Capitolo 1

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Capitolo 1

Camminavo lentamente sul marciapiede, scalciando un sassolino pensierosa. Mi dirigevo a scuola per il primo giorno dopo le vacanze estive. Avevo passato le ultime due settimane ad auto convincermi che quest'anno sarebbe andata diversamente: mi sarei fatta nuove amicizie, e magari avrei anche conosciuto qualcuno di interessante. Ma più la scuola si avvicinava, più l'ansia saliva e mi convincevo che niente sarebbe cambiato dal solito, e la mia vita avrebbe continuato ad essere noiosa e monotona.

Nel parco dell'università tutti gli studenti erano divisi in gruppetti. Sarebbe stato facile: mi ritengo piuttosto simpatica, mi sarebbe bastato avvicinarmi a qualcuno e socializzare. Ma mi feci prendere dal panico, così decisi di andare a sedermi sotto al solito abete. Feci per tirare fuori dalla borsa il libro che stavo leggendo, abituata ai ritardi del mio amico, quando una voce attirò la mia attenzione: “Tesoro!!”

Feci appena in tempo ad alzarmi che mi ritrovai tra le braccia di Harry, il mio migliore amico, nonché uno degli unici due amici all'interno del campus. Mi strinse con le sue braccia forti, togliendomi il respiro.

“Oh, Harry, è da tantissimo che non ci vediamo!! Come stai? Com'era l'Italia?” dissi ricambiando l'abbraccio.

“Cara, ho così tanto da raccontarti! L'Italia era fa-vo-lo-sa. Ma niente sarà mai come Londra. E poi non c'eri tu. Cara, mi sei mancata tanto tanto tanto così.” E accompagnò questa frase allargando le braccia. Sorrisi a quelle parole che solo un amico vero come lui poteva dirmi sinceramente, senza mentire.

“Anche tu mi sei mancato tantissimo.” dissi. Era da praticamente tutta l'estate che non ci vedevamo. Si, insomma, ci sentivamo al telefono, ma non è esattamente la stessa cosa.

“Avresti dovuto venire con me, Veronica, non sai quante meraviglie ti sei persa.” mi disse con aria leggermente scocciata e delusa. Feci per controbattere, ma mi interruppe: “Si si, lo so che è morta una lontana cugina di tua madre (che non conoscevi neanche) e che non c'è stato modo di convincere i tuoi a lasciarti venire con me, ma va bene, sarà per le prossime vacanze.”

“Mi dispiace, Harry, davvero. Ma alla fine è andata a tuo favore lo stesso, come sempre.” Infatti io avevo rinunciato all'ultimo momento alle vacanze e il biglietto aereo non era rimborsabile, il mio posto l'aveva Louis, nostro carissimo amico, nonché cotta storica di Harry. Loro si conoscevano da una vita, io invece li avevo conosciuti entrambi durante il primo anno di università. Louis era più grande di noi e avrebbe già dovuto aver finito l'università, ma alle superiori era stato bocciato un anno, e adesso stava facendo una seconda laurea di specializzazione.

Harry sorrise malizioso e spostò un ciuffo di capelli che gli era sceso davanti agli occhi. “Bè, sai, Louis ha dovuto prendere anche il tuo posto in camera. Abbiamo avuto delle serate..come dire...piacevoli e divertenti. Adesso siamo insieme.” Cercò di dirlo con nonchalance, ma la voce salì di un'ottava, tradendo la sua evidente emozione.

“Non me l'avevi detto questo, al telefono.” dissi fingendomi offesa.

“Ma perché volevo dirtelo di persona, Ronny. E poi non potevo raccontarti tutto con lui lì vicino, dovevo fingermi distaccato.” Scoppiammo a ridere entrambi e ci avviammo insieme per frequentare la prima classe della giornata. Alla prima ora avevamo storia dell'arte. Prima di conoscere Harry non ero mai stata appassionata di opere d'arte, ma lui mi aveva convinta a frequentare le lezioni, solo perché sarebbe stato di più insieme al “suo”, ormai letteralmente, Louis. Però il professore era molto bravo e ci aveva fatto appassionare entrambi, tanto da spingerci a fare un viaggio culturale in Italia (quello a cui non avevo partecipato).

Mentre attraversavamo il parco a braccetto vedevo le ragazze che lo spogliavano con gli occhi, guardavano me con invidia, e poi guardavano meglio com'era vestito, strabuzzavano gli occhi e distoglievano gli occhi. Infatti indossava dei jeans attillati con degli stivaletti marroni. Sopra aveva una camicia con i fenicotteri rosa slacciata fino a metà busto, un cappello e gli occhiali da sole, anche se, come sempre a Londra, di sole non ce n'era. Il tutto accompagnato dai fianchi che ondeggiavano mentre camminava e una borsa di pelle da uomo, che sarebbe stata a tracolla, ma lui la teneva su una spalla. Evidentemente, dopo aver visto com'era vestito, le ragazze perdevano ogni speranza di portarselo a letto. Così, a quegli sguardi mi mettevo a ridere, e Harry mi seguiva a ruota, perché lo sapeva anche lui e si divertiva un mondo, sculettando maggiormente quando qualche ragazza insisteva con gli sguardi più delle altre. Una volta faceva così anche quando vedeva qualche bel ragazzo che, secondo lui, avrebbe potuto rimorchiare; ma ora a quanto pare non aveva più interesse per nessun ragazzo perché ormai aveva il suo sogno.

Dopo avere camminato per un po' parlando delle ultime novità e degli ultimi pettegolezzi, arrivammo alla classe di storia dell'arte, già mezza piena, nonostante mancassero venti minuti buoni all'inizio delle lezioni.

Salutammo alcune persone che conoscevamo e ci sedemmo in terza fila. Davanti a noi c'era un gruppetto di ragazze che parlavano a bassa voce, agitate, e sembravano emozionate per qualcosa. Al momento mi sentii incuriosita, ma poi iniziai a parlare con Harry e con una ragazza nuova e non badai più a quelle ragazze. Dopo un po' mi guardai in giro, c'era qualcosa di strano. L'enorme stanza era uguale al solito, la maggior parte dei ragazzi presenti li avevo già visti tantissime volte alle lezioni di arte. Poi capii cosa c'era di strano: c'erano molte più ragazze del solito e il silenzio tipico regnante dentro quella stanza era interrotto da un continuo brusio eccitato. Ma cosa stava succedendo?? Harry mi strattonò un braccio, togliendomi dai miei pensieri. “Tesoro, ho sentito da alcune ragazze che il professor Ward, a quanto pare, avrà un assistente quest'anno!” mi disse. “Probabilmente sarà un secchione occhialuto.” dissi disinteressata, estranea alla comune eccitazione nella stanza.

Nel frattempo la stanza si era riempita dai soliti appassionati d'arte e da molti volti nuovi, probabilmente curiosi della novità. Dopo un po' il professore entrò nella stanza e si sedette sulla cattedra, come al solito. Salutò tutti con un sorriso e una voce che farebbero sentire a proprio agio chiunque e si presentò a quelli nuovi. Dopodiché disse: “Quest'anno c'è una novità. Ci sarà un ragazzo ad affiancare le mie lezioni; ha 22 anni e sta studiando per diventare professore universitario. Quest'anno starà in classe con me come apprendista. Zayn entra pure.”

La gente iniziò subito a parlare curiosa mentre nell'aula entrava la persona più bella che avessi mai visto. Sentii Harry trattenere il respiro al mio fianco, e subito mi accorsi che stavo facendo lo stesso. Aveva jeans neri attillati, strappati sulle ginocchia, con una maglietta nera e un cardigan grigio sopra. Il ragazzo si presentò, ma non capivo quello che diceva. Capii solo il suo nome e poi mi persi ad ascoltare il bellissimo suono che usciva dalla sua bocca: sembrava che cantasse. Una barba corta e curata gli ricopriva le guance, i capelli lunghi e neri gli incorniciavano il viso scavato. Guardava le persone all'interno dell'aula, facendo trasparire un carattere forte e sicuro. Mentre parlava, ogni tanto si mordeva il labbro inferiore, tante persone lo fanno, ma lui era così sexy in tutto quello che faceva. Mi ritrovai a fissarlo a bocca aperta, finché non mi sembrò che i suoi occhi, scuri e penetranti, incontrassero i miei; allora cercai di darmi un contegno, ormai incantata da quell'angelo scuro. Da quel momento i suoi occhi continuarono a tornare da me. Anche quando riprese parola il professor Ward, i nostri occhi continuavano a incrociarsi, e non ascoltai neanche una parola della lezione. Ogni tanto sentivo lo sguardo accusatore di Harry su di me e qualche volte mi diede dei colpetti col braccio per farmi tornare alla realtà. Ma ero rimasta intrappolata in quello sguardo ipnotico.

Anche dopo la lezione continuai a pensare ininterrottamente a lui e le due ore successive passarono lentissime. Non riuscivo a togliermi dalla mente quegli occhi, quella bocca. E ogni volta che pensavo a lui, iniziavo a sudare freddo. Era qualcosa di perfetto, quel ragazzo, bellissimo, anche se, dal primo sguardo, mi aveva trasmesso inquietudine. Cercai di cambiare la rotta dei miei pensieri più volte, poiché sapevo che uno così non mi avrebbe mai neanche calcolata. Probabilmente durante la lezione si era divertito ad illudere una ragazza poco abituata a vedere tali bellezze. Oppure, semplicemente, guardava qualcun altro, e, a causa dell'immensità dell'aula, la mia immaginazione mi aveva fatto credere che stesse guardando me. Magari era gay, e guardava Harry. Proprio su questo pensiero, mi resi conto che un'altra lezione era finita. Così mi alzai frettolosamente per raggiungere Harry nel parco, poiché entrambi avevamo un'ora libera, che avremmo passato insieme.

Camminavo di fretta per i corridoi, schivando le persone che camminavano, anche loro frettolosamente, per raggiungere le aule delle lezioni che dovevano frequentare. Ero immersa nei miei pensieri, rivolti a Zayn, ovviamente, quando, voltando un angolo, me lo ritrovai davanti. Rimasi senza respiro per un attimo, bloccandomi in mezzo al corridoio. Era appoggiato al muro, poco più avanti. Dio, era così sexy. Mi ricomposi quasi subito e tirai dritto, abbassando lo sguardo. Ma quando gli fui vicina, si spostò dal muro e mi si parò davanti, bloccandomi la strada. Sollevai gli occhi dal pavimento e incrociai i suoi. Si morse il labbro e sorrise.

“Zayn Malik” disse, porgendomi la mano.

You give love a bad name. (Zayn Malik)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora