Capitolo 1

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<<Vargen ylar i nattens skog(Il lupo ulula nella foresta notturna)

Han vill men kan inte sova(Vorrebbe dormire, ma non ci riesce)

Hungern river i hans varga buk(La fame dilania la sua pancia di lupo)

Och det är kallt i hans stova(E fa freddo nella sua casetta)

Du varg du varg, kom inte hit(Oh, lupo, oh, lupo, non venire qui)

Ungen min får du aldrig(Il mio piccolo non potrai mai prendertelo)

Vargen ylar i nattens skog(Il lupo ulula nella foresta notturna)

Ylar av hunger o klagar(Ulula per la fame e geme)

Men jag ska ge'n en grisa svans(Ma io gli darò una coda di maiale)

Sånt passar i varga magar(Cose del genere vanno bene per lo stomaco di un lupo)

Du varg du varg, kom inte hit(Oh, lupo, oh, lupo, non venire qui)

Ungen min får du aldrig(Il mio piccolo non potrai mai prendertelo)

Vargen ylar i nattens skog(Il lupo ulula nella foresta notturna)

Han vill men kan inte sova(Vorrebbe dormire, ma non ci riesce)

Hungern river i hans varga buk(La fame dilania la sua pancia di lupo)

Och det är kallt i hans stova(E fa freddo nella sua casetta)>>.

Questa canzone risuona nelle mie orecchie, in una melodia dolce e al contempo fastidiosa in esse. I miei occhi sono chiusi, non vedo niente, ma riconosco perfettamente quella voce e le sottili braccia della donna che mi tiene tra le braccia: mia madre. Il suo tocco è così delicato da coprire addirittura quel piccolo fastidio che provo. Ricordo quella canzone. Quando ero piccola, mia madre me la cantava ogni notte di luna piena, sempre. Sapeva benissimo che quella musica non rientrava tra le mie preferite, ma la cantava lo stesso.

Ad un tratto, sotto quella melodia, un ringhio agghiacciante, rabbioso, assassino, riecheggia nell'aria fredda che ci circonda.

Tutto tace, tranne quel suono che mi provoca dei brividi sulla pelle. Ma non è questo a farmi spalancare gli occhi. No. Quello che porta le mie palpebre praticamente a scomparire, è un ululato. Forte, profondo, ma che al tempo stesso mi dona libertà, protezione, felicità. Lo sento mio, come se fosse il mio. Mi sento legata ad esso, indissolubilmente.

Allungo la testa oltre il braccio di mia madre che scappa spaventata. Riesco a percepire il suo terrore.

Vedo un enorme lupo bruno, a cui si  contrappone un'altra figura, che pare anch'esso lo stesso animale, ma di cui non riesco a vedere nient'altro. Ma so con certezza che non devo lasciarlo solo, devo andare là, ora. Provo a liberarmi dalla stretta della donna, ma non ci riesco e la paura mi invade. Grido con tutto il fiato che ho in corpo. Il secondo lupo si volta verso di me, guardandomi con quegli occhi quasi del tutto color oro colato, con qualche sprazzo nocciola. Il mio respiro si blocca, quando l'altro animale cerca di azzannarlo al collo.

Mi alzo di scatto dal letto, con la luce che già fuoriesce dalla finestra, proveniente dal cielo di settembre, con il respiro affannato e la mente confusa.

Affondo il viso tra le mani, ripensando a quegli occhi.

Sono giorni che ho iniziato a sognare solo essi, in diverse circostanze. Hanno iniziato a tormentarmi. Certe volte li detesto, altre volte sono l'unico mio appiglio. Accidenti, devo smettere di guardare tutti quei film fantasy.

<<Artemisia! Svegliati! È il primo giorno di scuola>>urla mia madre dalla cucina. Il nostro è solo un piccolo appartamento, non capisco il motivo per il quale debba urlare così tanto. Poi ripenso a quello che ha detto.

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