Giorno 1

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Un leggero vento quel giorno soffiava tra le vie di Tokyo, facendo muovere le fronde degli alberi creandone il loro familiare fruscio.
Non lo poteva sentire, ma Hanami riusciva a immaginarselo mentre le osservava dal finestrino dell'autobus, fermo probabilmente ad un semaforo.
Non aveva mai amato particolarmente l'estate, preferiva di gran lunga i grigi e interminabili inverni.
La ragazza chiuse gli occhi e cercò di immaginarsi quella brezza sulla sua pelle, unico riparo dal caldo che si era creato all'interno dell'autobus.
Nel ruolo di manager, si stava dirigendo al liceo Shinzen insieme alla squadra di pallavolo della sua scuola, il Nekoma, per prendere parte alla settimana di ritiro insieme ad altre squadre della prefettura di Tokyo.
Pochi minuti dopo riaprì gli occhi sentendo il veicolo fermarsi e spegnere il motore.
Non si era nemmeno accorta che fosse ripartito dopo il semaforo, talmente presa dai suoi pensieri.
L'autobus si era fermato nel parcheggio nel liceo, ma sembrava che nessuno se ne fosse accorto fino a quando il professore Nekomata richiamò i ragazzi che risposero pigramente all'unisono.
La ragazza si alzò dal sedile, aspettando che tutti i ragazzi scendessero dal mezzo per accertarsi che non avessero dimenticato niente.
Notò che qualche posto più avanti, uno dei ragazzi era ancora addormentato con la testa appoggiata al finestrino, probabilmente il suo vicino non l'aveva svegliato nonostante i richiami del professore.
Hanami sorrise, scuotendo la testa rassegnata:sapeva che sarebbe successo.
Si avvicinò al ragazzo dai capelli scuri e gli mise una mano sulla spalla, scuotendolo leggermente.


«Nee-chan


Le si presentarono davanti due occhi color nocciola ancora sensibili alla luce del sole, venendo aperti e chiusi ripetutamente nel tentativo di abituarsi mentre una mano veniva passata tra i capelli neri perennemente spettinati.
«Siamo arrivati.» gli spiegò Hanami «Sei stato ancora una volta sveglio fino a tardi per studiare chimica?» gli chiese con tono ovvio.
Il più grande ridacchiò a quella domanda ironica, stiracchiandosi quando si fu alzato dal sedile «Dove troverei tutti quei modi in cui insulto Yaku, se no?»
«Ti ho sentito!» alzò la voce il diretto interessato, intento a recuperare il suo borsone rivolgendo al più alto uno sguardo di sfida che venne subito ricambiato, facendo alzare gli occhi al cielo a sua sorella.

«Ok ragazzi, sistemate i vostri bagagli. Ci troviamo in palestra tra un'ora.» disse quest'ultima battendo le mani per attirare l'attenzione della squadra e per cercare di fermare sul nascere un'altra gara d'insulti «Mi raccomando puntuali.»
La squadra rispose all'unisono, avviandosi verso l'Istituto.

La ragazza fece un sospiro di sollievo recuperando il borsone del primo soccorso e il suo personale, prima di raggiungere le stanze dove avrebbero alloggiato.
Entrò nell'edificio, salutando Kyoko mentre saliva le scale promettendosi di vedersi in palestra.
Arrivò al piano con un accenno di fiatone, ma non riuscì ad andare oltre perché andò addosso a qualcosa.
O meglio a qualcuno, che subito si scusò abbassandosi per aiutarla.

«Tranquillo.» rispose lei «Avrei dovuto stare più attenta.» aggiunse alzando lo sguardo.
Due iridi blu la stavano osservando, che si illuminarono appena la riconobbero «Hanami.» affermò con un sorriso. 
«Akaashi-san.» mormorò lei, arrossendo lievemente.

Non era passato molto tempo dall'ultima volta che si erano visti, durante l'ultimo ritiro di qualche mese prima ma l'imbarazzo che provavano era palpabile.

«Ancora mi chiami così?» sorrise lui, porgendole una mano per aiutarla a rialzarsi. «Sei più grande di me.» affermò lei, sciogliendo del tutto l'imbarazzo e prese la sua mano.
«Non ho mai amato queste scelte imposte dalla nostra società.» rispose lui «Va bene anche Keiji.»
Hanami sorrise, prima che entrambi si accorgessero che le loro mani erano ancora strette e subito si allontanarono, imbarazzati.

«Scusami ancora.» disse poco dopo il ragazzo, accorgendosi dei borsoni ancora a terra «Lascia che ti aiuti.»
«No davvero, non preoccuparti.» cercò di tranquillizzarlo, recuperando un borsone «Devo solo arrivare alla mia stanza per sistemarli.»

Tentò di recuperare anche il secondo borsone, ma Keiji la precedette sistemandoselo sulla spalla «Lascia che ti aiuti.»
Hanami tentò di dire qualcosa, ma il ragazzo dalle iridi blu si stava già avviando lungo il corridoio.
Alzò nuovamente gli occhi al cielo con un sorriso.

Aveva sempre trovato qualcosa di particolare in lui, che ancora non riusciva a spiegare.
Le loro conversazioni non erano mai andate oltre il semplice saluto o dei sorrisi fatti di sfuggita.

«Allora vieni?» la richiamò il ragazzo, voltandosi verso di lei che subito lo raggiunse.

«Non c'era bisogno, davvero.» la ragazza lo ringraziò aprendo la porta della sua stanza «Era il minimo.» sorrise lui.
Rimasero in silenzio qualche secondo, guardandosi l'un l'altro «Ti conviene raggiungere i tuoi compagni, è quasi ora.» parlò improvvisamente Hanami, guardando il cellulare recuperato dalla tasca della felpa.
«Sì, hai ragione.» disse il moro, appoggiando il borsone a terra «Ci vediamo in palestra allora.»

Sorrise «Sì, ci vediamo tra poco.» affermò Hanami e subito dopo vide Keiji allontanarsi di corsa, salutandola con un gesto della mano che venne subito ricambiato.

Ancora non lo sapevano, ma quei 7 giorni avrebbero cambiato radicalmente la loro vita.

Seven days || Keiji AkaashiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora