Capitolo 4.

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AGATHA'S POV.

Mi svegliai presto quella mattina, verso le dieci meno un quarto ero già in piedi, ero impaziente di vedere Tyler, volevo passarla bene quella giornata.
Mi preparai al meglio: mi feci una doccia calda per rilassarmi e anche un pò per svegliarmi, mi truccai con eyeliner, mascara e un rossetto color mattone; scelsi di vestirmi con una gonna a vita alta nera, un top aderente bordeaux e degli stivaletti col tacco.
Erano le undici meno cinque quando finii di prepararmi, uscii dalla camera senza far rumore per non svegliare nè Johnathan nè Tony e mio padre.
Tyler arrivò perfettamente in orario, la sua macchina era una Chevrolet Camaro gialla, rimasi a bocca aperta, era magnifica.
Uscì dall'auto e mi venne in contro, aveva i capelli arruffati e il sole illuminava i suoi capelli biondo cenere rendendoli più chiari; lui aveva una maglietta in cotone bianca e dei jeans.
Appena fu davanti a me mi diede un bacio sulla guancia, divenni rossa, terribilmente rossa.
"Allora Madame, dove vorrebbe andare?" disse con un grande sorriso.
"Portami dove vuoi" mi strinsi tra le spalle.
Ci avvicinammo alla macchina e mi aprii la portiera, poi andò a sedersi al posto del guidatore.
"Se non le dispiace, Madame, la porterò a casa mia".
Io annuii senza dire una parola, appoggiai la testa al sedile e pensai alla sera prima.
E quando Johnathan verrà a sapere di questo? Non dovrebbe preoccuparmi, perchè ora voglio stare con Tyler, e Johnathan deve uscire dalla mia testa.
Tyler aveva la casa sulla costa.
Appena entrai in casa sua rimasi di sasso, era immensa, ma non era una casa vacanza come quella di Johnathan, era proprio casa sua, ed era immerso nei soldi.
Ancora con 'sto Johnathan? Basta!.
La sua proprietà si estendeva per diversi km quadrati.
Mi prese per mano e mi portò sulla sua moto, "Dove dobbiamo andare non ci possiamo arrivare con l'auto, quindi useremo la mia moto da cross".
Mi aiutò a salire e mi passò il casco, appena salì prese le mie mani e le mise attorno al suo corpo, "Tieniti forte" disse, lo strinsi e appoggiai la mia testa sulla sua schiena, poi partimmo.
Passò per una strada sterrata e infine entrò in un bosco comporto per lo più da pini altissimi.
Si fermò di colpo, alzai la testa e guardai davanti a lui, c'era un lago, l'acqua era cristallina e i raggi del sole riflettevano su di essa.
Il lago era circondato da magnifiche piante con fiori colorati, c'era una stradina dalla quale si poteva arrivare al lago.
Tyler scese dalla moto, poi mi aiutò a togliere il casco.
"E' magnifico!"
"Lo so, è il posto in cui vado quando voglio stare da solo" mi guardò e sorrise.
Si tolse la maglietta, rimasi a fissarlo finchè non mi notò, "Non vuoi entrare a fare il bagno?", io annuii, però anche se non avevo il costume decisi di fare lo stesso il bagno in intimo.
Mi spogliai e appena Tyler mi guardò divenni paonazza.
"Vieni, non è fredda", andai avanti a lui ed entrai in acqua e mi tuffai senza pensarci su due volte, appena riemersi trovai Tyler ancora fuori dall'acqua a sistemare il picnick.
"Entra" gli urlai, "Ci pensiamo dopo".
Lui si giro e corse in acqua verso di me, mi prese per le gambe e mi tirò su come un sacco di patate, iniziai a tirargli pacche amichevoli sulla schiena nel tentativo di farmi rimettere giù.
A un certo punto mi mise a terra per poi riprendermi in braccio meglio e portarmi sul telo del picnick, non potei fare a meno di sorridergli come un ebete ogni volta che mi guardava.
Mi posò delicatamente sul telo e iniziammo a pranzare, c'era di tutto e di più: panini conditi con ogni salsa immaginabile, frutta in quantità e diversi salumi.
Passammo tutto il resto del pomeriggio insieme, Tyler sapeva come trattare una ragazza, era un ragazzo dall'animo gentile e altruista, sempre pronto a farti sorridere e aiutarti.
Nel viaggio di ritorno mi tornò in mente Johnathan, non sapevo cosa gli avrei detto appena l'avrei visto, non sapevo che reazione avrebbe avuto nel vedermi con Tyler.
Avevo paura di tornare a casa e incontrarlo, ma non potevo scappare da lui, anche perchè vivevamo sullo stesso piano.
Tyler mi riaccompagnò a casa per le sei e mezza del pomeriggio.
Scendemmo dall'auto e mi diede un leggeo bacio sulla fronte, poi lo guardai "Ci sentiamo, dolcezza", io annuii e mi diressi verso la porta di casa.
Davanti ci trovai Johnathan, non era arrabbiato, aveva la sua solita espressione da duro.
"Passata bene la giornata, tesoro?"
Ancora si ostinava a chiamarmi così?
"Si, benissimo" dissi fiera.
Mi squadrò dalla testa ai piedi, poi guardò l'auto di Tyler mentre tornava a casa, poi rimise gli occhi su di me.
"Ti va se stasera ti porto in un pub?" stava guardando altrove, non cercava il mio sguardo.
Mi aveva chiesto di uscire?
"Si, va bene" risposi pensandoci un pò su.
"Fatti trovare pronta per le nove" disse, poi se ne andò penso in camera sua.
Nè mio padre ne Tony erano in casa, probabilmente erano andati per conto loro a fare una gita o al mare nel tardi pomeriggio.
Salii in camera e mi buttai sul letto, ero stanchissima, ma anche felice perchè avevo conosciuto una persona stupenda.
Avevo due ore circa per rilassarmi, mi misi sotto le lenzuola, impostai la sveglia per le otto e mezza e chiusi gli occhi, mi abbandonai al sonno.
*Drinn Drinn*
Questa sveglia era insopportabile, le due ore erano passate velocemente, mi alzai e andai in bagno, mi lavai e mi truccai, questa volta misi solo il mascara e un rossetto rosso acceso.
Scelsi dei pantaloni skinny a vita bassa in pelle nera, una maglietta che arrivata sopra l'ombellico bianca con parti vicino alle spalle in pizzo e dei tacchi mostrosamente alti e fini.
Sentii bussare alla porta.
"Si?" dissi mentre mi stavo sistemando i capelli allo specchio, entrò Johnathan e mi guardò stranito.
"Come mai mi guardi così?" gli chiesi mentre mettevo gli orecchini.
"Sei... diversa e stai benissimo" disse mentre continuava a guardarmi e continuò "E sei in ritardò".
Sbuffai, "Eddai, ho finito".
"Ti aspetto in auto, tesoro".
Quando ci si metteva con la testa, nessuno poteva fargli cambiare idea e così il mio nomignolo 'tesoro', avrebbe continuato a chiamarmi per stuzzicarmi.
Misi la giacca di pelle nera e presi la borsa.
Scesi le scale e salii in auto.
"Allora, come mai in un pub?" chiesi curiosa.
"C'è un mio amico e volevo fare un giro a salutarlo" disse mentre guidava con sguardo attento.
Il pub si trovava sul mare e sulla spiaggia c'erano delle passerelle di legno per ballare.
Entrammo e subito Johnathan si precipito dal barman.
"Agatha questo è John, John lei è Agatha" ci presentò e mi guardò attentamente, poi si mise a ridere mentre guardava Johnathan.
Chiesi a John un cocktail, poi Johnathan mi prese la mano e mi portò sulla pista da ballo.
Che persona matta, il giorno prima avevamo litigato come se non ci fosse stato un domani, ed ora siamo a pochi centimetri di distanza.
Mi lasciai trasportare dalla musica e iniziai a ballare per lui, Johnathan rideva e lo faceva spesso, era bello, che dico? bellissimo.
Avevo bevuto tanto, non sapevo cosa stesse succedendo, ballammo per ore e ore.
Non ricordavo nient'altro, soltanto Johnathan che mi portò in braccio sotto le lenzuola e spense la luce, prima di tutto ciò c'era il buio totale.

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