2. Daniel Ricciardo and Max Verstappen

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-Guarda un po' chi si rivede.- dice Daniel ridendo. Mi stringo di più nella felpa e continuo a camminare. -Sfigato.- mi chiama. Continuo a camminare, aumentando leggermente il passo. Lei mi affianca e mi sbatte agli armadietti. -Quando ti chiamo tu ti giri, intesi Verstappen?- chiede stringendo la mia maglietta in un pugno. Lo guardo negli occhi. -Su, picchiami. Non sto aspettando altro, fallo.- dico guardandolo mentre i miei occhi si fanno lucidi. Mi tira un pugno vicino la testa. Chiudo gli occhi di scatto. -Non dirmi cosa fare Verstappen.- dice andandosene. Mi asciugo le due lacrime che sono scese e guardo il ragazzo andarsene.

-Verstappen.- dice Daniel mentre mi fermo. -Abbiamo un progetto di storia da fare insieme.- dice cercando qualcosa nello zaino. -Facc...- inizio a dire. -No. Lo facciamo insieme, da me ora.- dice prendendo le chiavi e aprendo l'auto. -Muoviti, non ho mica tutto il giorno per un progetto di storia.- dice entrando in auto. Scrivo velocemente un messaggio a mamma spiegandole che sto andando da un compagno a fare un progetto di storia e lei mi risponde con un semplice 'ok'.
-Sono a casa.- urla Daniel. Un bambino corre incontro e Daniel sorride. -Marc!- dice. -Zio Daniel.- lo abbraccia. Il mio cuore inizia a battere velocemente vedendo quella questa scena. -Dani.- dice una voce femminile. Una ragazza più grande di noi entra nella stanza. La guardo e lei mi sorride. -Bea.- si presenta. -Max Verstappen.- le stringo la mano sorridendo. -Andiamo.- dice Daniel con il bambino in braccio. -Cosa dovete fare?- chiede Bea. -Un progetto di storia, non entrare in camera mia.- dice salendo. -Neanche per reclamare mio figlio?- chiede ridendo. -Neanche per reclamare mio nipote.- dice. Sorrido e lo seguo al mio piano di sopra.
Daniel è sul letto a giocare con Marc. -1914.- dice. Annuisco e scrivo sulla lavagna la data di inizio della Prima Guerra Mondiale. -1918.- aggiungo scrivendo la data della fine. Daniel sorride quando Marc guarda me. -Max.- dice indicandomi Daniel. -Max.- ripete Marc. Arrossisco leggermente e Daniel scoppia a ridere. Guardo l'orologio sulla parete. -Si è fatto tardi, devo tornare a casa.- dico poggiando il pennarello sul comodino. -Ci vediamo domani, facciamo da te?- chiede. -Sì, certo.- dico.

-Max.- dice Daniel guardando la casa. -Vieni entra.- dico aprendo la porta di casa. -Max?- urla mamma. -Sono a casa.- dico entrando in cucina. -Papà è già tornato?- chiedo preoccupato. -Da poco.- dice. Sospiro. -Vieni andiamo di sopra.- dico a Daniel.
-Questa stanza è fantastica.- dice. Guardo in giro e prendo il portatile. -Iniziamo?- chiedo. Lui annuisce e prende i vecchi appunti. -Maxie.- mi chiama Victoria. Sorrido e mi giro verso la porta. -Un uccellino mi ha detto che hai portato un ragazzo.- dice ridendo. -Ssh. Papà non deve sentirti.- dico preoccupato mentre mi affaccio. -Facciamo solo un progetto insieme.- dico. Lei mi guarda e poi guarda Daniel. -Victoria.- si presenta. -Daniel Ricciardo.- la faccia di Victoria cambia in un'espressione quasi schifata. -Cosa è quell'espressione?- chiede confuso. -Niente.- dice uscendo. Spalanco gli occhi. -È strana.- dico alzando le spalle.
-1917.- urla ridendo. Scoppio a ridere. -Devo andare.- dice rimettendo le scarpe. -Abbiamo quasi finito.- dice. Annuisco mettendo in ordine sulla scrivania. Scendiamo le scale. Papà è sul divano. Mi guarda e poi guarda Daniel. -Papà non è come sembra.- dico tenendomi al corrimano. Papà si alza e mi guarda in faccia. -Cosa ti ho detto?- chiede. Chiudo gli occhi. -Dannato Max. Cosa ti ho detto?- urla spingendomi. -Di non scoparmi ragazzi sotto il tuo tetto.- dico stringendo gli occhi. -Rialzati.- dice. Mi rialzo velocemente. -Signor Verst...- cerca di dire Daniel. -No Daniel.- dice Victoria. -È meglio che tu vada.- dice mia sorella. -Dannato Max.- dice dandomi uno schiaffo. Mi spinge ed io finisco a terra. -Daniel vai.- dice Victoria prima che mio padre inizi a prendermi a calci. -O cerco di separarli o penso a te che non te ne vai.- dice. Daniel esce poco convinto dalla casa. -Papà. Max non si è scopato quel tipo. Papà, per favore, lascialo stare.- lo prega Victoria. Papà mi guarda prima di darmi un ultimo calcio.
-Max.- dice Daniel. Continuo a camminare. -Max.- lo ignoro. -Verstappen!- urla. Mi giro a guardarlo. Tutti si girano a guardarci. Daniel rimane fermo a guardarmi. Mi giro e continuo a camminare. Mi prende la mano e mi porta nel bagno dei ragazzi lì vicino. Controlla che siano tutti vuoti e chiude la porta a chiave. -Cosa diavolo è successo ieri?!- dice. -Niente. Ti sei immaginato tutto.- dico. -Max.- dice. Delle lacrime iniziano a scendere sulle mie guance. -Max.- dice stringendomi a lui. -Non ho scelto io di essere gay.- dico piangendo e stringendomi a lui. -Lo so, Max. Non hai nessuna colpa.- dice asciugandomi le lacrime. -Nessuna colpa.- ripete guardandomi negli occhi. Lo guardo anch'io.
-Max?- chiede mamma dalla cucina. -Sono a casa.- dico mentre Daniel mi segue in cucina. -Non credo che sia una buona idea.- dice indicando il ragazzo alle mie spalle. -È nel suo studio?- chiedo. -Cosa vuoi fare Max?- chiede mentre mi dirigo verso la porta. Apro la porta e guardo mio padre alla scrivania. -Cosa vuoi Max?- chiede. Prendo due bicchieri e li riempio di scotch. Ne porgo uno a mio padre e l'altro lo tengo per me. Lo guardo prima di berlo tutto d'un fiato. Inizio a girare intorno e mi avvicino alla cassaforte dove è custodita la sua pistola. Gliela porgo dopo aver caricato un proiettile. Mamma entra nella stanza seguita da Daniel e Victoria. -Max, sei impazzito per caso?- urla mamma. -Jos dammi la pistola.- dice guardandolo. -Se non mi accetti, uccidimi.- dico guardandolo negli occhi. -Uccidimi papà. Finirai per farlo un giorno di questi, pestandomi. Come quando non c'era nessuno in casa e mi picchiasti per non so quanto tempo, pensavo di morire... ho sperato di morire.- dico con le lacrime agli occhi. -Uccidimi in un modo rapido.- dico. -Max.- mi chiama Daniel. -Non è il suo accettarti che ti farà stare meglio. Hai subito anni di abusi psicologici e fisici, non sarà questo a farti stare meglio.- dice. Guardo negli occhi mio padre mentre ripone la pistola nel cassetto. -Non voglio vederti mai più Maximilian.- dice girandosi verso la finestra. -Fa le tue valigie e vattene.- dice. -Papà.- dice Victoria. -Jos.- dice mamma avvicinandosi. -Uscite dal mio ufficio.- dice ritornando a lavorare. -Max.- dice Daniel. Salgo al piano di sopra prendendo una valigia, un borsone ed uno zaino. -Max non puoi andartene.- dice Victoria. -Non sarà per molto lo sai com'è fatto.- dico abbracciandola. -Dove starai?- chiede. -Troverò un posto.- dico con le lacrime agli occhi. -Chiamo Kate, fammi fare un giro di chiamate e ti trovo subito un posto dove stare almeno per un paio di settimane.- dice. -Vic.- la fermo e la faccio sedere sul letto. -Non devi preoccuparti, so cavarmela da solo.- dico. -No che non te la sai cavare! Mi occupo io di te, sono la tua sorellina maggiore.- dice. -Stai da me.- dice Daniel prendendo il borsone e lo zaino. -Non fare storie.- aggiunge uscendo dalla camera. -Ti vengo a trovare. Giuro che lo faccio ragionare, Maxie.- dice. Le asciugo le lacrime e le sorrido. -Sto bene.- dico
-Max.- mi presenta ai suoi genitori. -Ti faccio vedere la stanza.- dice Daniel. -È un po' femminile, ma non troppo. Era di Bea.- dice prendendo le valigie. -Prendo io.- dico prendendo il borsone e lo zaino.
-Grazie per l'ospitalità. Sto al massimo una settimana.- dico. -Puoi stare quanto tempo vuoi, sei sempre il benvenuto.- dice Daniel sorridendo. -Ti lascio un po' da solo.- aggiunge. Annuisco e prendo il cellulare. Mi guardo intorno e mi vedo allo specchio. Sospiro e mi butto sul letto. -Massimo una settimana.- dico prendendola un foglio dalla valigia.
-Buongiorno Max, dormito bene?- chiede la signora Ricciardo. -Sì, grazie mille.- dico prendendo lo zaino. -Non fai colazione?- chiede Daniel con la bocca piena. -La bocca.- dice suo padre ridendo. Ingoia. -Non ne ho voglia, grazie. Ho delle cose da fare prima della scuola.- dico prima di salutarli. Victoria con la sua auto mi aspetta in strada. Sospiro. -Vic.- dico appoggiandomi al finestrino. -Mi preoccupo per te.- dice scendendo dall'auto. -Non devi, so cavarmela da solo.- dico baciandole la fronte per qualche secondo. -Max, cosa hai intenzione di fare? Ho questa brutta sensazione da giorni.- dice. -Ora voglio solo diplomarmi ed andarmene il più lontano possibile da papà.- dico. -Ti accompagno a scuola.- dice. Scuoto la testa. -Ho delle cose da fare prima di andare.- dico. -Posso accompagnarti?- chiede. -No.- dico incamminandomi.

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