Reality

9 0 0
                                    

PV Alan

Cos'era successo? Non capivo.
Un'attimo prima eravamo in quel buco nero e un'attimo dopo siamo stati scaraventati in un ospedale?
Perché?
La gente sembrava come un fiume in piena. Sentivo come se la realtà intorno a me fosse distorta. Vedevo le persone andare a destra e sinistra, passarmi attraverso, salire le scale, ferme all'ascensore o tra una sala e l'altra. Ed io in tutto questo mi sentivo come un'inerme osservatore che guardava tutto a rallentatore.
Cosa diavolo mi stava succedendo?
Che ci facevo lì?
Dov'era finita quella ragazza?
Troppe domande e nessuna risposta.
Mi sentivo così perso e confuso. Non avevo fatto altro che spostarmi da un incubo ad un altro.
Nessuno sembrava vedermi. Nessuno mi sentiva. Ero di nuovo solo. Forse aveva ragione Melanie. Forse ero davvero morto.
Ma allora perché non c'erano anche i ragazzi?
Che fine avevano fatto loro?
Vagai per i corridoi di quel posto finché non mi trovai davanti ad una porta.
Era la stanza numero 143.
Non aveva nulla di diverso. Nulla di particolare rispetto alle altre porte. Ma a differenza di tutte mi stava chiamando. Sentivo come una forza che mi attraeva a quella stanza, c'era qualcuno lì dentro che dovevo vedere.
Sbirciai dalla finestra chi vi fosse dentro e rimasi allibito nel guardare la ragazza dormiente distesa su quel letto d'ospedale.
Era Melanie. C'era Melanie in quella stanza.
Ero sotto shock.
Com'era possibile?
Cosa le era successo?
Era lei che mi aveva portato lì?
Sempre più domande affollavano la mia mente e se avessi continuato così sarei di sicuro diventato pazzo.
Decisi di sedermi a terra ad aspettare che qualcuno entrasse o uscisse da quella dannata porta.
Per fortuna non dovetti apettare molto. Un signore sulla cinquantina, in abiti casual, brizzolato arrivò di corsa ed entrò. Io approfittando del momento, mi infilai subito dietro di lui e così mi ritrovai ad assistere a quella scena.
Melanie sdraiata con una benda a circondarle il capo e il gesso sulla gamba destra.
Non sembrava la ragazza che avevo conosciuto.
Era emaciata, bianca e malmessa.
Sembrava lontana anni luce dalla Melanie sboccata e vivace che avevo incontrato.
Era come se la sua luce si fosse spenta.
L'uomo che era appena entrato prese una delle sedie della stanza e la posizionò vicino al letto e iniziò ad accarezzarle la mano, piangendo.
Doveva essere suo padre.
<<Mel?>>, la chiamò.
<<Mel, tesoro, mi senti?>>, le chiese di nuovo.
Non sapevo in che stato lei fosse. Sembrava in coma. Così ferma, immobile.
Invece dopo qualche secondo iniziò ad aprire gli occhi.
Eccoli di nuovo quegli occhi.
Così azzurri.
Chiari e freddi come il ghiaccio.
Non volevo ascoltare, non volevo invadere la loro privacy o interrompere il loro momento. Mi limitai quindi ad affacciarmi alla finestra, perdendomi nel paesaggio lì intorno.
Da quanto tempo non vedevo o sentivo il calore del sole?
Lo avrei mai risentito?
Da quanto non vedevo un paesaggio così?
Il tempo in quel nulla sembrava non scorrere mai.
Non c'erano ore, né minuti o secondi.
Nulla che scandisse i momenti, gli attimi.
Nulla. Era solo buio.
Ma poi era arrivata la luce e un volto.
E poi questo.
Tutto aveva ripreso a scorrere, ad avere una forma e un colore.
Non sapevo se potevo definirla vita.
Volevo solo viverla.
<<Alan, sei tu?>>.
Quella voce se pur flebile, mi ridestò dai miei pensieri.
Mi girai nella direzione del letto da dove Melanie mi stava guardando. Suo padre non c'era doveva essere uscito.
Fino ad un momento fa non sapevo nemmeno se lei mi avrebbe visto.
<<Ehi>>.
Questo era tutto quello che ero riuscito a dire.
<<Ehi?>>, mi chiese lei ironica.
Si vedeva che si sforzava di non ridere, forse per il dolore.
<<Cosa vuoi che dica?>>, risposi distogliendo lo sguardo.
E lo chiedevo sul serio, non sapevo cosa cavolo dire, come spiegare tutto il casino che avevo nella mia testa.
Ci eravamo conosciuti si e no per qualche minuto. Eravamo degli sconosciuti. Legati da quella strana esperienza che ci accomunava.
E lì mi venne un dubbio.
<<Ricordi qualcosa?>>, le chiesi avvicinandomi.
<< A cosa ti riferisci?>>, mi chiese lei confusa.
Possibile non ricordasse nulla?
No, non era possibile.
Altrimenti avrebbe rimosso anche me.
<< La stanza buia. Ti ricordi?>>, le chiesi concitato.
<<Mmh... Vagamente. Ricordo solo piccoli frammenti, ma pian piano sembrano voler fuggire via dalla mia mente>>.
<<Però ti ricordi di me>>.
<<Ricordo i tuoi occhi verdi e il tuo nome, Alan. Nient'altro>>.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 10, 2020 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Immaterial LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora