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La mattina dopo Shoto si risvegliò nel suo triste appartamento e, come da routine, si trascinò in bagno dove si sciacquò il viso e si diresse in cucina per prepararsi il caffè. Sentì un rumore in prossimità della porta d'ingresso e andò a prendere, come il giorno prima e quello prima ancora, il fascicolo dal pavimento. Trovò il suo obiettivo del giorno, un uomo che doveva dei soldi al suo capo e che si era rifiutato pagare il debito. Insieme ai dati sul suo nuovo obiettivo, trovò degli aggiornamenti sul suo obiettivo principale. Izuku aveva effettuato un altro colpo, stavolta era riuscito nel suo intento, infatti aveva rubato la somma di cinque milioni di yen ad un altro ricco possidente amico del suo capo. Il bicolore si lasciò sfuggire una smorfia a quella notizia.

-altro che impegno, tu avevi un colpo grosso da dover fare- ripensò alla sveglia che aveva suonato il giorno prima a casa del verde, esattamente venti minuti prima dell'ora della rapina. Incredibile la rapidità con cui Izuku era uscito di casa e aveva effettuato la rapina. Doveva ammetterlo, quel ragazzo dalle sfumature verdi aveva talento. Un incredibile talento, quasi da invidiare.

Uscì di casa con la sacca contenente il fucile e andò a svolgere il proprio di lavoro. Si posizionò al di fuori di un piccolo fioraio e attese che la sua prossima vittima uscisse. Teneva in mano un mazzo di fiori di vari colori, alcuni blu scuro, altri lilla, in contrasto, ma quel contrasto che rende molto più spiccata la bellezza dei piccoli fiori messi insieme a formare un piccolo bouquet.

Shoto accarezzò con l'indice il grilletto, il polpastrello si beò della sensazione che gli dava la superficie liscia di quella piccola porzione dell'arma e, dopo aver smesso di respirare per qualche secondo, piegò il dito e si concentrò sull'uomo che si accasciò sul marciapiede spargendo i piccoli fiori blu e lilla sull'asfalto macchiandoli di rosso scarlatto.

Smontò il fucile come se non fosse successo nulla, non si rendeva conto di ciò che aveva fatto con il semplice movimento di un dito. Un uomo di settantatré anni era appena morto, stava lasciando una moglie sposata quarantadue anni prima, dopo sette anni di fidanzamento, stava dicendo addio a due figli, ormai adulti e indipendenti, stava dedicando un ultimo pensiero al suo pappagallino che nel giro di due anni non aveva imparato ancora nemmeno una parola.

Shoto gli mostrò le spalle, consapevole che quell'uomo non l'avrebbe notato e se ne andò con l'idea del suo prossimo obiettivo.

Posò il fucile nella sua piccola macchina, una Matiz del 2001, grigia e con le fiancate rigate da un vecchio proprietario. Si mise comodo sul sedile del guidatore. Spinse la frizione fino infondo, un'abitudine che non avrebbe mai perso era quella di arrivare fino alla fine della corsa del pedale anche quando non serviva. Girò la chiave e il quadro elettrico si accese con tutte le sue spie luminose, che subito si spensero lasciando accesa solo quella rossa del freno a mano. Quando trovò parcheggio sotto casa del verde, rimase per qualche minuto seduto in macchina cercando di inventarsi una qualsiasi scusa da propinare al suo obiettivo. Perché mai si trovava sotto casa sua? Doveva assolutamente trovare una giustificazione.

Guardava una piccola macchia sul parabrezza. Un piccione, tempo prima, gli aveva lasciato un ricordino sul vetro pulito e lui non si era impegnato più di tanto per rimuovere la macchia biancastra. Sobbalzò sul sedile quando qualcuno bussò al finestrino della Matiz. Si girò perplesso ed incontrò il sorriso smagliante di Izuku.

Fece fare due scatti alla chiave ancora inserita, abbastanza da permettere al vetro elettrico di abbassarsi.

"ciao" disse allegramente il verde sporgendosi verso l'interno della macchina. L'odore di bosco, che caratterizzava quel ragazzo, invase l'interno della piccola macchina e Shoto ne rimase turbato. Storse la bocca, nella speranza che l'obiettivo capisse che non era gradita la sua vicinanza.

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