La vita dà, la vita toglie

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Il concerto era finito, lasciando già la malinconia nei cuori di quelli persone.
Bea,Asia e Marika sospirarono, ormai rassegnate al fatto che le cose belle durano veramente poco.
- Stiamo attente,non perdiamoci. C'è un sacco di gente- disse Asia,prendendo le mani delle sue amiche. Si stavano recando verso l'uscita dello stadio, ma c'era così tanta folla che ci misero un'ora prima di ritrovarsi davanti ai cancelli da cui erano entrate.
-Aaahhh, finalmente. Mi sentivo soffocare!- esclamò Marika, lasciando la mano della sua amica e respirando a fondo.
-Tutto bene?- le chiese una Bea apprensiva.
-Si,tranquilla. C'era troppa gente-.
Le tre ragazze iniziarono a camminare verso il parcheggio in cui era ferma la loro auto. Ridevano,guardavano le foto e i video che avevano fatto, desiderando di tornare indietro a qualche ora fa.
- Mamma mia, sembra esser durato un secondo. Mi manca già- protestò Asia,mettendo il broncio.
Le altre scoppiarono a ridere, guadagnandosi una linguaccia dalla loro amica.
Arrivarono alla macchina, ma mentre Bea stava salendo dal lato del guidatore, alzò lo sguardo e lo rivide. Anche lui la stava guardando, esattamente come era successo poco prima. E proprio come prima le rivolse il suo sorriso, accompagnato con un cenno della mano. Bea arrossì e sorrise debolmente. Rimase lì, ferma,fin quando lui e la macchina guidata dal suo autista, non scomparvero dalla sua visuale.
-Oiiiiii ma ti muovi? È tardi ed io avrei sonno!!!- urlò Asia, ormai comodamente seduta al lato del passeggero. Si sporse verso la sua amica ancora in piedi e la tirò per la t-shirt facendola ritornare sul pianeta terra.
-Quanto sei pesante e fastidiosa,Asia. Te l'ho mai detto?- mormorò Bea,salendo in auto e mettendo in moto. Marika dai sediolini posteriori ridacchiava, amava quelle scenette che si creavano tra le due ragazze.
-Tantissime volte,amore mio. Eppure non riesci a stare senza di me. Ma chi c'era che ti sei incantata così?-
-Nessuno..- rispose Bea mentre sfrecciava per le strade della capitale, cercando di nascondere quel sorriso che le era ricomparso sul volto ripensando all'incontro di poco prima.
    
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"Che strano il destino, ha voluto che la rincontrassi", pensò Giuseppe, guardando fuori dal finestrino e ammirando il cielo limpido di quella notte di Luglio.
-Sei felice che lo hai conosciuto?- mormorò un Rocco stanco, non si sentiva più l'età per fare le ore piccole.
-Si, ed ha confermato quello che pensavo. Niccolò è un ragazzo speciale,umile. E spero che molti giovani possano prendere esempio dal suo essere così ambizioso e testardo!-
-Hai ragione, è stato davvero bello stasera. Ne è valsa la pena- esclamò il suo braccio destro, alzando le mani quando il premier lo guardò come a dire "te lo avevo detto".
Ma c'era qualcosa che un po' lo tormentava. Gli occhi di quella ragazzina li aveva ancora impressi nella mente. Il suo corpo agì da solo,non si era nemmeno accorto di averla salutato alzando la mano. Molte volte aveva rivolto lo sguardo su di lei,nello stadio. Lo faceva sorridere il suo modo di cantare a squarciagola insieme alle tre ragazze che erano accanto a lei. Non avevano smesso nemmeno un secondo di godersi quel momento. Giuseppe non sapeva se erano delle studentesse, o forse delle bariste, o delle commesse.. ciò che vide però era la loro giovane età,che per una serata le aveva lasciate libere da ogni forma di responsabilità.
Pensò spesso a suo figlio,quella sera. Provava dispiacere nello stare lì senza di lui, come provava dispiacere per tutte le cose che aveva fatto senza di lui. Molte volte si ritrovava nostalgico pensando agli anni prima della carica importante che aveva indossato. Lui e Niccolò facevano tutto insieme. Lo aiutava con i compiti, era presente ad ogni compleanno,ad ogni recita. In due semplici parole : c'era. Più e più volte aveva messo in discussione tutto, avrebbe mollato subito quella poltrona pur di riavere indietro quel tempo che aveva tolto a suo figlio. Sospirò rumorosamente, e appoggiò la testa allo schienale del sediolino,chiudendo gli occhi.
-Tutto bene?- gli chiese Rocco.
-Stavo ripensando alla frase che mi ha detto Ultimo, nel camerino-
-Cioè?-
-"La vita dà, la vita toglie, presidente", e quanto è vero,mio caro Rocco.-
Arrivarono a Palazzo Chigi e Giuseppe camminò a passo svelto verso la sua camera. Appena vi entrò compose il numero di suo figlio. Era tardissimo,ma sperava di poterne sentire la voce anche solo per pochi secondi.
-Papà? Stai bene?- rispose dopo qualche squillo un Niccolò dalla voce impastata dal sonno.
-Si,amore. Adesso si-
Restarono per un bel po' a parlare, Giuseppe raccontò al ragazzo la sua serata, cercando di trasmettergli tutte le emozioni che aveva provato lui. Niccolò si mostrò invidioso, anche a lui sarebbe piaciuto andare ad un concerto.
-Ci andremo presto,te lo prometto-
Ma questa volta non era una promessa fatta e non mantenuta, come era suo solito fare. Voleva che suo figlio provasse esattamente tutto quello che aveva provato lui. Non importava di chi fosse il concerto, la musica ti regala sensazioni meravigliose a prescindere dal genere.
Dopo un po' si diedero la buonanotte e Giuseppe dopo essersi tolto quei suoi soliti abiti formali, si mise a letto.
Quella notte sognò la musica e una ragazza giovane, dai capelli lunghi e mossi, che ballava senza smettere di guardarlo.

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