Wake up

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PV Melanie

Aprii piano gli occhi, intorno a me era tutto nero, il pavimento era uno specchio d'acqua che rifletteva l'intero nulla che mi circondava.
<<Dove mi trovo?>>.
Ero confusa, che strano posto era mai questo? Dov'erano finiti il teatro e la scuola? Sembrava un mondo parallelo.
<<Ehilà! C'è nessuno?>>, gridai. Nessuna risposta. Regnava il silenzio.
<<C'è qualcuno qui?>>, continuai a chiedere cercando di farmi sentire, per capire se fossi effettivamente sola.
Feci qualche passo avanti guardandomi intorno, ma ovunque guardassi il paesaggio intorno a me non mutava. Era tutto uguale. Dov'ero finita? Mi travolse il panico, stavo vivendo un incubo. Iniziai a correre senza una meta alla ricerca di qualsiasi cosa mi fosse familiare finché non venni colta da un forte vento improvviso che mi sbalzò indietro, facendomi volare i capelli da tutte le parti.
<<E tu chi sei?>>, sentii chiedere alle mie spalle.
Mi alzai subito da terra e nel voltarmi vidi che di fronte a me c'era un ragazzo alto, moro, occhi verdi vestito come se fosse appena uscito da un concerto rock che mi fissava stranito. Da dov'era sbucato?
<<Mi chiamo Melanie, tu chi sei? E da quanto sei qui?>>, gli chiesi.
Finalmente avevo di fronte un altro essere umano. Magari mi avrebbe aiutato a capire dove diavolo ci trovavamo, cos'era quello strano posto e come uscirne.
<<Alan. Non ne ho idea. Mi sembra passata un'eternità, ma non ne sono sicuro>>.
<<Per caso sai come si esce da qui o cos'è questo posto?>>, gli chiesi cercando di capirci qualcosa.
<<Ti sembra che se sapessi come si esca a quest'ora sarei ancora qui?>>, mi chiese arrogante.
<<Ehi, non c'è bisogno di alterarsi tanto. Io sono appena arrivata e non ci sto capendo nulla. Perché siamo qui? Cos'è questo posto? Cos'è successo?>>, gli chiesi spazientita.
<<Ricordi qualcosa prima di arrivare qui?>>, mi chiese Alan serio.
<<Ricordo solo che ero alla mia audizione e stavo ballando... Poi il nulla e adesso sono qui>>.
<<Almeno uno di noi due ricorda qualcosa>>, lo sentii mugugnare.
<<Tu non ricordi nulla?>>, gli chiesi curiosa.
<< No e al momento non è rilevante. Ora che sei qui magari riusciamo a trovare una soluzione per andarcene da questo posto>>.
Un macabro pensiero mi balenò in testa.
<<E se fossimo morti?>>, gli chiesi ansiosa.
<<Cosa? Ma che stronzate dici?>>, mi urlò contro.
Che cafone maleducato. Eravamo sulla stessa barca e lui si comportava così. Che modi. Se non fosse che eravamo le uniche due persone presenti lì a quest'ora me ne sarei già andata per la mia strada.
<<Pensaci. Avrebbe tutto più senso! Che razza di posto sarebbe questo nel mondo reale? >>.
Sembrò rifletterci su, ma proprio in quel momento sentii una forza enorme spingermi in avanti velocemente ed ebbi appena il tempo di afferrare la mano di Alan che tutto iniziò a farsi bianco, scomporsi in mille colori e frammenti per poi scomparire e di nuovo il nulla.
Buio. Non sentivo più il mio corpo. Non sapevo che fine avesse fatto Alan. Percepivo solo un tiepido tepore cutaneo e un lieve bip scandito forse da un computer.
Non riuscivo a muovermi. Non riuscivo ad aprire gli occhi. Ero come bloccata.
Delle voci in lontananza chiamavano il mio nome.
Cercai di sforzarmi di più, di muovermi, di alzare le palpebre. Era come dover alzare un muro in cemento, ma più provavo più il peso diminuiva e pian piano iniziai ad aprire gli occhi.
Fui travolta da una forte luce, non riuscivo a vedere nulla.
A poco a poco mi abituai e iniziai a vedere delle pareti verdi, una sedia, un piccolo mobile con dei fiori, tantissimi fiori.
Capii di essere sdraiata su di un letto, ma quella non era la mia camera.
Dove mi trovavo? Mi girava la testa. Avevo dolore ovunque. Ripresi a sentire quel bip cadenzato e provando a girarmi capii che proveniva da un monitor di fianco al mio letto. Ero in ospedale. Ma come diavolo c'ero finita? Cos'era successo?
Provai a parlare, ma sentivo la bocca impastata. Ci riprovai.
<<Ehi>>. Mi uscì talmente flebile che non riuscii nemmeno io a sentirmi.
<<Ehi>>, cercai di dire più forte. Finalmente la porta si aprì facendo entrare un medico con un infermiera al seguito che non appena mi videro trasalirono dalla sorpresa.
<<Melanie? Riesci a sentirmi?>>, mi chiese il dottore.
<<Si>>, riuscii a malapena a rispondere.
<<Bene. Dovremmo fare degli esami di controllo adesso per vedere se i tuoi valori sono stabili d'accordo?>>, mi propose.
Ovviamente non potevo rifiutarmi. Mi presero il sangue, controllarono la vista, domande di routine e a breve mi avrebbero portato a fare la TAC e la Risonanza magnetica. Mi avvisarono che l'infermiera avrebbe chiamato mio padre per dirgli che mi ero svegliata.
Avevo scoperto di essere caduta a fine audizione e di aver sbattuto la testa tanto da procurarmi un trauma cranico e che per riprendermi dalla caduta mi avevano indotto un coma farmacologico per due settimane finché non mi ero ripresa del tutto e svegliata.
Era tutto talmente assurdo. Non potevo credere che fossero già passate due settimane dall'audizione e più cercavo di ricordare i miei momenti di incoscienza, più lì sentivo svanire dalla mia mente, ricordavo solo due grandi occhi verdi e un nome. Alan.

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