Sono Qui

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Lo sapevo.

Sapevo che questo letto non era grande abbastanza per tutti e due, ma è stata la notte più bella della mia vita. La testa di Joseph giace sul mio petto. Cullata su e giù al ritmo dei miei respiri, mentre i suoi di respiri sono quelli lunghi e intensi di chi sta dormendo profondamente. Quindi è così che ci si sente nello svegliarsi tra le braccia della persona amata? È una sensazione strana, intima, colmante e la senti arrivare fin sotto la pelle quando si ispira. Non mi sono mai sentito così. Chiudo gli occhi respirando l'aria profumata dai capelli e la pelle di lui deciso a fermare il tempo in questo preciso istante, ma sono troppo buono. La mia prima lezione è alle 08:00 e ho tutta la giornata piena fino alle 13:00, mentre lui solo una alle 12:00. Come posso permettere che la sveglia suoni e lo strappi bruscamente da questo sonno così prezioso? Appunto, non posso, ma non posso neanche muovermi. Non solo la sua testa è sul mio petto, ma mi sta dormendo completamente addosso come se avesse timore che gli scappi via. Non è una fuga la mia, se non fossi costretto non ci avrei neanche pensato ad uscire dalle sue braccia, devo solo raggiungere il telefono rimasto in carica sulla scrivania. Mi muovo piano verso la fine del materasso e non me la cavo neanche tanto male, quando Joseph ispira forte facendomi gelare. Muove la testa su di me come chi strofina il viso sul cuscino e tira su il braccio che mi ostruiva l'uscita, poggiando la mano sul mio torace. Espira lentamente dal naso trovandosi, evidentemente, in una posizione comoda che non ha nessuna intenzione di lasciare. Mi viene da ridere e mi mordo le labbra per non farne uscire il suono, perché fino a ieri stavo soffrendo come un cane per questo qui che ora mi dorme addosso. Quant'è imprevedibile la vita. Guardo la sua nuca piena di capelli scuri che è diventata nera nel buio della stanza e non posso fare altro che chiedermi come posso lasciare tutto questo? Allora prendo un bel respiro raggruppando tutte le forze che posseggo per poter combattere contro il me che vuole restare qui a osservarlo dormire. Con tanta, tanta, tanta fatica, vinco. Mi alzo senza far cigolare le molle del materasso e sono in piedi. Nella stanza c'è un buio pesto e col piede urto qualcosa di rotondo perché rotola via da qualche parte nella camera emanando il tipico rumore delle cose rotolanti. Di scatto osservo Joseph che giace esattamente come prima. Con più attenzione arrivo alla scrivania. Prendo il telefono e l'orario sul display mi dice che sono rimasti solo 3 minuti al suono della sveglia, neanche fossi un'agente segreto in uno di quei film che odio. La disattivo e accendo la torcia. La punto a terra per vedere dove devo mettere i piedi così da evitare gli oggetti caduti ieri, o meglio dire spinti dalla nostra foga, dalla scrivania per trapassare a terra, ma anche perché così evito che il getto di luce colpisca Joseph. Di solito, penso a cosa mettere il giorno dopo la sera sotto le coperte, ma ieri stavo decisamente pensando ad altro. Le condizioni in cui è ridotto il mio armadio non è poi così tanto differente dal resto della camera. Ci sono vestiti ammassati un po' d'ovunque, ma ricordo di aver riposto da qualche parte il pantalone nero da tuta con due strisce bianche ai lati che ho comprato poco fa. Trovato. Prendo la maglia bianca appesa alla stampella e mi dirigo in bagno. Sono lento nel prepararmi, ma stamattina finisco prima del dovuto anche perché non posso fonarmi i capelli. L'asciugacapelli è rimasto nella stessa posizione in cui Joseph, vestito solo con un asciugamano in vita, l'aveva riposto ieri. Un brivido mi percuote la schiena. È successo davvero? Di riflesso cerco al dito l'anello ambra che mi ha dato ieri e lo trovo lì. Joseph e io... sì. È successo davvero. Respiro tranquillo ora che la possibilità che mi sia sognato tutto dopo una overdose di zucchero e lievito chimico è stata spazzata via e torno in me. Tento di fare qualcosa ai capelli con il gel neanche fossimo negli anni 90, ma il risultato non è poi tanto male. Esco dalla porta che ho lasciato semichiusa, così che non cigolasse nell'aprirla, ed entro nel buio della stanza diretto verso la porta di uscita e alle mie scarpe.

- Che ore sono? – la sua voce, bassa di quasi due ottave, apparsa dal nulla mi fa saltare e mi volto verso di lui. Il raggio di luce, che fuoriesce dallo spiraglio della porta del bagno, illumina parte del letto e anche se non lo colpisce direttamente rende il buio intorno a lui meno buio e riesco a vedere i suoi occhi aperti.

Sunstone (YanSeph) By Glued SkinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora