11/10/2020 Roma N.1
Indirizzata a Me, Me stesso e Me medesimo
Stropiccio gli occhi come un ragazzino di 7 anni, illuso di essere ancora in quella dimensione parallela, dove le persone sono imprevedibili in tutto e per tutto; il mio pensiero ora è rivolto a chi è stato così sciocco da aprire la mia finestra di prima mattina, e soprattutto di domenica. sento un leggero fastidio alla cornea, derivato dalla troppa luce entrante nella mia piccola catapecchia, quindi decido di alzarmi per non ritrovarmi, come sempre, annoiato sul letto. Mamma mi chiede se voglio fare colazione, e io come ogni mattina gli rispondo di no data la mia solita nausea mattutina. Come ogni domenica da quattro anni a questa parte, scendo al piano di sotto dove si trova la cucina, per preparare un ottimo caffè con la moka, che mi dona quel minimo di voglia di vivere per poter affrontare un'altra giornata. Mentre l'arnese di ferro si riscalda, decido di apparecchiare il mio posto per la colazione in modo molto minimal, preparando solo la tazzina, lo zucchero ed un tovagliolo, in caso debba sporcarmi il pigiama (che puntualmente lavo ogni giorno). Decido di uscire un paio di minuti in giardino per salutare una delle mie stelle preferite: il sole, sfruttando l'occasione per inumidirmi leggermente i piedi nella rugiada mattutina che impregna l'erba di quella verde distesa. Da lontano sento un leggero miagolio, quindi decido di girarmi subito indietro, infatti mi sono accorto che è arrivato Timo: il gatto che ogni giorno viene a farmi visita passando per il giardino. Lo prendo in braccio e gli chiedo: <Hai dormito bene piccolino?>, e ovviamente mi risponde con un dolce miagolio, accompagnato da un paio di morbide fusa che contraddistinguono sempre questo momento della giornata, dove penso sempre che forse sono meglio i gatti degli esseri umani. Porto Timo dentro casa e subito dopo gli preparo una bella ciotola di latte fresco per dargli la giusta carica, sperando che abbia più energie di me. Sento giungere soave il canto della moka, che con quel suo dolce rumore mi avvisa che il caffè è pronto per essere stiepidito e gustato. Mentre mi siedo pronto per versare la mia bevanda, Timo mi si poggia sulle gambe desideroso di tante coccole, che io prontamente gli faccio con grande affetto. Sento l'essenza di quel caldo liquido che sale dentro di me, rendendomi conto che sarà l'unica cosa che mi farà sopravvivere con almeno un accenno di sorriso. Guardo l'orologio e mi rendo conto che si sta facendo leggermente tardi, quindi, dopo essermi fatto una calda doccia per rilassare i muscoli, prendo il mio vestito, i miei pantaloni e la mia cravatta (che lavo e stiro ogni notte alle 03:27) e li indosso per andare a lavoro. Ricordo i tempi in cui avrei preferito di gran lunga una carriera scolastica, magari frequentando l'università per poi poter diventare dottore in qualcosa, ah boh, tempi bizzarri quelli. Mi rendo conto solo ora che ormai sono quattro anni che lavoro come consulente di coppia sotto consiglio dei miei amici, i quali non facevano altro che ripetermi che ero troppo bravo nel capire i caratteri delle persone senza nemmeno conoscerli, e che con questo impiego avrei fatto un bel po' di soldi. Arrivo in ufficio alle... beh ufficio, ora non esageriamo, devo solo ringraziare mio zio, che andando a vivere a Milano mi ha lasciato casa sua in "prestito". Alle 10:00 arrivano i primi due clienti: un uomo e una donna sposati da quindici anni e che hanno un'altra crisi perché litigano sempre. Ogni volta che guardo i miei clienti oltrepassare quella porta, mi rendo conto di quanto il mondo sia prevedibile ai miei occhi, di come ci vengono sempre messi davanti gli stessi e identici codici, posizionati solo in maniera diversa, per questo non parlo mai dei miei clienti, se non dei primi che entrano nel mio ufficio, sennò la mia voglia di esistere si esaurirebbe in un batter d'occhio. Eccola, sento già che volge al termine, forse tornerò a scrivere dopo essermi preso un altro caffè, ma questa volta lo prenderò con la panna e senza zucchero, per potermi godere meglio la notte.
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Le lettere occasionali di Giacomo Pietralice
Short StoryGiacomo, il nostro protagonista, guarda la realtà circostante con estrema angoscia, annoiato da tutti i vari comportamenti della gente che lo circonda. Il solo modo che ha per staccare un po' dalla normalità è scrivere occasionalmente delle lettere...