CAPITOLO I - SORGERE

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SORGERE

Mi dileguavo nei corridori della scuola perché non sapevo come comportarmi in mezzo alle persone,
come imparare a comunicare, a sorridere quando in realtà dentro stai bruciando.
Scappavo alla fermata dell'autobus e ricordo ancora le risate dei ragazzi di terza alle mie spalle,
gli piaceva prendermi in giro.
Scoprì poi attraverso una loro amica che piacevo a uno di quelli, moro, alto quanto basta, il più popolare.
Perché cercare chi con te non potrà mai competere mi sono sempre chiesta;
che senso ha essere completi ma sperare in un qualcosa di aggiuntivo, che certo migliorerebbe la tua vita ma se è già così bella è così importante?
Capì di sbagliarmi nel momento in cui smise di guardarmi nei corridoi quando si accorse che non avevo la minima intenzione di dargli una possibilità.
Era infatti una cosa, non un sentimento, era un divertimento, qualcosa che 'se si può fare ben venga altrimenti ci si becca'.
Così povero di mente quel ragazzo.
Immensa era la rabbia che talvolta invadeva i miei vasi sanguigni quando li sentivo ridere, perché me, perché non qualcun'altra?
Ritornavo a casa e inzuppavo le pagine su cui scrivevo, era mio solito sfogarmi sprigionando tutto quello che mi fermava, che mi bloccava.
Sentivo di essere a un passo dalla vincita, dal mettere i piedi per terra e affrontare la realtà ma quel gradino non l'ho mai superato.
Ricordo quel giorno quando mi misi a piangere nei bagni e Sofia venne ad asciugarmi le lacrime, a dirmi che era solo una giornata no, che il professore di Italiano non intendeva sminuirmi davanti a tutta la classe, era venuta a dirmi che a casa tutto sarebbe ritornato in ordine, che 'la mia anima si sarebbe purificata il giorno in cui avrei accettato di essere la vittima e non il carnefice di quello che mi accadeva intorno', o più semplicemente che non era colpa mia se tutto andava al contrario.
Quelle parole mi rimasero così tanto in testa che non mi abbandonarono nemmeno in 2^ o in 3^.
Era così difficile però credere che davvero tutto quel casino si sarebbe ridotto in un sorriso al bar con gli amici, pensando all'adolescenza e ai mille problemi a cui non siamo mai riusciti a trovare una soluzione per il nostro essere troppo testardi e ingenui.
Poi mi svegliai un giorno, me lo ricordo a memoria, ricordo persino quella sensazione che provai quando sbattei le palpebre per la prima volta, appena sveglia.
C'era qualcosa in me che pregava di uscire, talmente forte che sentivo il fuoco dentro che non mi faceva ragionare lucidamente.
Non andai a scuola quel giorno, chiesi a una mia amica di venire da me ma non lo fece e successe l'imprevedibile.
Quel calore che sentivo iniziò a propagarsi così velocemente e non sapevo come tirarlo fuori, mi stava distruggendo.
Presi in mano la penna e iniziai a scrivere in quel corsivo che abbandonai anni prima, quando ero in prima media.
Tutti i miei compagni di classe si mettevano a ridere quando il professore leggeva i miei temi e questo mi fece perdere la voglia di liberare la mia mente davanti agli altri e non solo, mutò anche davanti a me, smisi completamente di farlo.
Scrissi così la prima riga, la prima pagina.
Ero così presa che non sentivo il tempo scorrermi affianco come sempre, si dissolveva tra i pensieri che riuscivo a scrivere in modo così scorrevole che alcune volte provocavano un sorriso mentre rileggevo.
Arrivò l'estate e diedi il mio esame per poi iscrivermi al liceo, la mia scelta non era ancora chiara ma annebbiata dai 'e le mie amiche dove vanno? Dovrei andare con loro oppure no?'
Decisi che non era il caso e mi iscrissi al classico, assurdo per una che alle medie è uscita con 7 vero?
Quell'anno mi segnò profondamente.
Persi la me di una volta, quella che alle elementari andava in tuta, con la coda e con il sorriso.
Divenni una persona fredda, arrogante e apatica.
Io non studiavo mai anzi, uscivo sempre, però non era l'indirizzo il problema, ho sempre amato l'italiano il latino e il greco.
Il problema ero io, mi fermavo davanti alle prime pagine che mi venivano assegnate perché tra me e me pensavo 'non ho bisogno che mi dicano le pagine ho bisogno che mi dicano l'argomento, io mi incuriosirò da sola' ma poi era una grande bugia in verità.
Sono sempre stata molto brava a evitare la realtà e a perdermi tra i miei pensieri fondamentalmente basati sul nulla perché ero la tipica persona che parla senza sapere.
Durante quei mesi persi la forza di vivere, di divertirmi e soprattutto di amare chi avevo vicino.
Quei voti mi bruciavano così tanto che al posto di arrabbiarmi con me stessa davo la colpa a tutto quello che mi girava intorno.
Persi i sentimenti e non riuscì a darli a chi se li meritava, a chi aveva scalato un'intera montagna per entrarmi nel cuore.
Purtroppo distrussi tutto e tutti, in modo egoista, quasi con piacere.
Quel ragazzo, che diede anima e cuore per ascoltarmi, per rendermi felice, si ritrovò con una ferita troppo grande, forse più della mia.
E così quell'anno passò e fu una botta così importante che sapevo avrebbe afflitto tutti gli anni a seguire.
Venni bocciata e persi tutti i contatti con i miei compagni, con i miei amici del tempo, con quelli che dalla scuola mi accompagnavano alla fermata cercando di farmi sorridere e riuscendoci.
E allora qui dedico a voi questo capitolo della mia vita che costituì il periodo peggiore che io abbia vissuto, per colpa mia vi ho rovinato giornate e settimane, avreste dovuto lasciarmi andare senza trattenermi,
ero al limite della sopportazione e quell'esplosione di rabbia mi ha portata a odiarvi tutti quanti immensamente.
Ma un grazie ve lo dedico, molto grande, di quelli che spero riempiano il vostro cuore e che vi facciano ripensare a quei momenti con felicità e non più con rabbia nei miei confronti.
Mentre leggevo mi perdevo tra le righe di quell'autore che mi trasportava in un mondo a parte, mi riempiva il cuore e dava spazio alla mia fantasia, mi faceva credere di poter vivere di sogni anche davanti alla realtà.
Parlava tanto di ''speranza'' ma 'cos'è?' mi chiedevo in continuazione.
E' una sensazione che provi con il cuore o con la mente?
Mi sono sempre rifugiata in una dimensione parallela in cui per sfogare il dolore mi facevo del male, sia dentro che fuori e questo mi aiutava a esalare l'ultimo respiro a fine giornata, a non farla finita, ma la speranza di cui la gente parla, già non c'era più, mi aveva abbandonata quando mi chiusi per l'ennesima volta in bagno a piangere.
Mi aiutava sfogarmi quando in classe mi prendevano in giro perché 'ero brutta', perché non mi vestivo secondo 'la moda', perché studiavo sempre e non uscivo mai.
E' così che persi per la seconda volta quella 'speranza', mutò in insicurezza e mi distrusse così tanto che ancora oggi, mentre leggo quel libro e mi perdo tra le mie riflessioni, lotto, ricostruisco e ricompongo tutti i pezzi che ho perso lungo il cammino.
Decisi che ero allo stremo e che dovevo concentrarmi solo su me stessa, perdendo di vista tutto ciò che, a mia insaputa, mi teneva ancora in vita.
Così mi ritrovai vuota come chi mi circondava, senza forze, senza speranza, capii cosa volesse dire 'toccare il fondo', ma in tutto questo non ero sola.
Mi sentivo sola ma non lo ero, avevo mio padre, la mia persona per eccellenza che mi è sempre stato vicino, mi ha sempre ascoltata ma più di tutto perdonata.
E' l'unica persona per la quale cederei la mia vita per dargliene un'altra.
Non ho mai, personalmente, creduto nel rapporto tra 'genitore-figlio' oppure 'fratello-sorella', ma credo fortemente nel rapporto tra due persone a cui appartiene solo ed esclusivamente un nome e un cuore.
Oltre a mio padre che è stato la chiave di tutto c'era un'amica e un ragazzo, due delle persone più preziose che ho avuto modo di incontrare perché pur non chiedendo nulla mi aiutarono e mi tirarono fuori da quel loop nero in cui la luce si era spenta già da un po'.
Allora vorrei dirti che non sei solo e non lo sei mai stato, sei semplicemente come me, per quanto tu ti possa illudere di non farcela credo in te più di chiunque altro perché ti capisco e so che la forza non la trovi più nei gesti di chi hai accanto ma la senti più profonda nelle parole di chi non ti ha mai letto, eppure ti sa scrivere.
Allora sorgi, sii come il sole, illumina il tuo mondo, lotta, vivi, come sto facendo io.
Mostra le tue debolezze a chi ami e i punti di forza a chi cerca di spegnerti. Non sentirti mai stanco, non rimandare, non nascondere i tuoi sentimenti ma anzi, vivili, rischia, metti tutto in ballo perché solo così riuscirai a trovare chi ti saprà capire davvero, impara ad amare sul serio e non pensare che sia complicato, ti assicuro che quando avrai davanti la persona giusta sarà come respirare. Non circondarti di persone che ti sminuiscono, cambia tutto, se necessario parti da zero ma oggi, non domani.

Mentre chiudevo il libro smisi di pensare un momento a tutto e mi isolai, come sempre, perdendomi tra le chat di Whatsapp e le storie di Instragram, separandomi ancora una volta, da chi cercavo di essere e chi ero davvero.

Entropia (progetto chiuso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora