Dopo essermi subito la strigliata che mi aveva riservato il professor Brown, dire che il mio umore era pessimo era un eufemismo.
Entrai nella mia stanza sbattendo la porta, ora ne avevo due di compiti da consegnare. Salem sobbalzò sul davanzale della finestra, osservandomi con gli occhi spalancati. Lasciai cadere la tracolla ai piedi del letto e mi ci lanciai sopra, sospirando. Mentre chiudevo gli occhi, sentivo l'ansia che faceva capolino in me. Sapevo che era per quello che sarebbe successo da lì a poco, anche se non avevo intenzione di montarmi la testa. Era solo un'uscita. E poi, magari lui la intendeva in amicizia. Sospirai nuovamente, passandomi una mano sugli occhi. Dovevo iniziare a vestirmi, altrimenti sarei arrivato tardi. Mi ero trattenuto alla mensa della scuola per mangiare, in un angolo deserto e isolato così da non essere disturbato mentre mi godevo il mio cheeseburger. La mensa era un posto maestoso, con altri soffitti e vetrate spettacolari. Ero innamorato di quel luogo, e spesso mi ci trattenevo per studiare mentre gli altri studenti andavano ad assistere alle partite di football oppure si ritrovavano nella clubhouse comune.
Pensai di sfuggita se magari riportare ad Harry la sua sciarpa, ma per qualche strana ragione mi resi conto che non volevo toglierla dal cassetto della scrivania dove l'avevo stipata.
Mi sollevai dal letto e mi diressi verso l'armadio. Mi misi le mani sui fianchi. -beh Salem, è arrivato il momento di vestirsi.- mi voltai a osservare il micio, che per tutta risposta inclinò la testa di lato.
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Mi tenevo saldamente alla presa apposita tendendo il braccio sopra la mia testa mentre l'autobus mi sballottava a destra e sinistra, come per cercare di farmi cadere. I miei piedi erano però ben saldati a terra, e mi impedivano di piantare un volo davanti alle altre persone che si trovavano sul bus delle 4.30. Indossavo un paio di jeans chiari e attillati, e un maglione beige leggermente largo, con sopra il mio classico giubbotto nero. Presi il telefono dalla tasca del north face dove tenevo anche il portafoglio. Diedi un'occhiata alla mia board di Pinterest mentre aspettavo la mia fermata, cercando di ignorare come il mio cuore aumentava il ritmo della sua corsa ogni minuto che passava. Una delle mie caratteristiche migliori era la mia capacità di non far trasparire il mio nervosismo attraverso il mio linguaggio corporeo, per questo in quel momento dovevo sembrare piuttosto tranquillo da fuori. All'improvviso venni sbalzato in avanti, e alzando lo sguardo mi resi conto che avevo raggiunto la mia destinazione. Scesi velocemente dalla porta vicino alla cabina del guidatore, inalando l'aria fredda di dicembre. Non mi diedi il tempo di fermarmi, altrimenti sapevo che avrei fatto dietrofront e sarei tornato a vedere serie tv chiuso nella mia stanza. Poi chi lo sentiva Salem.
Quella era la prima volta che correvo veramente il rischio di mostrarmi per chi ero davanti a qualcuno, anche se avevo tutta l'intenzione di tenere alti i miei muri difensivi. Non mi ero mai dato la possibilità di conoscere altre persone da quando ero arrivato a Bristol, pensai mentre mi avviavo verso il bar indicatomi da Harry. I rami spogli degli alberi che costellavano il viale sul quale stavo camminando erano ricoperti da un soffice manto bianco, mentre un rivolo di aria siberiana mi accarezzava con le dita gelide il viso. Mi calai il beanie grigio che portavo meglio sulla testa, rabbrividendo. Vidi circa una ventina di metri davanti a me l'insegna del locale, e sospirai. 'O la va, o la spacca.' Pensai mordendomi il labbro, ormai davanti alla porta. Non avevo guardato attraverso la vetrina se un certo ricciolo fosse già arrivato, troppo nervoso per farlo. Spinsi la porta con il cartellino 'open' appeso sopra, e una campanella risuonò allegramente; ero dentro. Mi guardai intorno. Il bar era piccolo, accogliente, con solo una decina di tavolini e tre booth addossati alla vetrata che dava sul viale, con il bancone davanti. Vi erano piante ovunque, e diversi aggeggi come specchi e quadri buffi, e addirittura lampade a stelo, che davano al posto un'aria accogliente quasi come fosse un'appartamento. Al trillo della campanella, un ragazzo sollevò il capo ricoperto di ricci scuri dal menù che stava sfogliando, e piantò i suoi penetranti occhi verdi proprio nei miei. Harry si morse il piercing che portava al labbro, e mi squadrò da capo a piedi, per poi sorridermi calorosamente. -Louis, puntuale direi.- disse con la sua voce bassa, indicando con il mento il posto davanti a lui. Deglutii cercando di non mostrare il mio nervosismo, e mi mossi togliendomi la giacca e andando a sedermi. Il locale era semi vuoto, solo un paio di studenti che studiavano e una coppia di anziani che prendevano un caffè, constatai guardandomi brevemente intorno. -eh già, sono vento con l'autobus delle 4.30, quindi non spacco proprio il minuto diciamo. Aspetti da tanto?- gli chiesi, tenendo gli occhi bassi fingendo di star sistemando il giubbotto sullo schienale. Potevo sentire i suoi puntati come laser su di me. -non preoccuparti. Mi fa piacere tu non mi abbia dato buca.- mi decisi ad alzare lo sguardo verso di lui, e notai che mi guardava con quel suo ghigno da sbruffone, lui e i suoi denti perfetti. All'improvviso mi sentii più sicuro di me, il mio sarcasmo che giungeva in mio aiuto. -in realtà l'idea mi allettava molto, ma ho pensato che alla fine non avevo niente di meglio da fare.- risposi, fissandolo negli occhi a mia volta. Harry ridacchiò sommessamente. -ouch, colpito e affondato.- commentò passandosi una mano tra i capelli, spostando lo sguardo di lato. Notai solo in quel momento che indossava un maglione bianco a collo alto, che sottolineava perfettamente i suoi riccioli scuri. Prima che potesse continuare, una cameriera dai boccoli biondi e grandi occhi marroni ci si parò davanti. -posso prendere i vostri ordini?- domandò cortesemente. Era giovane notai, doveva essere una studentessa del college. -si, grazie, prendiamo una cioccolata entrambi, extra panna, e due mince pies.- le rispose Harry, condendo il tutto con uno dei suoi sorrisi, mentre la squadrava. La ragazza arrosì violentemente e si affrettò a scrivere l'ordine sul suo taccuino, per poi scappare via con un timido -benissimo.- alzai gli occhi al cielo, ma mi trattenni dal commentare. Ero l'unico ad essere immune al suo fascino?
Harry portò le mani davanti a sé e le giunse appoggiandole sul tavolino. Poi, mi inchiodò di nuovo con uno sguardo che mi fece bloccare come fossi diventato una statua di sale. -Louis, la verità è che ti ho già notato in giro per il campus, dal giorno in cui sei arrivato. So che la mia fama mi precede...ma in realtà la maggior parte delle storie su di me sono stronzate. Per questo vorrei chiederti di dare una possibilità alla nostra conoscenza, senza giudicarmi in base a quello che hai sentito dalla bocca di altri.- concluse, lo sguardo serio e irremovibile, ma con una nota di...può essere, speranza? nelle pozze verdi che aveva al posto delle orbite.
Ritiro tutto. Non sono immune, proprio per un cazzo.
Okay Louis, respira, devi ricordarti di star attento. Questa potrebbe essere tutta una tecnica per farti cadere ai suoi piedi.
Abbassai lo sguardo, tirandomi le maniche del maglione a coprirmi quasi del tutto le mani, cercando di non mostrare quanto le sue parole mi avessero colpito.
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Winter Wonderland
RomanceHarry Edward Styles e Louis William Tomlinson. aggiungiamo un freddo inverno e un college a Bristol, cioccolata e mince pies, un gatto perspicace, angeli di neve e, ovviamente altri tre ragazzi scalmanati al loro fianco. una larry college!au, per...