Capitolo 5

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ALEXANDER POV

Controllo l'orologio al mio polso, mentre me ne sto appoggiato al bancone in legno della cucina.

Sono quasi le sei del mattino e io sono sveglio da ormai molte ore.

Non che abbia dormito in realtà.

Stanotte non sono riuscito a chiudere occhio. Mi sono rigirato più volte tra le lenzuola ma alla fine, verso le quattro, mi sono arreso trascinandomi fino in cucina per bere del caffè.

Sfilo una sigaretta dal pacchetto presente nelle tasca della felpa che indosso, mettendola tra le labbra.

Mi avvicino alla finestra presente in cucina, cercando di capire che tempo farà.

Il cielo sembra abbastanza limpido, sembra ideale per andare a correre.

La corsa mi ha sempre aiutato a scaricare la tensione e il nervosismo, e in questi giorni ne ho davvero bisogno.

Quando ero in marina ero abituato a percorrere molti chilometri tutte le mattine, tra il gelo e il vento, senza battere ciglio, facendo parte del nostro allenamento.

In carcere persi l'abitudine, ma ho intenzione di riprenderla.

Fumo la mia sigaretta appoggiato al davanzale, gustandomi il silenzio di questa mattina.

New York è una città troppo frenetica per i miei gusti. Ho sempre preferito la tranquillità della campagna dei miei nonni, al caos delle auto che sfrecciano per la strada.

Da piccolo passavo molto tempo da loro, ogni volta che scappavo da casa dei miei.

In quella vecchia casa non ci andava mai nessuno, riuscivo a starmene in tranquillità almeno per un po'.

Mi è sempre piaciuta la solitudine, sto bene da solo e questo non cambierà mai.

Io non sono fatto per quelle stronzate del vivere insieme felici e contenti, del dovermi preoccupare per qualcuno che non sia me stesso.

Sono uno schifoso egoista, non faccio niente che non sia nei miei interessi.

Non mi piacciono i legami, perché prima o poi le persone finiscono sempre per andarsene. Perché perdere tempo ad affezionarsi se sai già come finirà?

È molto meglio così, zero sentimeni vuol dire zero problemi.

Spengo ciò che rimane della sigarette sul posacenere che tengo tra le mani, per poi rimetterlo al suo posto, sul tavolino nero vicino al divano.

Sento qualcuno bussare alla porta, e senza neanche chiedere chi è, vado ad aprire.

Sarà sicuramente quel cazzone del mio amico.

Apro la porta, ed effettivamente Mitchell se ne sta sul pianerottolo, vestito di tutto punto, con un sorriso a trentadue denti.

<Cosa quella faccia? Non sei contento di vedermi?> mi dice, entrando in casa.

<Non che la tua faccia sia la cosa migliore da vedere amico. Che ci fai qui così presto?>dico, gentile come sempre.

<Ho qualche ora libera dal lavoro, e sono venuto ad assicurarmi che tu sia ancora vivo.> mi fissa con un sopracciglio alzato, mentre si accomoda su una delle sedie presenti in soggiorno.

<Wow hai preferito me, a passarle nel letto con tua moglie? Perdi colpi fratello!>dico, prendendolo per il culo.

<Idiota io scopo anche troppo con la mia signora! Sei tu che avresti bisogno di un po' di fica, magari ti passa l'essere stronzo>

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 21, 2020 ⏰

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