Capitolo 2.Flashback

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Sei mesi prima
'' siamo tutti qui riuniti per celebrare il funerale.... '' disse il prete
Lo smisi subito di ascoltare, ormai sapevo il discorso a memoria. Prima Nonna, poi Nonno, Zia Anne, Mio fratello ed infine lui.
Probabilmente mesi prima avremmo preso in giro silenziosamente, ridacchiando, cercando di nascondere le risate guadagnandoci occhiatacce, il prete per i suoi baffoni, la Prozia per i suoi vestiti stravaganti che pure ad un funerale si faceva riconoscere. Ma in quel momento di non avevo niente di cui ridere con nessuno. Piano piano tutti i suoi amici si erano allontanati, i genitori provavano pietà.
Compassione.
Quanto odiavo qualla parola. Compassione si prova per i malati terminali, per persone che erano, contro proprio volere, ad un passo dalla morte. Non per me, io sono sola, triste, chiusa, ma non malata e la pietà mi fa sentire solo peggio.
il prete continua a istigarci a ricordarlo ma io so che la maggior parte delle persone in questa chiesa è venuta solo perchè doveva, per educazione e rispetto verso la ricca famiglia o solamente per curiosità, non perché lo conoscevano. Cavolo, nemmeno i suoi genitori sapevano nulla di lui. Solo noi lo conescevamo, i suoi migliori amici, suoi confidenti, amici per la pelle, suoi fratelli,eravamo come parabatai, se moriva uno di noi quattro, era come se una parte di noi moriva con lui. Lo ripetevano spesso e ora era successo. Invece di essere accanto a noi a ricordate la vita del morto, era lui che è nella bara e noi a guardarlo, chiedendoci se nella vita esiste veramente quel astratto concetto di giustizia, felicità.
''ci dispiace lui non ce l'ha fatta, non c'è più''
queste parle dette da una semplice infermiera mi avevano colpito come un pugnale, anzi no, come cento, mille lame nel petto, riducendo in polvere i pezzi già frantumati del mio cuore. Gli altri del gruppo mi guardano da quasi un ora,tristi e sprofondati nei loro pensieri; mentre i suoi genitori non ne avevano nemmeno il coraggio di guardarmi in faccia dopo che gli avevo urlato contro la verità

'' stupida ragazzina non lo puoi vedere, solo noi possiamo, siamo i suoi genitori d'altronde''disse sua madre sprezzante guardandomi,con le lacrime piu finte che avessi mai visto. A quel punto persi la pazienza. Erano ore che cercavo di vederlo e non mi facevano entrare.
''i suoi genitori '' gli urlai contro. Quella donna che per secoli lo ha disprezzato, preso in giro di fronte a tutti i familiari, umiliato, aveva il coraggio di chiamarsi genitore. '' i genitori dovrebbero voler bene al figlio, ascoltarlo, accoglierlo e difenderlo. Voi non lo conoscevate nemmeno! '' sputai acida
''come osi dirmi certe cose. Ovvio che lo conoscevo, sono sua madre l'ho messo al mondo IO''disse con aria di superiorità, sottolineando l'ultima parola, come per sottointendere che lei era più importante.
''ma non farmi ridere, sua madre''risi amara, senza alcuna allegria '' una madre lo si diventa crescendolo amandolo e supportando, non basta concepirlo e metterlo al mondo. Una madre è un legame che va oltre il sangue. Tu dici di conoscerlo. Qual è il suo cibo preferito??
Silenzio.
'' Qual è il suo libro preferito?? "continuo imperterrita
Silenzio.
" il suo posto dove si recava sempre?il suo migliore amico? La sua migliore amica? "
Silenzio.
" glielo dico io, adorava la pizza, avrà letto centinaia di volte Peter Pan,indifferentemente dal suo umore amava andare sull'albero secolare al parco sotto casa mia, io e loro, dissi indicando il gruppo alle mie spalle, siamo i suoi migliori amici, ci considerava fratelli. A passato i tre quarti della sua vita a casa mia che era diventata praticamente anche sua e il resto a scuola o al parco, o in generale con me! Quindi adesso me lo faccia vedere. Subito! "
La madre era rimasta sbigottita e a testa bassa aveva annuito all'infermiera che mi voleva impedire di vederlo, consentendo tacitamente di vedere il suo corpo che giaceva immobile sul lettino con una macchia rossa sui vestiti stracciati e intrisi di fango e polvere all altezza del petto. Sangue. I graffi sulla pelle erano superficiali ma coperti da sottili strisce di sangue secco su tutto il corpo. Gli occhi di color caramello erano vitrei ancora spalancati con stupore e così glieli chiusi un ultima volta,sussurrandogli un Addio, prima di scappare a rifugiarmi in bagno per vomitare e piangere. Lui non c'è più. E la realtà dei fatti mi investi tutta insieme, dando il via al primo dei mie tanti attacchi di panico.

Quella maledetta notte, sarei dovuta morire io. Avrei voluto morire io al suo posto ed in un certo senso sono morta con lui. Una parte di me giacerà per sempre con lui in quella fredda bara, nella tomba che adesso porta il suo nome al posto del mio. Quella maledetta notte mi accompagnerà per tutta la vita finché non gli farò compagnia nella tomba accanto, finalmente felice in sua compagnia.

Angolo autrice
BUON NATALE in ritardo. Mi dispiace non aver aggiornato prima la storia. Questo è un flashback, un po' triste per spiegare come è diventata così introversa.nella foto in alto c'è lui e altre foto per farvi capire meglio la storia. Spero vi piaccia.

Senza Oscurità Le Stelle Non BrillanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora