capitolo 10

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Dopo quello che era successo non avevo di certo voglia  di starmene  in camera  mia a rimuginare, quindi avevo detto a Meggie  di lasciarmi il suo posto.

''E perchè vuoi lavorare la sera del tuo compleanno?'' mi guarda come se le avessi appena  detto di essere  un alieno.

'' Semplicemente  perchè non sono dell'umore giusto per starmene  in camera  da sola a pensare''

rispondo con un sospiro.

''E a cosa dovresti pensare scusa ?''

''Al disastroso incontro di oggi con Fabio '' Meggie  spalanca gli occhi e apre la bocca e dato che so gia che  vuole  chiedermi ogni particolare dell'uscita e  siccome  non ho la minima voglia di parlarne  la blocco all'istante. '' Ah no ! non ne  voglio parlare , domani ti spiego ma adesso ti prego lasciami il tuo posto''

Sbuffa evidentemente  delusa dal mio mutismo '' Anche se  sei una stronza  non ti lascerò lavorare  il giorno del tuo compleanno e  poi scusa  non serve che tu stia in camera, non hai quella fantastica sala da ballo adesso ?'' 

Dio mio ha  ragione. Non me  ne ricordavo già più. 

Armata di nuova allegria, faccio un bel respiro lungo e  mi esibisco in un bel sorriso.

'' Hai ragione  Margheritina mia, vado a farmi una bella seduta di ballo terapia''

Giro i tacchi e esco mentre  Meggie  mi urla '' Sai che  odio essere chiamata cosìììì ''

Quasi saltello mentre  tiro fuori tutte le  mie vecchie  cose da ballerina : scarpette, body, scaldamuscoli e scaldacuore  sono ancora tutti lì, come se mi avessero aspettato sapendo che  un giorno sarei tornata da loro.

Prendo le scarpette, le  calze  e  poi al posto del body metto una maglietta stretta e dei pantaloncini, li ho sempre trovati più comodi per  allenarmi.

Inizio con il riscaldamento e  poi metto una musica  nel magnifico stereo che ha fatto istallare  il signor Ken.

Come  ogni volta  la musica che ballo riflette  i sentimenti che provo, rabbia, tristezza confusione  tutto esce  senza  il minimo bisogno di parole  quando ballo. 

Danzare  per  me  è sempre stata la comunicazione  vista da  una angolazione  diversa, vista con gli occhi di chi è stanco delle parole e vuole  solo trasmettere cio' che sente  senza  il minimo bisogno di spiegarlo, senza doversi giustificare, solo dicendo: '' Eccomi, ecco cosa voglio dire, ecco cio' che sono, ecco cio che sento, ed è così puro e semplice'' 

Ballo ad  occhi chiusi per  un tempo interminabile  poi ad un tratto sento un applauso, lento e cadenzato.

Mi fermo di colpo, apro gli occhi e  lui è lì che  mi fissa con un sorriso da perdere  la testa, io invece, sono lì che  lo fisso come  una poraccia tutta sudata in magliettina, pantaloncini e scarpette da punta.

'' E chi si immaginava che  in una cosina così piccola e goffa ci fosse tanta grazia ''

Spalanco gli occhi. Io? goffa? non mi era mai sembrato.

'' Da quanto tempo è che  sei lì a spiarmi ?'' lo sfido con un'occhiata e intanto inizio a riprendermi, sciolgo i capelli e  studiatamente  mi acuccio per  togliere le scarpette.

Ma che diavolo sto facendo ? 

'' Da  un po', comunque  quei pantaloncini inguinali ti donano sai ?''

A quelle parole inciampo su uno dei nastri delle scarpette e volo a terra, poco male dato che ero già accucciata. 

Il fatto è che  ho appena dato un punto a lui, che difatti se la ride  tranquillo.

Nell'arco di una vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora