SECONDA PARTE

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I'LL BE HOME FOR CHRISTMAS
ATTO SECONDO

"No io— davvero, non posso proprio accettare" scossi la testa convinta, tra le mani tenevo strette le valigie pesanti. L'uomo, che ora avevo capito fosse un bodyguard, richiamò ancora una volta Harry.

"Harry, dobbiamo davvero andare!" esclamò serio. Harry si leccò il labbro un'ultima volta guardandomi, poi sospirò.

"Matthew, per favore prendi i bagagli della ragazza, viene con noi" annunciò sorridendo compiaciuto. Spalancai la bocca quando capii cosa avesse effettivamente detto, ma quando provai a parlare fu già troppo tardi. Matthew aveva preso già in modo efficiente tutte le valigie, la neve cadeva ancora fitta e il freddo stava facendo congelare le mie mani.

"Harry davvero, non credo sia il caso" protestai mentre lo seguivo verso la macchina. Harry non parlò, preferì aprire la portiera dell'auto e fare spazio per farmi entrare.

"Nessuno passa il Natale da solo, Marta" annunciò fieramente. Il mio nome uscì dalla sua bocca una seconda volta, questa volta provocandomi dei brividi lungo tutta la schiena. Non sapevo perché, né se fosse opera di qualche lezione di italiano, ma il mio nome venne pronunciato in modo impeccabile dal cantante. Seppur contrariata, mi infilai in macchina, seguita subito dopo da Harry. Cercavo di non guardare il più possibile nella sua direzione, torturavo le mie mani che tenevo in modo composto sulle gambe, mentre Matthew metteva in moto per sfrecciare verso Holmes Chapel.

Fui costretta, o meglio, quasi istintivamente, a girarmi verso di lui quando Harry si liberò finalmente del cappuccio e gli occhiali, rivelando tutta la sua bellezza. I capelli visibilmente scompigliati lasciavano intravedere i ricci deformi a causa del cappello, mentre i suoi occhi erano chiaramente stanchi. Lo guardai aggiustarsi come meglio poteva i capelli, prima di volgere lo sguardo verso di me.

"Allora, chi è questa stronza di cui parli?" Harry sorrise divertito, riprendendo le parole che avevo blaterato durante una delle mie solite crisi isteriche dove piangevo e vomitavo tutte le cose che mi passavano per la testa.

"Kassidy, il mio capo" sbuffai "mi ha costretto ad aggiornare l'archivio, facendomi perdere due ore e quindi arrivando in ritardo per il volo... senza contare la neve" mi lamentai scocciata, gettando la testa sul sedile. Una volta a casa avrei dovuto chiamare la mia famiglia, non ero pronta a comunicare una cosa simile.

"Di cosa ti occupi?" Harry domandò incuriosito.

"Sono laureata in Marketing," annunciai voltandomi di nuovo alla mia destra, verso di lui "e sono una stagista per questo nuovo brand emergente di vestiti che spero fallisca presto" ironizzai. Il ragazzo rise di gusto, mettendo in bella mostra le fossette. Amai il modo in cui le sue labbra sottili si allargarono, mostrando i denti, e i suoi occhi si circondarono di piccole rughe a causa della risata.

"Se fallisce poi rischi di ritrovarti senza lavoro" constatò dopo. Mi morsi il labbro sorridendo, prima di annuire.

"Purtroppo anche tu hai ragione, ma dopo questa credo di voler cercare posto altrove... Quella donna mi odia, come io odio lei" parlai decisa, già stufa di dover cercare un altro impiego che mi permettesse di vivere al meglio. Harry non parlò, si limitò ad annuire semplicemente. Mi schiarii la voce in imbarazzo mentre mi aggiustavo su quel sedile che mi sembrava fin troppo scomodo, le mie mani venivano ancora torturate mentre la voglia di annunciare tutto l'amore che provavo per loro da ragazzina cresceva sempre di più in me.

"Posso dirti una cosa?" parlai poi, senza pensarci molto su. Infatti, appena realizzai di essere ormai fottuta, me ne pentii all'istante. Il ragazzo aggrottò la fronte confuso, esortandomi poi a parlare.

"Io ero una grandissima fan degli One Direction" annunciai ridendo. Pensai, anzi fui quasi sicura, che quella fosse una risata isterica ma non ci feci troppo caso. La vera risata fu quella di Harry quando gettò la testa all'indietro.

"L'ho capito vedendo la tua espressione cambiare quando hai letto la scritta sulla mia felpa" annunciò divertito "il mio travestimento sarebbe riuscito se questa scritta non mi avesse tradito" e se la indicò. Sorrisi mentre il mio capo si mosse in cenno d'assenso.

"Quindi immagino tu sappia già tutto di me" annunciò scettico. Osservai per qualche secondo la sua espressione incerta mordendomi l'interno della guancia.

"In realtà no," parlai "non ti conosco affatto. Le persone del mondo dello spettacolo ci fanno vedere solo le cose che più preferiscono, nessuno conosce davvero i loro pensieri, i loro problemi, la loro storia. Quindi immagino di non conoscerti affatto, Harry Styles" . Il ragazzo mi guardò sorpreso, alzando di poco l'angolo della bocca in un sorriso.

"Immagino che ci conosceremo, allora" constatò alzando entrambe le sopracciglia con fare ovvio. Mi limitai a sorridere, cercando di non fargli vedere quanto stessi morendo dentro a causa di quella frase.

L'auto venne parcheggiata nel vialetto di casa Styles, orgogliosamente addobbato con una slitta natalizia e dei regali giganti in giardino. Mi guardai intorno appena misi piedi fuori dalla vettura, osservando attonita lo spettacolo di luci che adornava l'arco della porta d'entrata.

"Sì, mia mamma è fissata con le lucine natalizie" annunciò Harry prendendo i bagagli e poggiandoli poi sulla ghiaia. Matthew ci augurò un sereno Natale prima di andare via, e pensai stesse tornando dalla sua famiglia. Buttai giù il magone formatosi a causa dell'ansia, forse non ero del tutto pronta a conoscere la madre e la sorella di uno dei cantanti che più amavo, ma immaginai non avessi scelta.

"Sei per caso nervosa?" Harry mi guardò divertito quando arrivammo davanti alla porta e lui suonò il piccolo campanello.

"Ma dai Harry, sto solo passando il Natale a casa di qualcuno che non conosco come una vera senzatetto" ironizzai alzando gli occhi al cielo, e il ragazzo rise di gusto. Respirai a fondo, provocando una piccola nube davanti la mia faccia che fui costretta a scacciare non appena la porta si spalancò.

"Bambino mio!" Anne allargò le braccia emozionata, gettandole poi al collo del ragazzo alto. Si abbracciarono a lungo, anche Gemma si aggiunse ad esso ed io mi sentii terribilmente fuori luogo. Mi dondolai per un po' sui piedi con le mani conserte, mentre pressavo le labbra e guardavo il parquet della casa. Avrei voluto scappare via, invece ero costretta a restare in quella piccola cittadina.

"Tu devi essere la ragazza dell'aereo, Harry mi ha accennato qualcosa al cellulare" Anne mi osservò con attenzione porgendomi la mano cortesemente, proprio come avrebbe fatto suo figlio. La strinsi con piacere prima di rispondere.

"Voglio solo dire che sono terribilmente dispiaciuta per il disturbo che sto creando, Harry ha insistito e non mi ha lasciato scelta" parlai velocemente sentendomi in difficoltà, ma il sorriso della donna quasi riuscì a calmarmi. Sventolò la mano frettolosamente.

"Non ti preoccupare cara, di là c'è anche il fidanzato di Gemma, Michal" annunciò sbirciando nell'altra stanza "ma tu vai a cambiarti e prenditi del tempo per te, la cena sarà pronta tra un'oretta" Anne esortò entusiasta e ad alta voce mentre prendeva le mia mani tra le sue. Sorrisi imbarazzata, mi sarei sentita così per tutta la sera?

"Harry, accompagna Marta nella stanza degli ospiti e fai riporre i vestiti nell'armadio!" la madre ordinò e così il figlio fu costretto a prendere anche le mie valigie. Mi affrettai ad avvicinarmi a lui, cercando poi di afferrarne almeno una.

"Posso portarle io" proposi decisa quando Harry si scansò in disaccordo.

"Non se ne parla, tu sei l'ospite e devi essere trattata da tale" sorrise gentilmente e pensai davvero avesse preso tutto dalla madre. Annuii incerta quando lui iniziò a salire le scale lentamente, cercando di non cadere insieme alle valigie. Trattenni un sorriso, non riuscivo a credere che tutto quello stesse succedendo proprio a me.

I'll be home for Christmas || HS.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora