Prologo

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Salve a tutti.
Vorrei solo spiegare brevemente la struttura di questa storia, partita da un'idea e poi cambiata totalmente e stravolta nel corso del tempo. I primi tre capitoli (abbastanza brevi), sono solo un introduzione. La vera storia partirà dal quarto capitolo in cui verranno presentati gli eventi che daranno inizio alla trama e ai protagonisti.

Grazie a chiunque si avventurerà in questa folle avventura ;)
Buona lettura!

Sara







Seduto e immobile, li ascoltava attorno a sé.

Saranno stati una dozzina, stretti in una sala d'aspetto troppo grande e dispersiva per farli sentire veramente al sicuro.

Nervosi, agitati. Chi sprofondato in piccoli gesti ansiosi, tamburellandosi sulle gambe, chi congelato in una maschera assorta, fissando il pavimento.

Mark li sentiva tutti. Seduto tra loro, ascoltava l'angoscia, riconoscendo in quelle persone che mai aveva visto prima d'allora la stessa trasparente agitazione. La stessa inquietudine impaziente e terrorizzata che ustionava anche lo sguardo di quelle migliaia di mutanti che aspettavano fuori dall'edificio in attesa del proprio turno.
Essere trattati come bestie, venire portati via oppure farsi curare e tornare ad essere persone vere e civili.

Aspettavano da ore e ore per cambiare la propria vita.

Mark sentiva la loro presenza e l'aria di pioggia e lacrime che portavano con sé.

Alla fine, si disse, non sarebbe poi stato diverso da fare un vaccino qualsiasi. Entravi, ti facevano una puntura, uscivi e attendevi quindici minuti prima di andartene.
Anche se aveva visto molti prima di lui uscire in lacrime, alcuni con un vero attacco di panico in corso e lasciati a piangere sul corridoio deserto. Stava facendo la scelta giusta a farsi curare?

Un vaccino contro una malattia chiamata "mutazione".

Mark si guardò le mani infagottate nell'enorme felpa rossa, troppo grande per il corpo minuto, ma lo copriva fino alla punta della dita.

Un vaccino contro sé stessi, già.

E intanto li uccideva, i propri pensieri che la sola presenza di quei mutanti attorno a sé gli rovesciava addosso, li estirpava dalla propria testa cercando di riflettere su niente, su un bel niente e sulla bellezza di poter sentire la pelle di qualcuno – Mina- contro la propria, una bellezza infinita.

Ripeteva dentro di sé come un mantra quanto fosse stato fortunato, quanto fosse una benedizione quella Cura.

L'immagine di due occhi troppo chiari balenò nella mente di Mark, gli occhi di una ragazza che lui aveva lasciato all'Istituto senza pensarci neanche troppo, senza neanche salutarla, ma era stata la cosa migliore di fare. Vivere con la paura di sfiorare qualcuno, di sfiorare lei, era troppo.

Seguì l'istantanea di un disordinatissimo interno di camper, ruote che correvano sulla neve.

I ricordi sono dei grandissimi bastardi.

E per ultimo venne il più bastardo di tutti.

-Ascolta, se vuoi andare vai, ma devi essere sicuro di volerlo.-

-Non dovresti dirmi di restare? Di andare di sopra e disfare i bagagli?-

-Non sono tuo padre, sono tuo amico-

Tristezza, uno sguardo pieno di rammarico e un sorriso sempre buono e gentile che aveva appena abbandonato.

Johnny lo aveva fatto per lui, tanti anni a proteggerlo, l'istituto, tenendolo lontano da scienziati ed esperimenti che molti avrebbero voluto volentieri provare su un soggetto con una simile mutazione genetica, come la sua e poi... Aveva scelto di mollare. Dopo essere stato marchiato.

Gli si aggrovigliò lo stomaco. Avvertì qualcosa di simile al sudore affiorare alla nuca fredda, forse era solo la paura di quello che lo attendeva

La tentazione di fuggire seduta stante gli afferrò le caviglie, ma Mark non si mosse.

Chiuse gli occhi, appoggiando i gomiti sulle ginocchia, abbandonando la fronte tra le mani.

Rimase rinchiuso in quei gesti per pochi minuti, ma gli parve un tempo infinito, cosparso di ombre e ricordi.

Un uomo però poi si mise davanti a lui. Lo stava guardando con le mani in tasca.

-Deve fare la fila, se vuole esser curato, signore.- si limitò a dirgli con fastidio, senza alzare gli occhi.

-Non ho niente da farmi curare, ma ti stavo cercando. Hai davvero una pessima cera, ragazzino.- sentì dirgli, allungando poi la mano.

Mark alzò gli occhi, cercando di riconoscere quello che alla fin si rivelò dall'aspetto un ragazzo che non poteva avere nemmeno trent'anni. Sorrideva sfacciatamente, i capelli decolorati e le mani in tasca con un portamento sicuro.

-Parla con me...?- mormorò incredulo.

Il ragazzo si accigliò, lasciando andare il braccio lungo il fianco, sospirando infastidito.

-Con chi altro se no?- sbuffò dandogli per un attimo le spalle, e controllando il corridoio a destra e sinistra. Era un tipo cosi bizzarro che non riusciva nemmeno a stare fermo.

-Perché mi cerca? Chi è lei?- iniziò a spaventarsi, ma l'uomo dai capelli rosa sbuffò divertito, inclinando la testa.

-Un amico.- lo rassicurò sorridendo. -Alzati adesso, e usciamo da questo ospedale di merda. Non sei la cavia di nessuno, Mark.-
Il ragazzino sbarrò gli occhi.

È solo un frase che non potrebbe mai essere vera. Nient'altro che questo.

Iniziò a camminare allontanandosi e Mark lo segue con lo sguardo, insicuro. Gli aveva veramente detto di seguirlo? Conosceva il suo nome? Ma chi diavolo era?

-Il prossimo.- annuncia un'infermiera senza un briciolo di anima nel volto e nello sguardo.  Toccava a lui, lo sapeva. -Ho detto: il prossimo.- ricalcò con rabbia nel non vedere un altro mutante farsi avanti.
Mark strinse la sedia, attraverso la stoffa della felpa rossa. Guardò il misterioso ragazzo, che stava ormai sparendo dalla sua visuale.

Ingoiò a vuoto.
L'aria iniziò a sembrargli poca intorno a lui. Alcuni occhi stavano cercando il prossimo paziente da curare.
Si alzò, rimettendosi lo zaino della scuola sulla schiena e il cappuccio della felpa.

Non sei la cavia di nessuno.

In quell'istante chiuse gli occhi e inseguì il misterioso ragazzo, solo con la consapevolezza di voler uscire da quel posto.

File: X [Unclassified document] (BTS)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora