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Al Senatore Park non piaceva non capire. Non importava se l'oggetto della questione erano le istruzioni per montare un videoregistratore o la maniera più veloce per penetrare nel covo del terrorista di turno, in un lasso di tempo inferiore al minuto e mezzo. Non gli piaceva e basta. Non capire una questione, poi, che era a dir poco vitale lo faceva direttamente infuriare.

Non aveva ancora tolto la schermatura di sicurezza dall'Ufficio, né aveva intenzione di sciogliere il silenzio stampa in cui si era trincerato, visto che i suoi carissimi colleghi non avrebbero collaborato: osservava con seccatura- il display tridimensionale davanti a sé e il disappunto, misto ad una nota di sincera preoccupazione che il proprio riflesso sui vetri oscurati avrebbe custodito fino alla morte.

Non poteva accedere ai file, non poteva decriptarli e qualcuno stava giocando ad essere lui.

Nemmeno il Senatore osava giocare ad essere se stesso, figurarsi il primo buontempone con manie criminali e suicide uscito da chissà quale confezione di cereali.

Perché, l'avrebbe capito anche un Agente di Livello Uno, il mancato accesso ai dati ed una palese modifica a quelli che erano da sempre i propri requisiti d'accettazione agli stessi, significava che qualcosa di innegabilmente losco e probabilmente anche piuttosto brutto stava mettendo le mani in pasta dove non avrebbe dovuto.

Il mondo era cambiato negli ultimi decenni. Adesso c'erano uomini che volavano, donne che spaccavano l'acciaio e bambini che giocavano con il tuo cervello.

A meno che, certo, il Senatore non si fosse impiantato qualche dispositivo di memoria o ricordi fasulli, oppure modificato volontariamente ID e password. Una protezione ottima, ma cui dubitava di aver ricorso.

L'uomo piegò le spalle in avanti ed appoggiò i palmi sulla scrivania lucida, senza distogliere lo sguardo dall'AI in paziente attesa.

La sua assistente gli aveva portato roba che scottava, da quell'accidenti di nave, e sentiva già i polpastrelli coprirsi di vesciche. Contro la schiena, una pressione come acqua in procinto di squarciare a metà la diga che aveva avuto la brillante e pessima idea di contenerla.

Il Decreto contro i mutanti era ormai attivo, e la costruzione di Campi per il loro contenimento sarebbe stato il prossimo passo, insieme alle Sentinelle. Avrebbe scoperto ogni loro più piccolo e mostruoso segreto.
La gente doveva ancora arrendersi all'idea che quasi tutte le idee panzane di complottisti e ufologi non erano poi così folli come sembrava. L'umanità doveva ancora accettare l'idea di essere la razza dominante di un pulviscolo.
Qualcosa di più grande poteva tutto.
Oh, un progetto caparbio e forse anche presuntuoso, il Senatore ne era consapevole. Pur tuttavia, non vedeva perché la temerarietà costituisse un ostacolo. L'ordine mondiale non lo si poteva sacrificare in nome di una cosa tanto infinitesimale e soggettiva come la morale.

-Signore.- di nuovo la sua assistente. -Ho dei documenti per lei.-

Quella donna era preziosa, quanto tremendamente goffa. Sentì la porta aprirsi ancora prima che possa dare il permesso, ma l'uomo aveva un importante riunione e l'autista lo stava aspettando.

Prese i documenti senza nemmeno rivolgere un ringraziamento alla sua assistente e si precipitò un macchina.


—Prego.- l'uomo gli aprì la portiera. E lui entrò, con il capo chino sui nuovi documenti. Nessuno aveva importanza.

Sono solo pochi chilometri, prima della pallottola. Prima di quell'imboscata premeditata.

Il sangue sgroppò nel torace.

Il senatore pressò la mano contro lo sterno, piegò le spalle, sputò imprecazioni e saliva. Merda. Boccheggiò, ingoiò aria a grandi sorsate e le costole gemettero, scricchiolarono, graffiarono petto e polmoni. A costo di sembrare ripetitivo, digrignò i denti e smozzicò, ancora e di nuovo, merda.


File: X [Unclassified document] (BTS)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora