, guardai l'orologio, ormai erano le tre e mezza passate, chiusi gli occhi e cercai di addormentarmi ansioso per ciò che sarebbe accaduto il giorno successivo, e se ci saremmo rivolti la parola.
Il giorno successivo mi svegliai tardi, era mezzogiorno, scesi in cucina e mi preparai la colazione: due bei panecake allo sciroppo d'acero, un bicchiere di spremuta d'arancia e un pò di gelato al cioccolato, comunque sia non avrei pranzato.
Mio padre e Will erano in piscina a prendere il sole, rilassarsi e leggere, così mi portai dietro la colazione e mi sedetti sotto l'ombrellone con loro.
"Buongiorno" dissi guardandoli, mio padre mi guardò e mi salutò mentre Will non si mosse di striscio, probabilmente si era addormentato sotto il calore del sole.
Stranamente non aveva ancora visto Agatha, forse dormiva ancora, ma nel dubbio mi rivolsi a mio padre, avevo intenzione di passare un pò di tempo con lei, "Pà, ma Agatha?.." dissi senza finire la frase.
"Uhm, sta mattina, verso le undici è passato un ragazzo e sono usciti, non so dove l'abbia portata" disse grattandosi la testa.
Divenni rosso di rabbia.
Tyler? Se è lui giuro che non farà più ritorno a casa. Si, ovviamente è venuto qui lui, se no chi? Spero solo che quando Agatha tornerà, io non sarò qui, potrebbe succedere qualcosa di brutto se lo vedessi.
Per distrarmi, nel pomeriggio andai in città in un Pub nel quale mio padre mi portava spesso quando ero piccolo, oramai mi conoscevano tutti lì.
"Johnathan!" disse un uomo con tono felice, era George, un vecchio amico di mio padre, "Ciao, George, sai se c'è John?".
John è un mio vecchio amico, quando eravamo piccoli ci chiamavano 'I due John'.
"John è al settore bar" disse indicandomi una grande porta sulla destra, ci entrai e lo trovai, da quanto che non lo vedevo!
"John!" dissimo nello stesso momento, uscì dalla sezione bar e mi venne in contro e mi abbracciò affettuosamente. 
"Cosa ci fai da queste parti?" mi chiese felice, "Sono qua con una ragazza.." non finii la frase, "Ah, bravo il mio Johnathan e dove sarebbe?" mi chiese con un gran sorriso, "Con un ragazzo che ha conosciuto ieri" dissi con un filo di voce.
Capì subito perchè ero vento da lui, così passammo il pomeriggio insieme a parlare e a bere, era un amico di cui non potevo fare a meno.

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