Apro gli occhi di scatto in preda ad un attacco d'ansia improvviso. Afferro il cellulare, rischiando anche di farlo cadere a terra, per guardare l'orario. Spalanco gli occhi. Maledizione, è tardissimo!
Scendo in tutta fretta dal letto e mi preparo di corsa, afferrando i primi vestiti che mi capitano davanti agli occhi ed evitando inoltre di dedicare molto tempo al trucco, limitandomi a sfumare del correttore sotto gli occhi e a mettere un po' di mascara sulle ciglia.
<<Mamma! Sono pronta, andiamo?!>> domando scuotendo la testa per tentare di togliere le ciocche ribelli dei miei capelli dal viso. Ma quando arrivo in cucina, trovo solo un biglietto:
"Buongiorno Artemisia, oggi sono dovuta andare a lavoro molto presto e non posso uscire per accompagnarti. Magari chiedi un passaggio da qualcuno. Tornerò appena posso. Buona scuola"
CHE COSA?!
E' mai possibile che ogni volta che sono in estremo ritardo, quella donna non ci sia?!
Senza nemmeno pensarci, mi butto fuori di casa, ed inizio a correre a più non posso verso la scuola. Stanotte deve aver piovuto, dato che il terreno è ancora bagnato e pieno di pozze d'acqua. Ed io, stupida idiota quale sono, mi sono messa delle scarpe basse, per cui ho una parte di caviglia scoperta, così ad ogni goccia che vi cade, ho brividi lungo le gambe.
Ad un certo punto, un'auto mi passa affianco piuttosto velocemente, bagnandomi un'intera gamba e parte del busto, dopo essere passata sopra una pozzanghera.
<<MALEDETTO IDIOTA! VA ALL'INFERNO, FIGLIO DI UNA POZZANGHERA SCHIFOSA!>>urlo contro la vettura grigia. Nessuno passa mai in queste strade isolate, proprio adesso doveva venire un'auto?!
Mi infilo una mano tra i capelli in un gesto disperato e l'espressione già stufa di questa giornata. Riprendo poi a correre cercando, nel frattempo, qualcosa con cui asciugarmi. Ovviamente la mia fortuna mi porta a non avere neanche un fazzoletto. Sento i jeans stringersi alla pelle in modo irritante, il che mi rende la gamba fastidiosamente umida.
Fortunatamente la mia velocità nella corsa è sempre stata piuttosto alta, tanto che riesco ad arrivare qualche minuto prima di quanto avrei creduto. Ma ovviamente, ancora una volta, all'ingresso non c'è assolutamente nessuno.
Ne approffitto per rallentare di poco il passo per riprendere fiato, solo per accorgermi di avere le scarpe totalmente bagnate. Sospiro affondo, prima di entrare nell'atrio scolastico. Grazie al cielo è tutto deserto e non c'è la preside a farmi l'agguato come ogni anno. Mi guardo ancora un po' in giro sorpresa, ma soddisfatta di questo avvenimento a dir poco raro.
Vado verso la mia classe continuando ad essere in allerta. Busso un paio di volte alla porta dell'aula e solo dopo aver sentito un chiaro "avanti", la apro.
<<Artemisia Row, ogni anno la stessa storia! Come regalo di diploma ti regalerò una nuova sveglia, così che almeno al college tu possa svegliarti ad un orario adeguato!>> mi rimprovera la professoressa. È piuttosto giovane come insegnante, e forse è anche quella con cui abbiamo anche un rapporto più confidenziale.
<<Buongiorno anche a lei prof, le sarei grata, ma non serve. E' solo la maledizione del primo e del secondo giorno di scuola>>ribatto facendo scappare un risolino all'intera classe.
<<Come no. Va al tuo posto>> me lo indica con un veloce gesto della mano. Ad un tratto Hope avvicina le eccessivamente carnose ma naturali labbra tinte di un rosa intenso, lievemente sproporzionali rispetto al viso dai lineamenti fini come quelli di una bambina, al mio orecchio.
<<Te l'avevo detto che eri fortunata. Altro che carino, quello è un figo da paura>> mi fa l'occhiolino, prima di guardare verso la cattedra. Sposto lo sguardo nella stessa direzione, vedendo un ragazzo piuttosto alto, dalle spalle larghe e muscolose, nascoste da una felpa rossa con maniche bianche. I capelli sono di un marrone scuro che arrivano, lisci, alla base del collo.

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Royal Blood
LobisomemArtemisia è una ragazza normale. O almeno, è quello che avrebbe voluto dire. In fondo, credeva di esserlo fin quando quegli occhi non hanno iniziato a popolare le sue notti, come un conto alla rovescia che ha raggiunto lo zero, il giorno del suo dic...