VI

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30 Settembre

2.04 AM

Stranamente non riesco a prendere sonno, ripenso alle parole di Honey . . . alla sua perdita e a dolore che è riuscita a trasmettermi a causa della mia solita empatia verso chiunque. E' inevitabile che la mia mente ritorni a quel periodo; è successo otto anni fa, e subito mi si stringe il cuore ripensandoci, quest'anno avrebbe compiuto quindici anni il 6 Novembre. Mio fratello Thomas è morto due giorni dopo aver festeggiato il suo settimo compleanno a causa di un tumore al cervello che purtroppo non gli ha lasciato scampo. Mi chiedo come si possa spezzare così presto una vita, se così si può definire; a sei anni cosa si ha infondo? Una vita felice in una famiglia colma di soldi e amore; questo eravamo noi. Ma il detto "i soldi non fanno la felicità" è certamente il più adeguato alla situazione che abbiamo vissuto.

Ripenso ai miei genitori che oltre a non riuscire subito ad avere figli hanno lottato per anni con il desiderio e la voglia di diventare genitori a tutte le visite pagate, buttando soldi su soldi con i medici migliori che ci siano in circolazione e poi sono arrivata io e qualche anno dopo con altri sacrifici arrivò Thomas che però ci ha lasciati troppo presto nemmeno le infinite visite, i soldi e le sedute di chemioterapia e radioterapia hanno risolto niente. Mi tornano in mente le notti passate in bianco insieme; io e lui solamente mentre dicevo ai miei genitori di andare a dormire poichè la mattina dopo sarebbero dovuti andare a lavoro presto e che avrei badato io a lui anche per tutta la notte se fosse stato necessario e così passavamo la notte a leggere i libri dei miti Greci il suo preferito era sempre Eros il Dio dell' amore però non ricordava mai il suo nome e lo chiamava 'Cupido dell' Olimpo' era follemente colpito da questo Dio tanto che il suo ultimo carnevale si travestì proprio da lui e ogni volta voleva sentire la sua storia e ancora mi risuona la sua vocina 'Leen me la racconti la storia di Cupido dell' Olimpo?' Aveva solo sei anni ma aveva già capito il destino che lo aspettava; era piccolo ma molto più sveglio di suoi coetanei. Ricordo la sua nausea, gli attacchi epilettici, le vertigini e il mal di testa molto frequente e mentre penso a questo mi tornano in mente anche le sue parole quando la sua vista si appannava e allungava le braccia verso la mia direzione stringendo forte le manine afferrando il vuoto in cerca del mio caldo corpo, «Non ti vedo più Leen ho paura che succede?!» E io che lo stringevo subito a me e lo rassicuravo; ogni volta che pronunciava quella frase al mio cuore si aggiungeva una crepa nuova fino al giorno della sua morte; da quel momento le crepe hanno ceduto lo spazio allo sgretolamento totale del mio cuore lasciando un enorme e incolmabile vuoto dentro me. Da lì capì che il mio cuore oramai vuoto, privato di quella piccola scintilla che lo faceva brillare, mi aveva totalmente lasciata e aveva raggiunto il mio fratellino in un destino che me l' ha strappato via prima del dovuto. Tiro su con il naso e mi rendo conto di star singhiozzando, appoggio il cuscino sul viso per non fare rumore e rischiare di svegliare Honey; il fiato spezzato e i singhiozzi rievocano in me le tante notti passate a piangere sul mio letto, mi ritornano in mente tutte le persone che quando ne ho avuto più bisogno sono scomparse e mi hanno lasciata da sola che mi ripetevano "Mi dispiace so che non è un bel momento" e puntualmente non mi sono state vicino nemmeno nel momento peggiore dopo che lui era volato via, nemmeno un messaggio, nemmeno una chiamata, spariti dalla mia vita proprio nel momento in cui avrei avuto bisogno solo di una spalla su cui piangere senza nessuna parola di conforto poichè inutile, ma la mia spalla la avevo una e insostituibile, incolmabile la mia Charlotte. Cerco di riprendere fiato facendo respiri profondi, il fatto che io cerchi di mantenere il controllo anche quando non lo possiedo è come se rendesse il mio dolore più intenso, vorrei urlare e far sentire al mondo quello che provo. Sono passati otto anni eppure sento la sua mancanza come se non fosse passato neanche un giorno da quando è successo; il rumore della pioggia fuori mi fa capire che pure il cielo oggi piange e ha bisogno di crollare tanto quanto me, mentre cerco di asciugarmi le lacrime cado inconsciamente tra le braccia di Morfeo che, almeno per il momento mi porta nel suo mondo.

4.30 PM

Io e Honey ci dirigiamo come ormai di routine alla tavola calda per il tè delle cinque; sono un po' scossa visto che non ho dormito tanto e le lezioni sono risultate più pesanti del solito. Percorro la solita strada e noto che anche l'aria è un po' umida, le nuvole coprono la gran parte del cielo e rendono l'atmosfera grigia, rivolgo lo sguardo al terreno e mi accorgo che stavolta, anche quest'ultimo è un po' umido a causa della pioggia di ieri notte. Mentre Honey mi parla di quanto sia carino i ragazzo biondo della tavola calda e al fatto che non ha smesso di pensarlo dall'ultima volta che lo ha visto, un ragazzo con uno zainetto grigio e dei libri tra le braccia si avvicina a noi disorientato «Scusate il disturbo, sono appena arrivato. . . sapreste indicarmi un locale in cui andare a mangiare?» Dice il ragazzo davanti a noi gentilmente. Sto per rispondergli ma vengo preceduta dalla mia compagna, «Se vuoi ti puoi unire, noi stiamo andando proprio lì!» Dice sorridente come al suo solito mentre indica la nostra destinazione con un dito. Intravedo da lontano la famosa insegna, non ci avevo mai fatto caso e solo ora noto che è illuminata di viola; la scritta Button Coffee si legge a chiare lettere. «Comunque piacere, il mio nome è Irvin Green.» Prima di entrare si presenta a noi con queste parole mentre ci porge la mano con fare gentile. Ha la pelle chiarissima e intravedo nelle sue guance delle leggere lentiggini che risaltano l'azzurro dei suoi occhi contornati da dagli occhialini tondi e dei ricciolini che gli incorniciano il viso, sembra un angioletto penso tra me e me. «Io sono Honey Smith, il piacere è mio!» Esclama entusiasta, sorrido entrando nel locale seguita da loro, «Io invece mi chiamo Darleen Bloody.» Dico semplicemente senza lo stesso entusiasmo di Honey. Irvin si blocca un attimo spalancando gli occhi sentendo le mie parole; «Wow! Sono stato molte volte alla galleria d'arte di tuo padre, è pazzesca!» Sorrido imbarazzata, ci sediamo nei soliti tavolini e noto che Honey ha una faccia confusa; «Cosa succede?» Le chiedo divertita iniziando a togliere i libri e aspettando che il cameriere arrivi. «Perché non ci ero arrivata prima? Il tuo cognome . . . ora è tutto più chiaro; ecco perché tutti ti fissano quando passi nei corridoi!» ride facendosi velocemente una coda per cercare di tenere un po' ordinata la sua chioma rossa. Rimango scossa da quella frase e varie paranoie iniziano a viaggiare nella mia mente, non mi ero mai accorta che le persone mi fissassero nei corridoi; mi aspetto di tutto ormai. Ora si spiega pure l'atteggiamento della segretaria, «Oh beh grazie sono contenta che ti piaccia ahah » sorrido mentre ci sediamo a un tavolo « Perchè non me lo hai detto prima?! Come ho fatto a non capirlo!» iniziano a sudarmi le mani non sapendo bene come rispondere a Honey davanti a Irvin non volendo raccontare gli affari miei essendoci un estraneo, entrambi mi fissano entusiasti e sorridenti in attesa di una risposta «Beh diciamo che- » vengo interrotta di colpo dal cameriere biondo che si fionda su Irvin avvolgendolo tra le braccia «Tu che ci fai qui?! Ma vieni nella mia città e non mi dici nulla?! » tempismo perfetto cameriere «Non ho avuto il tempo scusami Dustin... » appena sento il nome il mio sguardo va subito a cercare quello di Honey che spalancagli occhi e mi sussurra «Ha un nome altrettanto bello come lui!» Irvin sorride imbarazzato mentre ricambia la stretta per poi essere presentato da Dustin «Ragazze lui è mio cugino cazzo sono contentissimo di averlo qua è adorabile trattatemelo bene mi raccomando sopratutto te che sei alquanto sfacciatella » mi indica e mi fa l' occhiolino per poi sedersi con noi e parlare con Irvin ma qualche secondo dopo si avvicina a noi quel ricciolino odioso e con suo fare scontroso inizia a fare la ramanzina al suo collega «Insomma che facciamo? merenda tutti insieme? alza il culo e dammi una mano il locale è pieno.» e si allontana nuovamente schioccandomi un occhiata tutto tranne che amichevole «E' il tuo capo? » chiede Irvin incuriosito e un pò preoccupato «Nah non è il mio capo è solo un mio collega e migliore amico alquanto irascibile, sopratutto quando ci sono... certe clienti» mi sorride e si alza dal tavolo non do peso alle sue parole « Cosa vi porto ragazzi?» una volta ordinato va via e io rimango li a riflettere un pò troppo sulla sua battutina e penso a come due persone così opposte possano essere migliori amici.

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