Capitolo 35 (Riot parte 4)

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Dopo essermi totalmente assicurato della riuscita del nostro piano, dato che nessuna radio della polizia ha comunicato nessun tipo di allarme alla compagnia Aruba durante gli ultimi quindici minuti, sistemo la pistola, reinserendo la sicura, e torno alla scritta sulla Black Lives Matter Plaza, che nel frattempo è stata completata e adesso si sta asciugando sotto il sole limpido di questo pomeriggio di fine giugno. L'aria sembra diversa dal solito, più leggiadra e quasi autunnale, anche se mancano due mesi al cambio di stagione. Intorno a me, le persone si spostano a gruppetti uniti, alcuni intenti ad andare verso le proteste, altri nel verso opposto, e se non fosse per il continuo assillo di sirene, sia della polizia che delle ambulanze, l'atmosfera sarebbe quasi piacevole. Mai avrei pensato di stare così a mio agio tra le proteste, dato che solitamente non vengo chiamato per questi compiti pubblici: non sono abituato a comparire sul grande schermo, e i pochi video che continuano a circolare su di me sono dappertutto.

Mentre mi mescolo tra la gente, il sindaco Bowser finisce il suo discorso, dedicato alla scritta e alla strada, poi decide di chiamare Christian Sworth, uno degli attivisti di questa rivolta che ha proposto l'iniziativa del murales, per dire due parole in merito e dare la parola eventualmente anche agli altri. Intravedo Paul e qualche altro ragazzo di Anonymous filmare il tutto per poi trasmetterlo in diretta sul nostro canale Youtube, e dopo aver avvistato il caschetto biondo platino di Martha tra la folla, estremamente chiaro e visibile, raggiungo le due ragazze, intente a pulire i pennelli a una fontanella pubblica. Martha, nell'attimo in cui mi vede, mi fa un cenno di saluto per non distrarre la sua amica; io ricambio e nel frattempo picchietto due dita sulla spalla di Farley, la quale non si gira neanche e mi dice, mentre finisce di pulire i pennelli, che poi mette in una confezione di vernice vuota:-Ti sei perso il discorso di Martha. È stato più che favoloso- sogghigno e guardo la biondina, che mi sorride divertita dal ricordo del suo intervento, probabilmente detto con il suo solito umorismo e il suo solito sarcasmo. Le persone l'avranno adorata, e come biasimarle.

Io e lei ci conosciamo da un po', quasi un anno, dato che era una ragazza molto meno socievole rispetto ad adesso che bazzicava per Internet, in cerca di nuove amicizie, ed è riuscita a trovare noi. Non è molto brava con i computer, ma se le chiedi di portarti qualcosa o di ricavarti delle informazioni da qualcuno, riesce sempre a soddisfare le tue più fantasiose aspettative. Molte missioni sono state compiute grazie anche al suo aiuto, e da ormai cinque mesi è diventata una sostenitrice piuttosto importante tra le palazzine di Washington, che conosce meglio dei palmi delle sue mani. Inoltre, il suo rapporto con Tank mi ha fatto scoprire, al di là della pedina molto utile, la ragazza comica, simpatica ma anche molto responsabile e matura.

-Posso immaginare che abbia detto. Per mia fortuna, avrò l'onore di risentire l'intero estratto una volta tornato a casa- Farley finalmente si gira, sorridendomi con quei suoi bellissimi occhioni castani. Da fuori sembra una qualsiasi ragazza che gira per le strade della città con indifferenza, eppure dal primo momento in cui l'ho vista ho riconosciuto quella scintilla negli occhi che può essere follia, ma che mi fa davvero andare su di giri ogni volta. Il loro colore, mescolato all'aria, mi fa sentire in pieno ottobre.

-Avete dipinto anche voi?- chiedo, vedendo le mani di Farley sporcate di pittura gialla ma quelle di Martha pulite e curate, come di consueto. -No, abbiamo sorvegliato le proteste limitrofe. Te che hai fatto, invece?- scrollo le spalle mentre il sudore delle attività di prima si raffredda sulla mia schiena: non vedo l'ora di tornare a casa e fare una doccia bollente. -Nulla di che. Limitrofe? Hai mangiato un dizionario?- chiedo, provocandola, e lei sorride, sempre pronta a questo tipo di cose; -Sono molto più erudita di quel che pensi- le faccio l'occhiolino anche se so che non può vedermi. -Penso che tu sia molto intelligente, ma non così sfarzosa da usare questi termini aulici- lei alza le spalle per poi chinarsi e poggiare altri pennelli a terra, vicino alla pila lasciata dagli altri protestanti che, come lei, hanno pulito l'attrezzatura usata. -Aulici? Uso solo le parole che mi servono, magari con qualche sinonimo più appropriato- afferma, riferendosi al fatto che ora sono in servizio, e che deve rivolgersi a me come a uno Spec Ops qualsiasi, ovvero con serietà e formalità. -Non sono solo il tuo capo, piccola, e lo sai bene- le rispondo, toccandole il fianco. Le guardo le labbra, che anche attraverso la visiera scura sembrano il piatto più prelibato che abbia mai potuto assaggiare, e per un secondo mi scordo di essere immerso nella rivolta. I suoi occhi mi sussurrano che posso fare ciò che voglio, il mio cuore mi dice di seguire questo consiglio, ma la mia mente mi ferma, come sempre, e mi ripete che sono uno Spec Ops, che non è il momento né il luogo appropriato per fare una cosa del genere e che stiamo ufficialmente insieme solamente da un giorno. -Ragazzi, mi piace sentire battibeccare la gente, ma prendetevi una stanza- ci dice Martha, divertita, e Farley si gira, ridendo leggermente e scusandosi. -"Scusa" per cosa? Quando non rimani sola con me tenti di fare la ragazza per bene?- le chiedo, guardando sia lei, per vedere la sua reazione, sia Martha, per capire se la tradirà e tirerà fuori il suo bel caratterino, che solo Tank riesce a domare. -Una ragazza per bene? Oh no, caro mio. È tutto meno che quello- ribatte la bionda, facendomi ridere e imbarazzando Farley. -Lo sappiamo che ti piace battibeccare- dico facendola ridere e facendo annuire Martha, che come me ha già capito che Farley ama dire le cose giuste al momento più appropriato. Quest'ultima si morde il labbro inferiore, a disagio, e mentre ammiro i suoi zigomi, esposti data la mezza coda, vorrei tanto prenderla e baciarla di fronte a tutti, qui e ora; lei è mia e non vedo perché non dovrei farlo sapere a tutti usando il modo più diretto che conosca. Poi se continua a provocarmi con quelle labbra carnose, non so per quanto riuscirò a rimanere imbrigliato al mantra della mia mente. Quindi, o la bacio, o le rimetto la bandana su quel nasino che si ritrova. -Vuoi avere tutto sotto controllo ma ti piace sentirmi parlare a vanvera? Caro Riot, sei leggermente incoerente, a volte- mi dice Farley, poggiando una mano sul mio braccio e facendola scorrere fino al polso. -Sul serio, se dovete baciarvi, almeno fatelo altrove. Di nascosto, se possibile- commenta Martha, e mentre pronuncia quelle parole, con la coda dell'occhio vedo il cellulare di Paul puntato su di noi.

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