Quando uscirono dal GameStop, decisero di andare in sala giochi dove si divertirono a giocare a Racecraft, Dance Dance revolution, Storm Racer e chi più ne ha più ne metta. Quando uscirono si era già fatto buio. I due ragazzi sbiancarono e si girarono a guardarsi impanicati.
“Oh merda!” urlarono all'unisono. Dylan prese il suo cellulare e lo accese. Quello che vide non lo rallegrò, 31 messaggi da sua madre più 15 chiamate perse e da suo padre altrettanto se non di più.
I due si riguardarono per poi iniziare a correre, ognuno a casa propria.“Ci vediamo a scuola, se sarò ancora vivooo!” urlò Dylan all’amico mentre quest'ultimo stava per girare l’angolo che portava a casa sua.
“Va bene! a domani!” urlò di risposta David.
Poco dopo, Dylan era davanti alla porta di casa, piegato in due, cercando di riprendere fiato; non aveva mai corso così tanto in vita sua e di certo non lo avrebbe rifatto mai più. Prese la maniglia e lo abbassò lentamente, cercando di far meno rumore possibile ed entrò e pian piano si diresse in soggiorno, ma una volta lì si bloccò. Suo padre e sua madre erano lì; suo padre seduto sul divano a braccia incrociate, con le gambe leggermente aperte; e sua madre in piedi, sempre con le braccia incrociate; erano un mix tra il preoccupato e l’arrabbiato.“Vi prego...lasciatemi almeno fare l’ultima cena” commentò il più giovane per smorzare l’aria.
“Si. Può. Sapere. Dove. Sei. Stato?!” disse sua madre scandendo bene le parole.
“Ti rendi conto di che ora sia?! Ti abbiamo chiamato, mandato messaggi all’impazzata! Potresti almeno degnarti di risponderci! ” continuò.
“Ero andato al nuovo GameStop con David e poi siamo andati in sala giochi,ci stavamo divertendo e non ci siamo resi conto dell’ora… e non ho sentito il cellulare” cercò di giustificarsi il ragazzo.
“Com'è che sei sempre a quel cellulare e quando devi esserci non lo guardi minimamente?!” domandò sua madre inferocita.
Dylan rimase zitto, avendo paura di peggiorare le cose se solo avesse detto anche solo una sillaba e lui ci teneva ancora alla sua vita, anche perché aveva solo 16 anni. Dopo una ramanzina di mezz'ora e aver ricevuto una punizione di una settimana, i tre si poterono mettere a tavola a mangiare la loro cena.Skip time: 1 settimana dopo...
David e Dylan erano nella stanza di quest’ultimo, a definire gli ultimi dettagli sul piano P.I.P.A.I.M. (Prendere In Prestito l’Armatura Iron Man).
I due dovevano entrare nel laboratorio di Tony, sabotare J.A.R.V.I.S mentre uno faceva da guardia all’ingresso e poi provare l’armatura mentre l’altro faceva sempre da guardia per poi far cambio; se qualcosa andava storto c’era il piano B: che consisteva nell’improvvisare.
I due scesero e si misero all’opera: David alla guardia e Dylan all’azione. Andò tutto liscio, infatti dei coniugi Stark e del capo della sicurezza, Happy non c’era minimamente l’ombra e Dylan era riuscito ad entrare nell’armatura del padre. Prima si divertiva solo a camminare e atteggiarsi come Iron Man poi iniziò ad azionare i propulsori, infatti c'è mancato poco che non colpiva suo padre in piena faccia. Il proprietario, infatti stava entrando nel laboratorio arrabbiato nero quando alla visto suo figlio e il suo amico usare le sue armature. Dylan si bloccò e sbiancò sotto l’armatura; invece David, che dava le spalle a Tony, non si era minimamente accorto della presenza di quest’ultimo, stava ridacchiando fino a che non notò lo strano comportamento del suo migliore amico, si girò lentamente e quando vide anche lui, il signor Stark lì fermo, con un aurea non piacevole attorno, impallidì.
“Scendi immediatamente da quell’armatura, prima che lo faccia io” disse Tony a suo figlio, cercando di trattenere la pazienza che sarebbe scoppiata da lì a breve tempo. Dylan non se lo fece ripetere due volte; scese dall’armatura velocemente, inciampandosi anche.
“David, vai a casa, parlerò con tua madre oggi” disse tranquillamente con tono autoritario, David annuì freneticamente, guardò velocemente Dylan negli occhi e se ne andò.
Seguirono secondi di silenzio dove Dylan non osò interrompere.“Come ti è saltato in mente di usare l’armatura?! Ti avevo detto, correggimi se sbaglio, che non la potevi usare! Potevi farti male o fare male a qualcun’altro! Non sai padroneggiarlo! Guarda! Per poco non mi colpivi in pieno volto… e se mi colpivi? E se colpivi David?! Non è un giocattolo, è un armatura!” disse Tony perdendo le staffe. Dylan lo guardò scioccato, non si era mai arrabbiato così tanto, l’ha combinata grossa e questo lo sa, ma non riusciva a capire perché se la prendeva così tanto...infondo nessuno si era fatto male.
“ma-” cercò di controbattere ma venne interrotto.
“Ma niente! Non hai scusanti! Ritieniti in punizione per un mese”
Dylan era arrabbiato, non riusciva proprio a capire perché il padre se la prendesse così tanto o forse semplicemente si era agitato del fatto che gli stesse urlando.“Non capisco perché te la prendi così tanto! Volevo solo provarla! Alla fine non si è fatto male nessuno!” urlò tirando un un pugno destro sul muro chiudendo gli occhi per la rabbia. Un fascio di luce azzurra comparve dal polso destro e percorse tutto il corpo. Il suo aspetto cambiò di nuovo come una settimana fa; Dylan si girò verso suo padre, guardandolo arrabbiato, ma si sorprese, suo padre lo stava guardando scioccato, pallido in volto.
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L'erede
FanfictionQuesta è la storia di Dylan Stark, figlio di Pepper Potts e il genio, miliardario, playboy, filantropo Tony Stark. La sua vita era abbastanza tranquilla (per quanto possa esserlo avendo Iron Man come padre eh), fino a quando, Dylan scopre una dura...