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Luka aprì gli occhi. Aveva il cuore che gli galoppava nel petto e la fronte madida di sudore. Sbatté più volte le palpebre nel tentativo di mettere a fuoco l'ambiente che lo circondava: era nella sua stanza, sul Liberty. Timidi raggi solari penetravano attraverso le veneziane.

Si sedette a metà letto. Un lieve aroma di agrumi gli toccò le narici. Sbuffò e si alzò. Aveva avuto un incubo, di quelli tremendamente reali. Per fortuna ricordava solo alcuni flash, immagini sfocate che andavano diradandosi nella mente. Era certo che al centro dell'incubo ci fosse Marinette, ma non fu in grado di ricostruire l'intera scena.

Dopo essersi preparato, aprì il cassetto della scrivania e prese l'orologio di Vivica da portare dall'orologiaio per farlo riparare. Uscì sul ponte: sua madre Anarka stava intonando un motto piratesco, Juleka ascoltava la musica col suo ipod. Le salutò e si avviò verso l'orologiaio.

Entrato nel negozio, un uomo corpulento con una smorfia di rabbia dipinta sul volto lo urtò con la spalla ed imprecò: l'odore acre di agrumi si fece più intenso e gli causò un capogiro. Una scossa gli fece ritrarre il polso. Osservò attraverso la vetrina l'uomo allontanarsi.

«Tutto bene ragazzo?» L'orologiaio, un ometto calvo con occhialoni marroni, fece capolino da dietro il bancone.

Luka si voltò ed annuì. Gli consegnò l'orologio e si raccomandò di trattarlo con cura. Vivica l'avrebbe impiccato alla maniera piratesca se gliel'avessero rotto.

Uscendo dal negozio, incrociò Marinette. L'odore di agrumi tornò ad infastidirgli il naso.

«Stai bene?» Marinette gli aveva appena raccontato che Alessio era tornato a Milano per un servizio fotografico ed una pubblicità di un profumo. «Mi sembri un po' pallido.»

Luka aggrottò la fronte, lo sguardo vacuo e confuso. «Ho una strana sensazione di deja-vu.»

Marinette fece spallucce. «Capita spesso anche a me.»

Alle loro spalle, rimbombò un fragoroso boato e il rumore di vetri rotti. Proveniva dal negozio dell'orologiaio.

Luka afferrò Marinette per il polso e la incitò ad allontanarsi da lì. Attraversarono il dedalo di strade cittadine e assistettero alla scena straziante di un uomo colpito da un akumizzato corazzato dalla testa ai piedi. Luka era certo di aver già assistito a quella scena. Sul Pont Royal, Marinette suggerì di dividersi in modo che entrambi potessero raggiungere casa incolumi.

Per un istante, Luka ebbe l'istinto di seguire Marinette in modo da non lasciarla sola. Poi, decise di fidarsi del suo suggerimento ed avviarsi verso casa.

Sulle scale che conducevano al molo dov'era attraccato il Liberty, Ladybug atterrò davanti a lui. «Luka Couffaine, ti affido il Miraculous del Serpente, lo userai per un bene superiore.»

Luka restò per un attimo interdetto. Prese la scatolina ed indossò il braccialetto. Una scarica elettrica si propagò su per il braccio. Luka barcollò all'indietro, la vista annebbiata. L'odore di agrumi era soffocante.

«Luka!» Ladybug gli passò un braccio dietro la schiena. Lo aiutò a sedersi a terra poggiato con le spalle al muretto.

Luka piantò i palmi delle mani a terra e si affidò alle tecniche di rilassamento delle quali faceva spesso uso. Un paio di minuti furono sufficienti a fargli recuperare le facoltà. «Ora sto meglio. Ho avuto un forte capogiro.»

Ladybug gli accarezzò la schiena. «Se non te la senti, non è necessario che tu corra rischi.»

«No.» Luka si alzò. «Sto bene. Sass, trasformami!»

Le scelte della vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora