Prologo

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Chicago, 30 dicembre, Quartier Generale degli Eruditi.

<< Ti è tutto chiaro? >> domandò la donna.

Era una donna bionda, con i capelli severamente raccolti e degli occhiali rettangolari ben posizionati sul naso. Osservava l'uomo che aveva di fronte come se fosse un dispositivo particolarmente lento, di cui si dovesse attendere pazientemente la risposta. 

<< In pratica dobbiamo distruggere gli Abneganti >> ponderò lui. Era un uomo dalla pelle scura, che doveva aver passato la mezza età nonostante sembrasse ancora fatto di acciaio. 

<< E che ruolo dovremo avere noi, nei tuoi piani? >> domandò, scrutando la donna senza tuttavia l'aria inquisitoria che avrebbe dovuto avere.

La donna, Jeanine Matthews, lo guardò come se finalmente quell'elemento così lento si fosse avviato. << La mano armata >> rispose, pragmatica e senza inflessioni, quasi stesse discutendo del tempo e fosse semplicemente ovvio.

Quelle sembrava l'essenza degli Eruditi: trovare i problemi e risolverli. 

<< Gli Abneganti nascondono i Divergenti, da sempre. Lo sai benissimo >> continuò lei, senza attendere che lui riprendesse la parola. << Non credi che sia giunto il momento che questa storia finisca? >>

L'uomo, che non era famoso per acume nonostante non fosse uno stupido, si poggiò mollemente alla sedia, incrociò le braccia e fissò il soffitto mollemente poggiato al suo schienale.

<< I Divergenti... >> disse dopo qualche secondo, con un mezzo sorriso, quasi parlasse di storie per bambini. << I Divergenti, Jeanine? >> ripeté. 

Lei non fece una piega davanti a quell'atteggiamento sfrontato tipico della fazione degli Intrepidi. << Non sono un'opinione o una sciocca fantasia, Maximilian, ma un fatto ed anche un problema. O forse ti sono sfuggiti gli ultimi bilanci? Gli ultimi dati che ti ho inoltrato? >> disse, asciutta. << I Divergenti non possono essere inquadrati all'interno di uno schema mentale, in quanto soddisfano i requisiti di più fazioni >> spiegò. << E come possono omologarsi? Come può la società funzionare in questo modo? Tra coloro che si trovano tra gli esclusi e coloro che nascondono nel quartiere degli Abneganti, ce ne sarebbe abbastanza per un esercito >> continuò. << Quanto pensi che passerà prima che decidano che tutto questo, il nostro sistema della fazioni, sia troppo poco per loro? >> domandò.

Il gruppo di Eruditi seduto alle ali della postazione di Jeanine parlottò rapidamente, suscitando un vago movimento nella figura poggiata accanto alla porta a braccia conserte. 

<< Tu che ne pensi, Eric? >> domandò, rivolta al più giovane nella stanza.

La figura poggiata alla parete era un ragazzo - un ragazzino, avrebbe potuto dire qualcuno guardandolo bene in viso - che non poteva avere più diciassette, forse diciotto anni nonostante l'altezza; era rimasto fino a quel momento immobile accanto alla porta a seguire quella discussione che si ripeteva ormai da mesi senza emettere un solo fiato.

<< Di che cosa in particolare? >> domandò dopo qualche secondo giocando con uno dei piercing che aveva sul labbro inferiore. 

La sua voce era molto meno rilassata di quella dei suo compagni, più composta, più diplomatica nonostante non riuscisse a camuffare una punta di nervosismo. Non era nato Intrepido ed era ancora ben evidente nonostante il suo aspetto.

<< Della situazione >> rispose lei. << Tu rappresenti la nuova generazione >> continuò. << Pensi che sia impossibile che chi non si omologa ad una fazione specifica un giorno non decida di voler prendere il controllo? Che voglia eleggersi a classe dominante? Non trovi che questo possa essere nella natura umana delle cose? >>

Il ragazzo si staccò dalla parete e si guardò intorno, sentendosi osservato.

<< Statisticamente parlando, dal punto di vista della società attuale, trovo azzardato poter dare un'opinione in merito ad un evento con così tante variabili. Potresti chiedermi se domani nevicherà o meno >> rispose, sembrando scegliere le parole con immensa attenzione. 

Eric aggrottò appena la fronte. << La natura umana delle cose? >> ripeté, tradendo un vago scetticismo.

La donna piegò appena le labbra. << Sei un ragazzo sveglio, come hai già dimostrato >> disse, gentile. << Quindi ritieni, come hai correttamente assunto, che esista questa eventualità come esiste quella che con questo cielo bianco, entro domani mattina la città sarà imbiancata >> lo incalzò ignorando il suo ultimo commento. Sapeva che il messaggio era giunto a destinazione forte e chiaro, in ogni caso.

<< Non posso affermare con certezza il contrario >> ribatté lui ponderato.

Jeanine sembrò soddisfatta della risposta. << Dunque, Maximilian? >> disse rivolgendosi di nuovo all'uomo seduto di fronte a lei. 

Max seduto fece una smorfia udendo quel nome: l'abitudine degli Eruditi di usare solo le versioni integrali delle parole, nomi compresi, lo aveva sempre irritato moltissimo.

<< Max, >> si corresse lei con leggerezza quasi fosse una svista non voluta. << Vuoi veramente correre questo rischio? Gli Intrepidi esistono per proteggere la società, questo è il compito che vi siete scelti >> disse. << Anche il tuo giovane tirocinante... >>

<< Non mi importa cosa pensa lui >> grugnì Max. << Non è ancora un capofazione >>

<< Tuttavia è molto intelligente >> commentò lei, quasi fosse un dato sotto gli occhi di tutti.

<< Potevate tenervelo, se è così intelligente >> rispose Max, lentamente e scandendo bene le parole in modo che non potessero essere fraintese.

Il ragazzo non fece una piega a quello scambio, quasi fosse improvvisamente diventato sordo e tornò nel suo silenzio meditabondo.

<< Non essere sciocco, sai perfettamente che è un elemento eccellente >> rispose, come se il diretto interessato non fosse nemmeno lì. << So che ha superato brillantemente tutti i test che gli avete sottoposto >> disse. <<  Di certo, converrai che siamo la fazione che fornisce elementi più efficienti alla società. Una volta risolto il problema, potremo estendere questa efficienza a tutta la città. >> 

Attese qualche istante che l'uomo assorbisse le sue parole e che queste si sedimentassero nella sua mente. << Stimolare il progresso, insieme agli Intrepidi. Mandare verso un futuro più prospero la città, ottimizzare. Avreste un posto da pari in questo nuovo scenario. Vuoi dirmi che non ne sei nemmeno tentato? >>

<< Il progresso >> commentò Max, divertito quasi quella parola rappresentasse il capriccio di qualche bambino insoddisfatto. << Noi stiamo bene così, Jeanine. Gli Intrepidi non hanno bisogno dei tuoi gingilli tecnologici per cui, se vuoi il nostro aiuto dovrai tirar fuori qualcosa di più convincente dei tuoi bei discorsi. Sia per me, che per i mie colleghi >> disse.

Le labbra della donna s'incresparono di soddisfazione.







Note Autrice.

Eccoci davanti all' << esordio >> della nostra storia. 

Il prologo è del tutto nuovo rispetto alla storia, ma mi sembrava doveroso: non credo che gli Eruditi e gli Intrepidi si siano messi in combutta nel giro di qualche mese, come pensa Tris. 

Credo che la cosa sia stata meditata e programmata per più tempo: una mente geniale come quella di Jeanine non può aver fatto le cose dall'alba al tramonto, deve averci meditato anni vagliando tutte le opzioni. Vagliando gli alleati, le ipotesi, i possibili scenari. 

Inoltre, da quel che è trapelato in 'Four' non credo che Max e gli Intrepidi siano stati così semplici da convincere ma abbia dovuto persuaderli.

Se ne avete voglia fatemi sapere cosa ne pensate con un commentino (ogni suggerimento o critica è sempre ben accetto) farete di me una bimba felice!

A presto!

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