New Orleans

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PV Alan

Sentivo la potenza della musica risuonare, fluire dentro e attraverso di me, graffiare le corde della mia chitarra, la batteria di Jordan scandiva forte il ritmo della nostra canzone, Jared farmi il controcanto swing di fianco col suo basso. Il sudore mi imperlava la fronte per quanto mi stessi impegnando nell'esibizione ma non mi importava, la musica era la sola cosa importante, nient'altro al di fuori di essa. Vivevamo di e per questo con i ragazzi. Essere arrivati lì all'Elsekor Theatre era un traguardo che per noi era stato quasi impossibile da raggiungere. Abbiamo dovuto fare carte false, suonare nei posti più impensabili anche solo per farci notare, perfino nelle librerie. Ma finalmente eravamo lì, stavamo per raggiungere il nostro sogno, suonare nei migliori locali, raggiungere la fama e diventare delle leggende.
Una volta ultimate le prove d'acustica con solo i tecnici dell'Elsekor come pubblico, i ragazzi ci fecero molti complimenti e noi ancora ancora esaltati dalla prova decidemmo di andare a mangiare qualcosa e magari fare un giretto prima del concerto.
Era la prima volta che venivamo a New Orleans, era una città fantastica, piena di fascino e mistero per le sue storie paranormali. Personalmente ero molto curioso di entrare in qualche negozio locale, magari anche con i negozianti in cosplay per sentire quale spaventosa storia ci avrebbero raccontato. Non andammo molto lontano, sotto raccomandazione di alcuni passanti entrammo in un vicolo caratteristico della città. Fuori non c'era scritto nulla. Nessun cartello. Nessuna luce. Solo una semplice tenda di perline colorate. Strano, mi aspettavo teste di teschio ovunque, piume e colori sgargianti e invece lì non cera proprio nulla di tutto questo.
«Ragazzi ma qui non cè nulla», dissi stranito.
«Proviamo ad entrare, magari cè qualcuno», propose Jordan.
«Ragazzi siete sicuri? È un posto un po' inquietante», volle metterci in guardia Jared.
«Che c'è Jare? Te la stai facendo sotto?», gli chiesi ridendo per sfotterlo, mettendogli un braccio sulle spalle.
«Certo che no. Dico solo che è strano», mi rispose infastidito togliendo con uno strattone il mio braccio.
«Sappiamo che è un posto strano, Jare. Siamo venuti apposta no? E poi quei ragazzi che ce l'hanno suggerito mi sembravano abbastanza entusiasti. Perché non tentare?», proposi.
«Jordan? Che ne pensi?», chiesi per avere conferma anche da lui.
«Ragazzi per me va bene qualsiasi cosa, basta che ci sbrighiamo. Tra poco dobbiamo tornare all'Elsekor».
«Posso fare qualcosa per voi?».
Alle nostre spalle un signore molto alto, non troppo anziano, vestito tutto di nero e dalla pelle olivastra ci sovrastava.
«Ehm, ci scusi noi volevamo solo dare un'occhiata al negozio. Per caso è il proprietario?», gli chiesi titubante.
«Sono io. Prego entrate pure. Nel mio negozio troverete tutto ciò che cercate. Le persone di solito qui si perdono al punto che il tempo per voi non avrà più valore»

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