𝖘𝖎𝖑𝖊𝖓𝖟𝖎𝖔 𝖊 𝖗𝖎𝖈𝖍𝖎𝖊𝖘𝖙𝖆 𝖉'𝖆𝖎𝖚𝖙𝖔

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*NAMJOON*

Dopo lo spiacevole evento avuto con Jimin non ero più riuscito a dormire.

Avevo paura di lui, della possibilità che potesse farmi di nuovo del male ─ nonostante avesse comunque fatto scorta di cibo ─ e non avevo alcuna intenzione di mettere in gioco la mia vita unicamente a causa dei suoi sbalzi di istintività tramite i quali avrebbe potuto azzannarmi ─ o peggio uccidermi seriamente ─ senza nemmeno rendersene conto.

Avevamo quindi scelto di ripartire nonostante fosse piena notte.

Mi concessi di camminare a piedi, senza alcun aiuto da parte sua e nel silenzio più completo perché da quella sera in poi avevo deciso di privare il grigio della mia parola.

Non m'importava che fosse dispiaciuto o meno, non m'importava nemmeno il modo in cui la sua famiglia l'aveva cresciuto ma non avrei mai permesso che quella sua cattiveria fosse rimasta impunita; avrei trovato il modo per vendicarmi ma fino ad allora l'avrei ripagato unicamente con il mio silenzio.

Peccato che al vampiro poco sembrava importare, continuava a camminare tranquillo al mio fianco, dandomi indicazioni quali "al prossimo sentiero fai attenzione dove metti i piedi", "tra una decina di chilometri siamo arrivati", "manca poco" e via dicendo, quasi come se fosse ben consapevole che non gli avrei voluto rivolgere parola nemmeno per chiedere informazioni.

Non mi sorpresi nemmeno più di tanto quando ad ogni mio pensiero più o meno intenso rivolto verso di lui, si voltava con tanto di occhiataccia tra il basito e il nervoso. Riusciva a percepire quanto quell'attacco mi avesse dato fastidio e nonostante camminammo per tutta la giornata in completo silenzio, non smisi mai di spingere i miei pensieri verso la sua mente, in una maniera così intensa che ad un certo punto sentii ogni collegamento cessare.

Mi aveva chiuso fuori dalla sua mente.

«Senti-» si fermò, indicandomi un'enorme pietra. «Prima che il sole cali di nuovo ho bisogno di uscire a cercare del cibo quindi stai lì, non muoverti e aspettami» mi ordinò, attendendo qualche secondo per verificare che no, non gli avrei risposto ma allo stesso tempo sì, lo avrei ascoltato. «Bene»

Lo vidi darmi le spalle ed avviarsi verso il bosco ─ che stavamo circumnavigando a piedi ─ in cerca di animali, o persone; riuscii a tenere lo sguardo sulla sua figura solo per pochi secondi perché poi scomparve più in profondità e non fui più in grado di individuarlo tra tutta quella flora.

E passò un minuto, due, cinque e poi dieci, mi chiesi se avesse fatto costantemente cilecca, se il bosco fosse privo di creature abbastanza sazianti, se avesse avuto qualche imprevisto o se semplicemente si stava riempiendo lo stomaco pur di sopportare la fame per altro tempo senza dover necessitare di queste pause.

A mia volta decisi di approfittare della solitudine per concedermi del pane senza avere addosso gli occhi del vampiro, disgustati di come riuscissi a mangiare qualcosa del genere. Come se il sangue a me piacesse.

Mi sedetti meglio sulla pietra, incrociai le gambe e presi a gustarmi uno degli ultimi panini a mia disposizione di cui pregai di trovarne una piccola scorta all'interno della casata di Jimin; alla fin fine, io non l'avevo lasciato morire di fame quindi lui avrebbe ricambiato il favore giusto?

Nemmeno alzai lo sguardo quando sentii i suoi passi fare ritorno, restai con sguardo basso e corrucciato, ancora intenzionato a non parlargli, a non domandargli come fosse andata la sua caccia, di cosa o di chi si era nutrito e altro. Non m'interessava perché alla fine ─ non appena avrei recuperato e salvato mia sorella ─ avrebbe semplicemente fatto di me ciò che voleva e lo avrebbe fatto guardandomi come oggetto o come cibo, sicuramente non come una persona.

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