Sono Morti Tutti

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Sono morti tutti.

Molti di loro non lo sanno neanche, vagano per le strade della città come se nulla fosse ed io non ho il coraggio di dirglielo. Il coraggio per dirgli che sono morti intendo.

Ho visto qualche sputo di vita nei loro occhi ogni tanto, quando l'alcool o qualcos'altro riusciva ad impossessarsi di quei corpi. In quei momenti qualcuno lo riacquistava un pizzico di coraggio, una briciola d'anima, anche se non durava molto.  

Comunque, dicevo, non so proprio come dirglielo.

Potrei fare finta di niente lo so, ma mi sento a disagio lì in mezzo. Mi sento male e, ad essere sincero, ultimamente ho come l'impressione che a stare tra loro stia morendo pian piano pure io. Un poco alla volta, senza far rumore.

Eppure una volta uno di loro un po’ mi ha stupito. Uno di quei corpi senz'anima una volta mi ha stupito!

Fuori era buio pesto, quel tipo di buio dove neanche le stelle possono entrare. Quel tipo di buio in cui la cenere che brucia è l'unica luce a cui è concesso di esistere, per quanto possa durare si intende. Stava lì, di spalle sul muretto, con gli occhi rivolti al mare e lo sguardo perso nel vuoto. Immobile.
Prima un tiro, poi un sorso di non so cosa avesse in quella bottiglia, poi di nuovo.

Era solo e sono abbastanza sicuro che non aspettasse nessuno; non controllava il telefono (forse neanche lo aveva un telefono), non si guardava intorno, non lanciava occhiatacce all'orologio. Niente.

Non aspettava nessuno.

Alla fine non ce l'ho fatta più. Non potevo sopportare che qualcuno fissasse il vuoto per ore senza uno scopo, o meglio, senza che io ne conoscessi lo scopo. Lo raggiunsi.

Ero conciato maluccio quella notte. Non avevo idea di cosa stessi facendo né del perché lo stessi facendo. Forse se fossi stato un po’ più sobrio sarei rimasto al mio posto; forse non avevo il diritto di interrompere qualsiasi cosa stesse facendo; forse non avevo neanche il diritto di sapere cosa stesse facendo; forse... fanculo, ormai ero là. Presi posto.

Avevo visto bene: non era ancora morto.

Li riconosci dagli occhi, quelli già morti dico, e non è una questione di colore, è più una questione di calore, di luce.
Quando smettono di vivere cominciano a guardarsi intorno, cercano appigli, vie di fuga, si prendono quello che viene senza farsi troppe domande, perché se ti fai domande poi devi darti delle risposte ed è per questo che lasciano che le cose accadano. Si prendono tutto perché in realtà non vogliono niente. Si guardano intorno perché un lavoro vale l'altro, una donna vale l'altra, al barman dicono “fai tu” e al Mc Donald’s prendono quello che prendono gli altri, tanto è indifferente.
Indifferente... è così che vedi il mondo quando hai gli occhi freddi.

Lui, invece, non si guardava intorno, non cercava né appigli né vie di fuga: lui guardava il vuoto. Non lo guardava con gli occhi di chi cerca tutto, aveva gli occhi di chi sa cosa sta cercando, consapevole che non lo troverà lì, non quella sera.
Avrà avuto circa vent'anni, l'età in cui muore la maggior parte di loro. Qualcuno muore prima, qualcun'altro un po’ dopo, ma la maggior parte muore verso i venti. Non si girò neanche a guardarmi, mi porse la bottiglia e si accese l'ennesima sigaretta (iniziavo a chiedermi quanti pacchetti avesse in quelle tasche) come se io non fossi lì, come se nessuno a parte lui e il buio fosse lì. Nessuno.

Mi sarei dovuto sentire di troppo, me ne sarei dovuto andare, lo so. Invece presi la bottiglia e diedi un sorso. Saranno stati gli ultimi tre sorsi e aveva deciso di condividerli con me. Prese una sigaretta e me la porse, poi accartocciò il pacchetto e lo gettò; era l'ultima. Io non ero un fumatore incallito, ma non ci fu bisogno di chiedere, prima ancora che io potessi aprir bocca mi avvicinò l'accendino e, per la prima volta, mi rivolse uno sguardo. Avevo fatto come tutti, avevo fatto come tutti quei cadaveri là fuori. Avevo visto il profilo: mezza faccia, mezza pupilla, mezza bocca, e mi era bastato. Per tutto quel tempo avevo guardato qualcosa a metà illudendomi di averla vista per intero.

Aveva gli occhi lucidi, ma senza lacrime. Sorrideva, ma non di gioia.
Eppure una luce del genere in uno sguardo non l'avevo mai vista.

Penso che, anche se triste, fosse un sorriso di gratitudine. Un grazie per non averlo lasciato solo, per non aver fatto domande, per essergli stato vicino; in silenzio. Appena presi l'accendino lo vidi alzarsi, feci finta di niente, era giusto così. Mi accorsi solo di un ultimo sguardo, un altro grazie per averlo lasciato andare quando era il momento, come sempre, senza fare domande.
Diedi gli ultimi due sorsi alla bottiglia poi mi accesi la sigaretta. Rimasi lì tutta la notte a fissare il mare, come se intorno non ci fosse nessuno, come se fossimo solo io e il mare. Nessuno.

Lui non si guardava intorno, non cercava né appigli né vie di fuga, lui guardava il vuoto. Non lo guardava con gli occhi di chi cerca tutto, aveva gli occhi di chi ha già avuto ciò che cercava, consapevole che non lo ritroverà lì, non quella sera, non questa vita.

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