Capitolo 4

13 3 0
                                    

Giungo di fronte alla porta di ingesso di casa mia, vedendo già dalle finestre la luce accesa nel soggiorno. La mia imminente fine si avvicina. Mi avvicino cauta alla serratura che mi appresto ad aprire con la chiave che stringo nella mano tremante, emettendo un bel respiro allo stridolio dell'asse che si apre. Sento subito le scarpe di mia madre riecheggiare nel corridoio, che percorrono veloci e violente il pavimento.

<<Artemisia Row! Mi spieghi dove eri fino ad ora?! Sono trenta minuti che cerco di chiamarti e non rispondi! Ero preoccupata!>>inizia a sbraitare quando non ho neanche messo entrambi i piedi in casa.

<<Mamma, posso spiegare...>>

<<Sono proprio curiosa di sentirti. Lo sai che a quest'ora io ti voglio a casa!>>continua.

<<Ero con i miei amici. C'era anche Hope>> non è la pura verità, ma neanche una totale bugia. Ho solo omesso le avventure nella scuola, e che ero con due ragazzi che conoscevo da appena un giorno.

<<Ah si? Voglio proprio vedere>>estrae il telefono dalla tasca. Merda! Lei ha il numero della madre di Hope, sono molto amiche! Sono fottuta!

<<Mamma è tardi per chiamarla. Non puoi semplicemente farlo domani, invece di disturbarla?>>intervengo nella speranza che rinunci all'idea, cercando di nascondere un rivolo di sudore freddo che mi scende dalla nuca.

<<Bene, domani ti accompagnerò io e vorrò sentirla di persona. Ora fila in camera tua, di corsa! Sei in punizione, uscirai da questa casa solo per andare a scuola, sono stata abbastanza chiara?!>>mette le mani sui fianchi con espressione minacciosa.

<<Ma...mamma ho ritardato di mezz'ora! Non sono stata fuori dalla sera alla mattina competamente ubriaca! Non puoi mettermi in punizione!>>

<<Artemisia, io sono tua madre e io prendo le decisioni, qui! Va in camera tua, adesso!>> indica la direzione con un dito, mantendo l'altra mano nella solita posizione. Dal viso si vede che vorrebbe gridare e tenermi incollta a sentire la sua sgridata anche tutta la notte, ma mia madre non è una persona alla quale piace disturbare altra gente, in qualunque contesto. Decido che, pur volendo farlo, è meglio non ribattere.

Con passo scocciato, alzando gli occhi al cielo, mi dirigo nella mia camera, dove chiudo la porta e butto distrattamente la giacca che indossavo sulla sedia della scrivania. Come una campionessa olimpica mi tuffo tra le lenzuola del mio letto, prendendo in mano il telefono. Data la luce spenta nella stanza, l'unica fonte luminosa è proprio lo schermo dell'oggetto. Sbloccandolo dalla password, noto la presenza di varie notifiche. Controllo maggiormente, rendendomi conto delle dieci chiamate perse di mia madre e delle due da parte di Hope. Non esito a richiamare quest'ultima, per capire il motivo delle sue telefonate.

<<Ehi, tu>>risponde dopo due squilli.

<<Si, sono io. Che succede?>>

<<A me niente, e a voi? Avvistato qualche spiritello nei meandri della scuola?>>chiede curiosa, e anche se non la vedo, so che sta sorridendo. Ripenso all'esperienza vissuta. Tutto mi sembra così confuso ed inspiegabile. Gli avvenimenti non sono stati certo uguali a quelli della scorsa volta, ma non riesco a dare loro una spiegazione logica. Come è possibile che quella porta fosse aperta? E perché ben due becher di vetro si sono rotti? Che siano stati messi male e la porta non sia stata chiusa mi sembra improbabile, tutti nella scuola sono molto puntigliosi su questi dettagli, anche se piccoli. C'è davvero qualcosa in quella scuola? Non ne ho idea. Mi sto ricredendo davvero, e mai me lo sarei aspettato.

<<Ehi, ci sei? Il fantasma ti ha ucciso all'improvviso?>>la voce della mia amica mi fa risvegliare di scatto dalla trance di pensieri in cui ero caduta.

Royal BloodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora