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Mi giravo e rigiravo intorno, come se un fantasma stesse giocando con me.

Percepivo i suoi occhi penetranti, che mi deprivavano delle poche cose che possedevo, lacerandomi anche la pelle lurida.

Ma non erano altro che le stelle, irremovibili dalla loro posizione, che subivano gli sguardi altrettanto vitrei degli spettatori, lontani.

Nonostante ciò cedevano alle solitudine, come un attore in teatro senza spettatori.

Come i vagoni del treno senza passeggeri.

Mi affacciai alla piccola conca, per bearmi di pochi secondi di quell' immagine paradisiaca, soprannaturale.

Scorsi nell' acqua un  pesciolino, che si avvicina alla mia riva e fu proprio in quel momento che cominciai a decifrare il mio riflesso.

Notai tutte le mie imperfezioni, una dopo l'altra, secondo dopo secondo.

Ciò che pensavo di essere è diverso da quel riflesso, siamo due persone diverse.

Non ti appartiene.

Quindi gli altri davvero mi giudicano per ciò che sto guardando adesso?

Si.

Si.

Si.

E allora non importa come sei tu davvero, come sei dentro.

La loro dannata natura li limita all'aspetto esterno a primo impatto.

Per ciò che fai vedere.

Per i tuoi filtri.

Vedono di te solo una finestra.

Quella di camera tua che apri al mattino, per far entrare un po' di aria fresca.

Ma la casa è diversa.

E lo sai.

Come le StelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora