Nicolas

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CANZONE 1: Tetris, Pinguini tattici nucleari

Aveva dormito malissimo.
Si era rigirato nel letto più e più volte, senza trovare pace, senza zittire la sua mente.

Tutto per colpa di quella maledetta canzone che gli era entrata in testa e più ne era uscita.

Sperava di averlo superato, ormai erano passati mesi da quando era finita, eppure una semplice canzone aveva mandato in frantumi tutto il lavoro che aveva fatto per stare meglio, per superare quella storia infinita.

Si alzò al suono della sveglia, immediatamente, senza aspettare un secondo di più, prima volta in tutta la sua vita.

Andò in bagno velocemente e si sciacquò il viso, sperando di tirare via la stanchezza, la notte mai passata, quella storia mai finita.

Si rimise gli occhiali, si lavò i denti e, dopo aver messo la sua adorata giacca marrone, uscì di casa, pronto ad andare in bici al lavoro.

Nonostante fosse metà Ottobre quel giorno c'era un bel sole ed il cielo era completamente limpido.

Amava i colori dell'autunno, era l'atmosfera perfetta per le sue fotografie: aveva già una mezza idea di chiedere a Cesare di accompagnarlo quel pomeriggio per delle foto al solito posto, magari portandosi dietro Chewbe.

Sperò quindi che la bella giornata che si prospettava davanti a lui potesse annullare la notte appena trascorsa.

Salì sulla sua bici, mentre le foglie dell'albero che aveva sotto casa iniziarono a staccarsi lentamente, alcune cadendo sulla sua testa.

Sospirò forte, si rimise gli auricolari, ed iniziò a pedalare.

Ormai si era condannato: quella canzone che per caso era partita la sera prima e che lui aveva voluto ascoltare all'infinito per tutta la notte, come per volersi fare ancora più male, era ancora lì ad aspettarlo.

La ascoltò in ripetizione per tutto il tragitto perché dopotutto quel dolore era dolce e amaro allo stesso tempo.
Lo dilaniava ma gli rimandava alla mente dei momenti bellissimi che mai avrebbe voluto dimenticare.

"Tu eri per me
la terza dell'accordo
La nota più importante che decideva la sorte
delle mie giornate vuote"

Mentre svoltava a sinistra, superando un anziano che portava le borse della spesa, ripensò a tutte le volte che si erano trovati ai giardini Margherita, a tutte le volte che lei aveva tirato fuori la chitarra e aveva suonato qualcosa per lui.

Qualcosa, qualsiasi cosa: dopotutto, che fossero i Mumford o Vasco, a Nic andava bene, l'importante era che fosse lei a suonare.
Così lui si sedeva al suo fianco, prendeva le piccole margherite che crescevano ai loro piedi e, tra una nota e l'altra, le intrecciava, riuscendo a posizionarle sulla testa della sua bellissima Giada alla fine della prima canzone.

Per le canzoni successive si sdraiava semplicemente al suo fianco, appoggiando la testa sulla sua coscia e guardandola, mentre suonava, cantando con lei quando c'era bisogno.

Avevano passato milioni di pomeriggi come quello, e, fosse stato per lui, ne avrebbero passati altri ancora, perché lei riempiva davvero le sue giornate vuote.

"Tu eri per me
La bestia più feroce
Che si riesce a domare solamente sotto voce"

Stranamente sorrise a quella strofa: Giada era il suo opposto per tantissime cose, se non tutte.

La sua mente andò subito lontana, al loro primo viaggio on the road, quando, dopo aver guidato per sei ore di fila in direzione Sicilia, si erano fermati al bar di un benzinaio in autostrada.

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