Chapter One.

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EVE'S POV

Sento un rumore strano, forte, penetrante, che mi sta mandando in frantumi il cervello, o almeno quello che ne è rimasto dopo la sbronza di ieri sera.

Resto inerme, senza muovermi di un millimetro, sperando che prima o poi smetta.

Poi un pensiero mi balena in testa: è la sveglia, ed oggi è il primo giorno di scuola.

Balzo come una matta fuori dal letto, ma un dolore lancinante alla testa mi fa cadere come una pera di nuovo sul letto.

Cazzo, ieri ho veramente esagerato.

Faccio un profondo respiro, poi mi alzo e mi butto sotto la doccia, sperando che almeno questa serva a darmi una svegliata.

Dopo la doccia comincio a truccarmi, e decido di lasciare perdere il viso, che è ancora abbronzato è momentaneamente privo di imperfezioni, e mi limito a coprire le occhiaie profonde e a sistemare gli occhi con una linea di eyeliner leggera ed il mascara, passo un velo della mia amata tinta per labbra nude e corro a vestirmi, notando che sono già in ritardo.

Correre è un parolone, ovviamente. Diciamo che mi sto trascinando priva di forze verso la cabina armadio. Ecco, così va meglio.

Mi guardo attorno per un po', e alla fine decido di indossare un top corto bianco, infilo una gonna nera morbida non troppo corta -per i miei standard, ovviamente- e le converse alte, anch'esse bianche.

Indosso bracciali, anelli e il mio chocker in oro e dei piccoli cerchi sempre oro, poi prendo i miei adorati ray-ban scuri e li indosso, poi prendo uno degli zainetti della Moschino che possiedo e infilo dentro qualche quaderno e l'astuccio, la borraccia per fortuna preparata da mia madre, le sigarette, le chiavi di casa ed il portafogli.

Spruzzo un po' di profumo e scendo di corsa, dato che stavo davvero facendo tardi.

-Tesoro! Non fai colazione?- mi chiede papà, vedendomi correre come un razzo per il corridoio che porta all'ingresso.

-Mangio qualcosa per strada, ti voglio bene!- e detto questo, prendo le chiavi della macchina e corro fuori.

Solo in quel momento sblocco il cellulare, e trovo infiniti messaggi, tra i quali numerose fotografie della serata precedente in condizioni pessime.

Subito lo collego all'auto e chiamo Cora.

-Hey! Ma allora sei viva. Credevo ti fossi dimenticata che è oggi il primo giorno.- esclamò lei, divertita.

-Ma magari me lo fossi dimenticata! Sei già a scuola?-

-Sì, ti ho aspettato per un po' ma poi mi sono fatta accompagnare da mia madre, vedendo che non arrivavi.-

-Per favore, sto arrivando, prendimi un caffè enorme, altrimenti non faccio in tempo.- le chiesi io, disperata al pensiero di dover affrontare il primo giorno di scuola senza un caffè e con un post sbronza.

-Va bene, vado subito. Tu muoviti.-

-Ti adoro, sto arrivando.- e chiudo la chiamata.

Per cercare di restare sveglia alla guida metto su un po' di musica, e dopo una decina di minuti arrivo alla mia amata e allo stesso tempo odiata Franklin High School.

Parcheggio e raggiungo l'ingresso, ed ogni anno mi stupisce l'imponenza di questo edificio: se non si trattasse di una scuola, sarebbe anche bello.

Mi guardo attorno e vedo Cora sorridermi con il mio caffè tra le mani, e subito le corro in contro e la stritolo in un abbraccio.

-Non so cosa farei senza di te!- esclamo, tenendola ancora stretta.

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