-Come stai?- mi chiede Paul, il primo a raggiungermi una volta incrociati gli sguardi. Martha, dietro di lui, accoglie sia me che Santiago, complimentandosi:-Siete stati dei grandi! Il video della rissa e della fuga è ovunque, fortunatamente con le facce già oscurate, e tutti vi stanno sostenendo- Santiago arrossisce, confuso e imbarazzato, mentre io sorrido allegra alla biondina, che scuote il suo caschetto lucido a ritmo del suo entusiasmo. -Sto benone, lui un po' meno ma se la caverà- rispondo a Paul in modo sarcastico, facendo ridacchiare Santiago. -Dato che conosci così bene le strade del distretto di Columbia e sei forzuta, allora, fammi da stampella fino a casa- propone quest'ultimo, alludendo alla differenza di muscoli tra noi due e il fatto che non avessi idea dell'esistenza di questo ospedale. -Ma smettila, che sei sano come un pesce!- rispondo dandogli un buffetto sul braccio. -Ci avviamo?- chiede Paul, indicando con un cenno del capo Riot, che è rimasto alla reception a cercare di calmare i presenti, estasiati dalla sua comparsa, e informando gli infermieri dell'accaduto e della causa della sua presenza. Annuisco a Paul e tutti insieme ci avviamo dallo Spec Ops, che appena si gira verso di noi saluta tutti e ci apre la strada senza spiccicare parola; -Dove vivi?- chiede Martha a Santiago mentre ci dirigiamo verso l'università, dalla quale vedo provenire fumi, urla, gente e polizia. -Al campus. Tranquilli, non è occupato ed è libero, me lo ha detto Meg. l'infermiera- annuisco e ci avviamo tranquilli, senza parlare troppo se non di ciò che è appena accaduto, alla camera di Santiago.
Una volta superato l'ingresso, fortunatamente senza portinaio, saliamo tre rampe di scale e accompagnamo Santiago fin dentro la sua stanza, dato che i gemiti sommessi di dolore ci facevano pensare che sarebbe potuto sentirsi talmente male da accasciarsi da qualche parte. -Grazie di tutto, a tutti- ci dice Santiago, sedendosi sul letto e rilassando il viso, rimasto contratto fino ad ora. -Nessun problema- risponde Paul. Ci salutiamo calorosamente con degli abbracci e delle strette di mano, ma poco prima che io esca e chiuda la porta alle mie spalle, Santiago mi chiama:-Farley, una cosa- mi giro di scatto, credendo che abbia bisogno di qualcosa. -Sei simpaticissima, e mi dispiace di averti conosciuto in questo contesto. Ti va se ci scambiamo il numero di telefono?- mi tiro il colletto della maglietta, imbarazzata per la risposta che sto per dargli: lui è davvero un bel ragazzo, ma ormai sono focalizzata solamente su una persona, che sfortunatamente oggi non ha pronunciato una parola con me o, per quanto ne sappia, su di me. -Ehm, Santiago, senti... Sei un ragazzo divertentissimo, ma sono...- lui mi blocca sorridendo, e continuando:-Se stavi per dirmi che sei impegnata, anche io lo sono. Intendevo come amici- ridacchio, eliminando il nervosismo che si era insinuato nella mia voce, poi ribatto:-Potevi dirmelo prima! Certo- gli detto il mio numero di telefono, poi lo saluto nuovamente ed esco definitivamente dalla sua camera, pulita e ordinata, come mi immagino che sia ogni camera di ogni studente di medicina.
Dopo essere tornati nel cuore della protesta, mi distraggo totalmente dalla fuga dalla polizia, dalla visita dell'infermiera, dal mio nuovo amico Santiago e mi concentro su ciò che, in questo periodo, sto amando di più: fare casino, protestare, cercare di farmi sentire.
Grazie a Tron, che ci fa entrare nell'università, ormai da diciassette ore occupata dagli studenti e i professori, controlliamo velocemente ogni piano, ogni aula e ogni corridoio per accertarci che nessuno sia ferito, disidratato, non in sicurezza e desideroso di partecipare a una protesta in modo del tutto pacifico e legale. Nel frattempo, Paul, il più creativo tra noi tre, aiuta dei ragazzi a scrivere su dei lenzuoli, i quali vengono appesi poi da Martha e me sulle finestre che si affacciano al resto dei protestanti, fuori a tentare di bloccare la polizia, riuscendoci egregiamente. I protestanti che sono riusciti a entrare, invece, hanno portato cibo, coperte e beni di prima necessità per tutti coloro che occuperanno l'università anche la notte, e gli Spec Ops, come sempre, vigilano e controllano che la polizia sia presente solo in caso di risse tra protestanti, e non per crearne di nuove, come successo con Santiago.
Oltre a protestare per la causa, che mi sta particolarmente a cuore, mi piace partecipare a queste iniziative perché ho l'opportunità di conoscere nuove persone, parlarci e aiutarle, se hanno bisogno. E tutti, alla fine, hanno bisogno di qualcosa. Mi piace rendermi utile alla collettività e poter parlare liberamente, sapendo che in questo contesto sono tutti di mentalità aperta ed è difficile che rispondano male o offendano perché ho voluto curiosare. In più, protestare con degli amici disponibili ed entusiasti come i miei mi fa sentire mille volte più produttiva, più efficiente e meno affaticata.
Mentre chiacchiero con due professori, che mi spiegano le loro intenzioni di rimanere a dormire con gli studenti e aspettare una comunicazione da parte del preside dove si spera che ritiri la sospensione dei ragazzi arabi e infligga una punizione decorosa al professore in torto, sento uno schianto e delle urla: come sempre attratta dal pericolo, lascio la conversazione a metà e corro verso la fonte del rumore. Salto diversi scalini mentre anche Martha accorre nel cortile interno dell'università, dove dei ragazzi hanno lanciato una cattedra da una delle vetrate della biblioteca, facendo piombare l'oggetto nel prato ben curato e brillante. Altri studenti corrono addosso ai responsabili del danno, cercando di fermarli facendoci a botte, e in men che si dica, Riot e Scorpion accorrono e si interpongono tra le due schiere di questo scontro. -Ma che cazzo fate? Pensate di risolvere qualcosa?!- urla un ragazzo, con i capelli scompigliati e gli occhiali storti. -Se non facciamo qualche danno, il preside non ci considererà mai! Tanto è ricco, cosa gliene frega se la scuola rimane chiusa?!- urla un ragazzo biondo che aveva preso la cattedra, adesso distrutta per terra, assieme ai vetri della finestra. -E di sicuro non vi espellerà mai! Sappiamo tutti che è molto ragionevole- ribatte arrabbiato di nuovo il ragazzo con gli occhiali. -Zitti, Cristoddio!- tuona Riot, furioso. Sia i due esponenti, sia i loro gruppetti si zittiscono, e le persone accorse per vedere il misfatto si fermano, come congelate dalla rabbia che sprigiona quell'ordine perentorio. -Voi quattro, con me. Voi, calmatevi. Te soprattutto- sibila Riot ad alta voce, puntando il dito indice con forza sullo sterno del ragazzo con gli occhiali, che si fa piccolo piccolo di fronte a quei due metri di pura forza e gelo. Riot fa un cenno a Scorpion, che prende due dei ragazzi che hanno lanciato la cattedra per i polsi, per poi fare strada a Riot, il quale prende il terzo ragazzo, il biondo, e l'ultimo suo amico, e si allontana con lunghe falcate. Io cammino verso di loro, per poi chiedere a Scorpion, il più tranquillo tra i due Spec Ops:-Dove li portate?- ma sentendo un sibilo di Riot, che mi risponde con ben poco garbo:-In centrale- non sapendo che fare, se seguirli o calmare gli altri, decido di aumentare il passo e tentare, nel migliore dei modi, di seguire le due figure nere verso la centrale di polizia, noncurante del fatto che potrebbero riconoscermi nonostante il foulard che mi copre fino agli occhi e i capelli legati in una crocchia.
Dal trattamento che ho ricevuto da Riot, sembra che io sia la quinta responsabile di quell'atto infantile, dato che è da venti minuti che sono seduta fuori dal commissariato di polizia, su una panchina, ad aspettare che uno dei due Spec Ops esca ad aggiornarmi su qualcosa. Per ora, mi consolo con un comunicato appena postato da qualcuno sul server privato di Anonymous, mandatomi come sempre da Scorpion, che descrive tutto l'accaduto: la classe F, del quarto anno di biologia, credendo di attirare l'attenzione e velocizzare il processo di mediazione del preside, hanno ben deciso di sfasciare alcuni libri di testo e di disordinare l'intera biblioteca, in onore dei loro compagni di studio attualmente sospesi. Il biondo, che si chiama Thomas Tesko, ha pensato, ad un certo punto, di chiamare quattro suoi amici e di distruggere parte delle vetrate della biblioteca, dato che i loro precedenti atti non avevano che portato a qualche sgridata da parte dei protestanti esterni, e nulla di più. Adesso, sono finiti in centrale per confessare l'accaduto e pagarne le conseguenze, sperando che almeno questo atto di "responsabilità e ammissione dei propri errori" possa risvegliare in qualche modo il preside, che per ora, però, si astiene dal dire qualsiasi cosa o esporsi in alcun modo. Appena finisco di leggere i vari commenti di alcuni utenti e aggiungo la mia testimonianza nel database, sento la porta della centrale aprirsi, e gli Spec Ops uscire con tutta la calma del mondo, come se in realtà non fossero profondamente odiati da tutto il corpo di polizia americano e da tutte le truppe militari che sono state coinvolte.
Sono sorpresa dalla costanza che sto acquistando negli aggiornamenti! Beh, spero vi faccia piacere tanto quanto lo fa a me. Grazie per le 7000 e passa letture😍
STAI LEGGENDO
Let's start a Riot!✔️
FanfictionQuesta storia è più un esperimento, dato che mi sto ossessionando un po' troppo agli Spec Ops e ad Anonymous. L'ho creata un po' per gusto mio personale, un po' per tutte le ragazze italiane che non sanno benissimo l'inglese o non hanno voglia di le...