Capitolo 4

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Capitolo 4

“Dove andiamo?” gli chiesi curiosa, il suo volto illuminato dal sole che iniziava a ritirarsi.

“Oh, io pensavo solo di fare una strada più lunga, non pensavo di andare in nessun posto in particolare, ma se vuoi che ti porti da qualche parte..” rispose, mordendosi il labbro. Il mio cuore balzò nel petto, e un brivido mi percorse la schiena. Ancora continuavo a stupirmi dell'effetto che quel ragazzo aveva su di me.

“Ah ok, va bene, un giro in macchina per non far prendere freddo alla vecchietta.” dissi seria. Accennò un sorriso, che però non fu seguito dagli occhi. Restai confusa a quell'espressione, chiedendomi cosa gli passò ancora per la testa.

Nessuno dei due parlò per un po'. Avrei voluto accendere la radio per rompere quel silenzio imbarazzante, ma avevo paura anche a respirare, figurarsi a muovermi.

Il viaggio continuò così ancora per un po', finché del sole non rimase che un accenno, lasciando posto all'oscurità. Allora si fermò in un parcheggio pubblico, deserto, e mi guardò. Io lo guardai. I nostri sguardi si incontrarono, provocandomi mille emozioni che non avrei mai saputo identificare separatamente l'una dall'altra.

Iniziò ad avvicinarsi a me, sempre di più. Il mio cuore batteva sempre più forte. Un centimetro dal mio visto. Schiuse leggermente la bocca e io feci lo stesso. Non avevo avuto molte relazioni, quindi non avevo neanche molta esperienza con i ragazzi, e di questo mi preoccupavo sempre. Ma in quel momento non mi interessava più niente: esistevamo solo noi due. Mi spostai di pochissimo in avanti. Ero sempre stata prudente in tutto, ma ora, quel ragazzo, mi faceva perdere la testa: lo conoscevo da pochissimo e non sapevo niente di lui, se non il suo nome, eppure già avrei esaudito qualsiasi suo desiderio, qualsiasi sua volontà.

“Ti da fastidio se fumo?” sussurrò, quasi a contatto con la mia bocca. Cosa? Restai un attimo rimbambita per il suo respiro lieve, che profumava di menta, e per la domanda inaspettata.

“N-no” dissi con la voce roca, e tossii per schiarirla “Fai pure.”

Sorrise e aprì il vano portaoggetti, tirandone fuori un pacchetto di Marlboro rosse. Si allontanò da me e abbassò il finestrino e tirò fuori una sigaretta dal pacchetto, la accese e fece un tiro profondo, aspirando il fumo, e poi soffiandolo fuori dal finestrino. Quella distanza mi infastidiva parecchio.

Io lo guardavo, ancora incredula, mentre faceva tutte queste azioni con totale naturalezza.

Ora non mi guardava più: guardava fuori dal finestrino e fumava, in silenzio. In fondo, doveva solo prendere le sigarette, e io ero un'illusa.

“Non sapevo che fumassi.” dissi finalmente, quando ritrovai la forza di parlare, dopo che il mio respirò fu tornato normale.

“Il professor Ward mi ha consigliato di non farlo all'università, visto che un giorno sarò professore, e dovrei abituarmici. Non ha senso, visto che lì sono tutti adulti, e nessuno ha bisogno di essere educato: se uno fuma sono cazzi suoi.”

Annuii, condividendo le sue parole.

“Scusa, che maleducato, non ho pensato di chiedertelo. Ne vuoi una?” mi chiese, voltandosi a guardarmi.

Il mio cuore, ancora, saltò un battito. Non mi sarei mai abituata a quegli occhi, meravigliosi, nei miei. “Non fumo.” risposi quasi senza fiato. Sorrise, e pensai di morire quando il mio cuore iniziò a battere ad un ritmo decisamente fuori dalla norma.

Prese una mia ciocca di capelli ed iniziò a giocherellarci. “Che brava ragazza.” sussurrò a bassa voce, come se lo stesse dicendo a se stesso e non stesse parlando con me.

You give love a bad name. (Zayn Malik)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora