Capitolo 4

264 17 0
                                    

"I put my armor on, show you how strong how I am
I put my armor on, I'll show you that I am
I'm unstoppable, I'm a Porsche with no brakes
I'm invincible, Yeah, I win every single game
I'm so powerful, I don't need batteries to play
I'm so confident, Yeah, I'm unstoppable today"

Jotaro perdeva la fiducia in sé stesso di rado, andava nel panico raramente, mostrava ciò che provava in pochissime occasioni, ma quella volta, quella dannatissima volta era una di quelle.
Era spaventato, e anche se cercava in tutti i modi di stare calmo e di mantenere i nervi saldi il terrore finiva spesso per prendere il sopravvento.
Lui e il suo invincibile Star Platinum erano stati totalmente sopraffatti da un guerriero Stand mandato da DIO, e adesso erano entrambi ridotti ad uno straccio.

È andato tutto a rotoli, cazzo! pensò scartando di lato per schivare un attacco, il fianco che lanciava una fitta di dolore e un fiotto di sangue che fuoriusciva dal labbro.

Lui, Polnareff e Kakyoin si erano imbattuti in un nemico, e quando se ne era presentato un secondo Jotaro si era offerto di affrontarlo da solo, senza pensare alle conseguenze di quell'azione spregiudicata, con Ryn che a sua volta era scomparsa per affrontare un altro scagnozzo di DIO.
Jotaro si rese conto di come quel maledetto avesse mandato i suoi stupidi adepti in gran numero proprio per dividerli ed affrontarli da soli, alzando di parecchio la probabilità di sconfiggerli, e la cosa agghiacciante era che stava riuscendo nel suo intento, almeno nel suo caso, ed evitò accuratamente di pensare al fatto che anche i suoi compagni si potessero trovare nella sua stessa situazione. Non era intimorito dalla morte, a dire il vero, ma non poteva sopportare l'idea che Kakyoin o qualsiasi altro del gruppo stesse soffrendo, o addirittura morendo, sotto la causa che portava tutti loro a lottare in quel viaggio suicida.

No, non glielo avrebbe permesso.

Con un impeto di adrenalina si rialzò, scagliando il suo poderoso Stand verso il nemico e cercando di assestare una delle sue caratteristiche raffiche di pugni, rendendosi presto conto che nulla sembrasse utile e venendo di nuovo sbalzato contro il muro di una casa disabitata.
Avvertì il dolore spandersi per tutto il corpo e quasi credette di essere vicino alla morte. Vide il nemico avvicinarsi velocemente, ma le sue membra erano troppo stanche per reagire, e il suo Star Platinum era troppo debole per provare ad attaccare.
Forse era giunta veramente la fine. Chiuse gli occhi un attimo, concedendosi di riprendere fiato per qualche secondo, poi un sibilo acuto e un rumore secco catturarono la sua attenzione, e riaprì immediatamente le palpebre.

Una freccia era conficcata nel collo dell'uomo che era stato ad un passo dal togliergli la vita, e dalla ferita spruzzavano copiosamente densi fiotti di sangue che gli impregnavano i vestiti e sporcavano il pavimento di terra battuta, mentre il suo viso si deformava in una smorfia orribile mista di stupore, dolore e panico.
Non fece in tempo a rendersi conto di cosa fosse successo che una seconda freccia gli si conficcò nel petto, dritta tra le costole, provocando il fiottare ininterrotto di altro sangue.
Tempo qualche secondo e l'uomo cadde a terra morto, ancora preda di qualche spasmo, mentre il suo stand evaporava lentamente come una nebbia impalpabile.

Jotaro raccolse le poche forze rimaste per girare il viso e finalmente la vide.
Era in fondo a quel maledetto vicolo isolato che lo aveva fregato, in posizione di tiro, l'arco ancora stretto tra le braccia tese. Non riusciva a vederla bene per via della distanza e della stanchezza, ma la sua espressione letale e l'ondeggiare teatrale dei riccioli dorati dietro le spalle gli fecero pensare solo una cosa.

É una dea, ed è appena scesa dall'Olimpo per salvarmi.

Non c'erano altre spiegazioni, la natura di quella creatura non poteva che essere disumana, perché nessun essere terrestre sarebbe stato in grado di eguagliarla. Ogni centimetro della sua pelle irradiava forza e furia indomabile, e solo Jotaro poteva sapere quanta dolcezza celassero quei piccoli occhi tenaci. Non era bravo a leggere dentro alle persone, o più semplicemente era troppo disinteressato per farlo, ma proprio lì, mentre si teneva un fianco per fermare l'emorragia, capì che in realtà aveva già letto dentro Ryn. Una creatura forte e mite, dolce senza saperlo, capace di dimostrare tempra e carattere mescolati a piccoli gesti di infinita tenerezza. Da quando Kakyoin si era fatto scappare il suo amore per le ciliegie, lei non perdeva occasione per procurargliele, e anche a Jotaro aveva riservato il suo buon cuore. Giusto il mattino precedente l'aveva vista leggere un libro sugli oceani, e lei non aveva tardato a captare che ne fosse interessato, regalandogliene una copia il pomeriggio stesso.

MERMAID | Jotaro KujoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora